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Consigli libreschi per le vostre letture di fine anno

La redazione di Meridiano 13 ha deciso di stilare per voi alcuni consigli libreschi scegliendo con cura alcuni titoli (tradotti in lingua italiana) che ha letto e amato di recente, pensando che potrebbero essere un buon regalo - o autoregalo - per qualcuno di voi. Fateci sapere quali avete già in libreria, le vostre letture del momento o quelle nella vostra lista desideri!
A est dell’occidente di Miroslav Penkov, traduzione di Ada Arduini, Neri Pozza, 2012

Bulgaria – È un libro di racconti, di quelli che riescono a tenerti incollato alle pagine fino alla fine come solo certi autori sanno fare. Si parla di immigrazione, di difficoltà, di ritorni a casa, di distanze (brevi o grandi, fisiche o mentali) che inevitabilmente si creano fra chi lascia il paese e chi decide di rimanere. Sullo sfondo c’è una Bulgaria divisa fra il freddo della capitale e la provincia quasi magica, dove la natura ripaga l’uomo di almeno alcune delle difficoltà che deve affrontare.

Altre Russie. Un reportage illustrato di Victoria Lomasko, traduzione di Martina Napolitano, BeccoGiallo, 2022

Russia – In questo collage di sequenze illustrate e commentate, l’artista grafica Victoria Lomasko (da questa primavera esule in Europa) ci porta all’interno di realtà russe meno note al lettore italiano e che, anche di fronte alla situazione attuale, sono illuminanti per capire meglio la società russa. Dalle scuole di campagna al mondo delle lavoratrici del sesso, dalle carceri minorili a un certo tipo di militanza ortodossa, queste sono le Altre Russie che Victoria Lomasko presenta attraverso questi “ritratti di testimonianza”, come li ha definiti la traduttrice.

Capire la rotta balcanica, AA.VV., Bottega Errante Edizioni, 2022

Balcani – L’opinione pubblica è portata spesso a pensare che i flussi migratori siano solo quelli provenienti, via mare, dal Nord Africa. Eppure, stando ai dati delle organizzazioni internazionali, più della metà degli arrivi in Europa avviene via terra. Questo libro prova a rispondere ad alcune domande fondamentali per comprendere le rotte migratorie e, in particolare, quella balcanica: Perché si è creata la rotta balcanica? Quali geografie tocca e con quali implicazioni socio-politiche? Chi sono i migranti che cercano di attraversare i confini?

Mappa rotta balcanica Bosnia-Croazia
Mappa rotta balcanica al confine Bosnia-Croazia
Era solo la peste di Ludmila Ulitskaya, traduzione di Margherita de Michiel, La nave di Teseo, 2022

Russia – Un brevissimo romanzo cinematografico, dove scene e dialoghi si intersecano a ritmi serrati in un’atmosfera soffocante e paradossale come quella sovietica poteva e sapeva essere. Tratto da una storia vera ma abilmente rimodellato e plasmato da una delle autrici più importanti del panorama letterario russo contemporaneo, Era solo la peste racconta di una vera epidemia scoppiata all’interno di un sistema che incuteva ben altri timori nella sua popolazione; eppure, in questo caso era davvero “solo la peste”. Una lettura doppiamente adatta alla luce degli avvenimenti epocali degli ultimi anni.

I cinque libri di Isacco Blumenfield di Angel Wagenstein, traduzione di Sibylle Kirchbach, Baldini&Castoldi, 2011

Bulgaria – Isacco Jakob Blumenfeld è un sarto della Galizia costretto a cambiare più volte nazionalità. Testimone del crollo dell’Impero asburgico, della Shoah e dell’avvento del comunismo. Nella sua esistenza passa attraverso due guerre mondiali, tre campi di concentramento e cinque patrie, come il suo autore Angel Wagenstein, regista e scrittore di origine ebrea nato a Plovdiv nel 1922, tuttora vivente. Un romanzo ricco di caustica sempre viva ironia, commovente, acuto e brillante, popolato di personaggi variopinti e bizzarri. Prefazione di Moni Ovadia.

Il viaggio più lungo di Oksana Zabužko, traduzione di Alessandro Achilli, Einaudi, 2022

Ucraina – Come capire l’imperialismo russo oggi? La scrittrice ucraina Oksana Zabužko “interpreta” la guerra della Russia in Ucraina per gli stranieri in un provocante saggio tradotto in italiano da Alessandro Achilli. Intrecciando la storia dell’Ucraina e della Russia, l’intellettuale spiega come le due grandi rivoluzioni ucraine, quella Arancione e quella della Dignità, non abbiano fatto altro che preparare il terreno per la guerra in corso. Sullo sfondo di un trauma collettivo scoppiato lo scorso 24/2, che ha colto Zabužko fuori dai confini della sua terra natia, l’autrice mescola esperienze personali a riflessioni storico-politiche dando vita a un testo molto emotivo, a tratti pieno di frustrazione, ma necessario ora a comprendere perché la Russia è uno Stato terrorista da ben oltre otto anni.

La città della gioia e della pace di Zdravka Evtimova, traduzione di Francesca Sammarco, BesaMuci, 2021

Bulgaria – L’ultimo romanzo tradotto in italiano dell’inconfondibile e celebre penna bulgara Zdravka Evtimova. Dopo Sinfonia (2016) e Lo stesso fiume (2017) la scrittrice continua a popolare il suo immaginario letterario di figure femminili forti che si battono per sopravvivere e mantenere la propria dignità in una Bulgaria odierna tenuta sotto scacco da criminalità e miseria. Una nuova prova che conferma il talento ormai riconosciuto a livello internazionale di Evtimova, la quale continua a sondare con efficacia i temi a lei più cari, l’antitesi tra femminilità e provincia bulgara, dove lei stessa è nata, cresciuta e tuttora vive e lavora.

La guerra in casa di Luca Rastello, Giulio Einaudi Editore, 1998 (nuova edizione 2020)

Bosnia – È uno dei migliori libri in italiano scritti sulle guerre jugoslave. Se non il migliore. Parla dei campi di concentramento in Erzegovina. Parla di Prijedor. E si piomba nello sconforto a leggere quelle pagine. Parla dell’arrivo dei profughi in Italia, di come si provò a dare una mano, di quanto fu difficile e di quante vite ne uscirono cambiate. Parla in maniera approfondita, come solo un vero giornalista può fare, delle vicende occorse ad alcuni italiani in Bosnia in quei mesi. Parla di Moreno Locatelli e degli italiani uccisi sulla via dei Diamanti. Parla degli aiuti, degli errori, delle responsabilità nell’etnicizzazione del conflitto. Parla di come il mondo occidentale abbia sbagliato quasi tutto quello che poteva sbagliare. E poi offre una vista nuova e meno semplicistica dell’assedio di Sarajevo e delle forze in campo.

assedio di sarajevo
La restauratrice di libri di Katerina Poladjan, traduzione di Emilia Benghi, SEM, 2021

Armenia – Una rilettura del genocidio armeno, il primo dell’età contemporanea che ha visto lo sterminio e la deportazione di massa della popolazione armena tra il 1915 e il 1917. Il percorso di Helene, restauratrice di libri, è un viaggio attraverso la memoria che si intreccia con quello dei protagonisti interni al romanzo stesso: una storia nella storia. Alternando passato e presente, la scrittura a tratti spigolosa di Poladjan permette di riscoprire il popolo armeno nelle sue tradizioni e nella sua cultura che fanno da ponte tra Oriente e Occidente.

L’ottava vita (per Brilka) di Nino Haratischwili, Marsilio Editori, 2020

Georgia – La saga di una famiglia, anzi, di sei generazioni e sette donne che raccontano il “secolo rosso” dal 1900 al 1993. Tra gioie, dolori, tragedie, passioni, violenze e romanticherie le discendenti di un famoso fabbricante di cioccolato d’altri tempi percorrono l’Europa da est a ovest, raccontandone inevitabilmente la Storia attraverso le loro vite. Haratischwili, però, non si limita a parlare delle donne Jashi: nel suo romanzo chiama in causa Stalin e i suoi crimini, la Georgia intorpidita dal sogno di un impero, il suo popolo con tutti i pregi e i difetti che lo caratterizzano. Un romanzo potente, pieno di vita e di storie che, con il suo ritmo costante, ti accompagna in un viaggio lungo un secolo, in una terra alle porte d’Europa.

Memorie di guerra. Leningrado (1941-1945) di Nikolaj Nikulin, traduzione di Elena Freda Piredda, Guerini e associati, 2022

Russia – Il volume dello storico dell’arte Nikolaj Nikulin (1923-2009), uscito in una prima edizione nel 2007 con una tiratura bassissima presso la casa editrice dell’Ermitage, incontrò una fortuna tanto rapida che nel 2010 era già giunto alla terza edizione e in fretta trovò un interesse anche oltre confine venendo tradotto in lettone, lituano, polacco, ceco, francese e ora in italiano (fa parte della collana di memorialistica di Memorial “Narrare la memoria”). Arruolato nell’Armata rossa appena diciottenne, Nikulin ebbe modo di vivere alcune delle battaglie più feroci e tragiche del secondo conflitto mondiale, rimanendo miracolosamente in vita ma segnato nel profondo dalla guerra, che definisce nel libro come “la porcata più grande che il genere umano abbia inventato nella sua storia”, o ancora: “orrore, morte, fame, viltà, viltà, viltà”. A differenza della memorialistica russa ufficiale, intrisa di retorica militar-patriottica, il libro di Nikulin ha il merito di raccontare una faccia completamente diversa della guerra: “la maggior parte delle memorie militari celebra l’idea stessa della guerra e in questo modo crea i presupposti per nuovi progetti bellici”. Inoltre, contiene riflessioni di un’attualità inevitabilmente spiazzante: “questa guerra si è distinta dalle altre nostre guerre precedenti non per qualità, non per il modo in cui è stata condotta, ma soltanto per le dimensioni. Qui si è manifestato il nostro tratto nazionale: fare tutto nella maniera peggiore con il maggior spreco possibile di mezzi e forze. (…) Quanto sarà terribile la prossima guerra se in questa, per vincere, ci è toccato seppellire quasi metà degli uomini russi…”; “le lezioni che la guerra ci ha impartito, in questo modo, sono state inutili. Se dovesse ricominciare una nuova guerra, non andrebbe tutto come nella precedente? Sfacelo, confusione, il solito casino russo? E di nuovo montagne di cadaveri!”.

Millennio a Belgrado di Vladimir Pištalo, Gremese Editore, 2010

Serbia – Il romanzo racconta di un gruppo di amici e della loro vita nella Belgrado dell’ultimo decennio del Novecento. Gli amori, le liti, la vita di ogni giorno, mentre tutto intorno cambia velocemente, via via che ci si avvicina al fatidico scoccare del 2000. La tensione fra la fuga e la voglia di rimanere, la sensazione di una realtà alterata dalla propaganda onnipresente, manovrata da Tarquinio il Superbo, dietro al quale si cela senza grandi travestimenti la figura di Slobodan Milošević. La prima opera tradotta in italiano dell’autore Vladimir Pištalo, di cui è stata recentemente pubblicato anche Tesla, per i tipi di Bordeaux Edizioni.

Mio marito di Rumena Bužarovska, traduzione di Ljiljana Uzunović, Bottega Errante, 2019

Macedonia del Nord – Rumena Bužarovska in questa raccolta di racconti costruisce, per dirla con Virginia Woolf, una stanza tutta per le donne, protagoniste per nulla idealizzate, ma imperfette che si raccontano in prima persona e descrivono con crudezza gli uomini che le circondano. Non si tratta di una narrazione didattica o programmatica, ma di una riflessione a tutto tondo su una società (quella macedone) che è specchio di dinamiche profonde e globali in lenta evoluzione. Un libro decisamente non soltanto per femministe o balcanologi. 

Mosaico Ucraina di Olesja Jaremčuk, traduzione di Claudia Bettiol, Bottega Errante, 2022

Ucraina – Lo sapete che l’Ucraina è un mosaico di etnie e di culture? Olesja Jaremčuk, giovane giornalista che si occupa di frontiere e di identità nazionali raccoglie in Mosaico Ucraina le storie di persone appartenenti a quattordici minoranze etniche, di quegli “altri ucraini” che vivono entro i confini di un paese attualmente in guerra: cechi, slovacchi, turchi mescheti, svedesi, rumeni, ungheresi, rom, ebrei, liptak, gagauzi, tedeschi, valacchi, polacchi, tatari di Crimea e armeni. È la cronaca della miriade di migrazioni volontarie e forzate che hanno attraversato l’Ucraina per secoli, e che l’hanno resa il paese dalle molteplici sfaccettature che è oggi. Allo stesso tempo, è un racconto commovente e lucido delle diversità che sono sopravvissute (o meno) al rullo compressore sovietico dell’unificazione linguistica, culturale e religiosa.

Per approfondire, guardate la video-intervista all’autrice che conversa con la sua traduttrice in occasione del Festival del Coraggio 2022.
Nostalgistan di Tino Mantarro, Ediciclo Editore, 2019

Asia centrale – Il libro di Mantarro risponde in primis a una domanda esistenziale: perché alcune persone sono attratte dalle rovine e dall’abbandono? Il viaggio che accompagna il lettore è un tentativo di risolvere questo quesito. Ma non solo. Innanzitutto bisogna riconoscere all’autore la grande onestà: questo non è un libro turistico. È invece un libro di viaggio, un libro onesto che racconta le cose come stanno, senza imbellettarle, senza diventare “le 10 cose imperdibili da vedere a Nukus”, senza dover necessariamente dire che Taškent è la capitale più frizzante dell’Asia centrale. Date fiducia a questo libro e a questo autore, non ne rimarrete delusi. 

nave abbandonata lago aral mantarro
Piccolo alfabeto per viaggiatori selvatici di Eleonora Sacco, Edea, 2020 

Asia centrale – Leggere queste pagine è come trasformarsi in una specie di spycam posta sullo zaino di Eleonora (già animatrice del sito painderoute e del podcast Cemento). Si viaggia dall’Asia centrale all’Europa orientale, con disavventure e splendide scoperte. L’autrice non si prende mai troppo sul serio, ma prende invece seriamente tutto quello che ha di fronte, abbassando le barriere culturali e portandoci davvero con lei, nel bene e nel male. La paura di un testo frammentario è stata superata in maniera perfetta. Sembra di essere in un unico lungo viaggio. E forse è davvero così.

Un tetto e due scuole di Andrea Caira, Tab Edizioni, 2022 

Jugoslavia – «Sei Stati, cinque nazioni, quattro lingue, tre religioni, due alfabeti e un solo Tito». Fino al 1980, anno della morte del leader jugoslavo, questa filastrocca descriveva la natura multietnica e multiconfessionale della Jugoslavia. Oggi di quel paese, scomparso ufficialmente nel 1992, non resta quasi nulla se non un po’ di jugonostalgija tra la popolazione più anziana, che porta ancora con sé il ricordo di quel periodo di pace. L’autore raccoglie e ci racconta le memorie di chi la Jugoslavia l’ha vissuta, in pace e in guerra, di chi ha sperimentato le conseguenze del conflitto, di chi vuole cambiare il suo paese e di chi, invece, vuole solo scappare da quei luoghi, asfissiato da un futuro senza prospettive. Un tetto e due scuole mette in risalto il capovolgimento semantico nella realtà attuale: non più “unità nella differenza” ma “differenziazione nell’unità” (dalla prefazione di Marco Siragusa).

Per altre letture e curiosità culturali, vi rimandiamo alla nostra sezione Linguaggi:
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Redazione
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