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I cosacchi di Jak Kozaky… sono i veri moschettieri e paladini dell’Ucraina

Hanno combattuto contro la Confederazione polacco-lituana, l’Impero ottomano e l’Impero russo e sono ancora oggi considerati un simbolo dell’identità ucraina: i cosacchi sono parte integrante della storia dell’Ucraina (come afferma anche lo storico Yaroslav Hrytsak in Storia dell’Ucraina. Dal medioevo a oggi, Il Mulino, 2023) e non è un caso che siano diventati oggetto non solo di libri e manuali di storia, ma anche di produzioni cinematografiche, letterarie e musicali.

Negli anni Sessanta sono proprio dei cosacchi ad aver esordito come protagonisti della serie animata di successo Jak Kozaky… (Come i cosacchi…) diretta da Volodymyr Dachno e realizzata presso lo studio cinematografico sovietico-ucraino Kyivnaukfil’m che, sciogliendosi tra il 1990 e il 1992, ha dato vita alla Ukranimafil’m e alla Cineteca nazionale ucraina.

Per saperne di più sul cinema ucraino contemporaneo, leggi qui!

Oko, Hraj e Tur: i cosacchi di Jak Kozaky…

Non mi sono scervellato molto per i cosacchi. Ho semplicemente disegnato tre cosacchi nel ruolo dei tre moschettieri. Il primo mi è uscito basso e grassottello, il secondo magro e spilungone, mentre il terzo giovincello e in salute. In seguito mi fu detto che avevo riprodotto in modo molto accurato il carattere ucraino in ognuno di essi.

[Volodymyr Dachno]

I protagonisti di questa breve saga animata ucraina priva di dialoghi composta da nove episodi, di una durata che non supera i venti minuti ciascuno, sono tre carismatici cosacchi originari di Zaporižžja, terra dei cosacchi per eccellenza e città natale del loro ideatore, lo sceneggiatore e regista Volodymyr Dachno (1932-2006).

Intraprendendo incredibili avventure, incontrando persone provenienti da paesi ed epoche diverse, tra divinità e alieni, i cosacchi di Jak Kozaky… sono diventati i personaggi più riconoscibili dell’animazione ucraina, veri e propri beniamini nazionali che nel tempo hanno guadagnato un’enorme popolarità e un grande successo.

Sono nato e cresciuto a Zaporižžja e forse è proprio da qui che deriva il mio senso dell’umorismo, l’amore per gli scherzi e le trovate più disparate. Inoltre, sono sempre stato attratto dalla storia della Sič di Zaporižžja [il proto-Stato cosacco oltre le rapidi del fiume Dnipro, ndr]. Leggevo Mychajlo Hruševs’kyj, Mykola Kostomarov, tutto quello che riuscivo a trovare, nonostante il fatto che all’epoca il tema dei cosacchi fosse proibito.

[Volodymyr Dachno]

Oko, Hraj e Tur sono, di fatto, tre amici che assomigliano molto ai moschettieri usciti dalla penna di Alexandre Dumas. Svegli e bellicosi, ognuno ha delle peculiarità che li rendono non solo riconoscibili, ma anche complementari.

L’intrepido e agile Oko è “l’occhio” (oko in lingua ucraina significa proprio occhio) dei tre cosacchi, il primo ad accorgersi di una minaccia che incombe e ad avvertire i compagni – un bellicoso Athos. Hraj, di natura docile come Aramis, è il più calmo e ragionevole del gruppo, astuto e calcolatore è colui che elabora le strategie per superare tali minacce. Tur, timido e sentimentale, è l’emblema della forza fisica che si impegna sempre al massimo per completare l’opera che ha iniziato, un po’ come il forzuto Porthos.

Le loro avventure da cosacchi in giro per l’Ucraina ricordano vagamente quelle strampalate dei fumetti dei galli Asterix e Obelix di René Goscinny e Albert Uderzo alle prese con i romani, con la sola aggiunta che Jak Kozaky… è stata una delle poche opportunità per gli ucraini di identificarsi con il folclore nazionale durante tutta l’epoca sovietica. In ogni episodio, infatti, non mancano canti o musiche folcloristici. Questi tre paladini ucraini inventati hanno creato subito un’aura positiva con le loro azioni eroiche, conquistando così un pubblico di tutte le età, dai bambini agli adulti.

Oko, Hraj e Tor sono nati nel 1967 e, sebbene usciti dai disegni del regista d’animazione Volodymyr Dachno, appartengono anche al pluripremiato direttore artistico sovietico Eduard Kirič (nato a Omsk nel 1942), che ne ha perfezionato i tratti nei più piccoli particolari nel corso degli anni.

“Dachno disegnò un lungo bastone e mi disse che era il cosacco Hraj, il cerchio grande era il forzuto Tur mentre quello piccolo era l’agile Oko. Come animatore, ho creato i personaggi a partire dalla sua idea, ho delineato i loro volti e costruito i loro corpi. Li ho modellati come tutti li conoscono oggi” ricorda Kirič. Dietro a ogni immagine c’è il duro lavoro di un grande team; lo riconosce anche Dachno affermando che “il cinema è uno sforzo collettivo”.

Le avventure cosacche di Dachno

Il talento di Volodymyr Dachno, che nel 1960 esordisce con Le avventure di Pepper, il primo cortometraggio animato doppiato in russo ma contenente canzoni in lingua ucraina, si è rivelato in tutta la sua pienezza nel 1967 con l’uscita del primo episodio sui cosacchi da lui diretto e sceneggiato. In totale, Dachno ha realizzato nove cortometraggi usciti tra il 1967 e il 1995.

Il primissimo episodio, caratterizzato da un disegno più crudo rispetto ai successivi, racconta di come Oko, alla ricerca di un po’ di tabacco per la sua pipa mentre con i compagni stava accendendo il fuoco per cucinare l’anatra, viene fatto prigioniero da parte di mercanti di schiavi d’oltremare (presumibilmente turchi). Hraj e Tur penetrano allora nella cittadella nemica liberando Oko e altri prigionieri amici, impossessandosi anche del tabacco.

Come i cosacchi preparano il kuliš (1967)

Banditi, pirati, spose cosacche, personaggi mitologici, alieni sono solo alcuni dei protagonisti delle avventure strampalate di questi paladini cosacchi che in un episodio arrivano addirittura in soccorso ai moschettieri di Dumas in difficoltà: Oko, Hraj e Tur aiuteranno i moschettieri francesi a consegnare il ritratto della figlia del sultano turco a un principe olandese affinché possa sposarla, mentre il perfido cardinale Richelieu tenta di sventare i loro piani.

Come i cosacchi aiutano i moschettieri (1979)

Nel 1991 i cosacchi di Jak Kozaky… appaiono nel primo lungometraggio d’animazione ucraino di Volodymyr Dachno basato sul poema omonimo di Ivan Kotljarevs’kyj, Eneida. Composta da sette parti con 14mila disegni ciascuna, la pellicola ha salutato il grande schermo accompagnata dall’immagine di un tridente e una bandiera blu-gialla, dopo tre anni di lavoro. La storia racconta, in modo divertente, il lungo viaggio del cosacco Enea che, dopo situazioni curiose, battaglie e scoperte sorprendenti, alla fine riesce a fondare la Sič romana.

Eneida (1991)

Il calcio spiegato dai cosacchi

Dopo l’avventura con il tabacco e i mercanti di schiavi, nel 1970 compare il secondo episodio di Jak Kozaky…. Dedicato al gioco del calcio, si tratta di uno degli episodi più apprezzati di sempre che vede i tre paladini viaggiare attraverso l’Europa per giocare a pallone contro avversari con stili di gioco piuttosto originali: cavalieri tedeschi del XIV secolo, moschettieri francesi del XVII secolo e gentiluomini inglesi del XIX secolo, quest’ultimi sconfitti nella partita finale.

Come i cosacchi giocano a calcio (1970)

Il reboot, quindi, dovevamo aspettarcelo. Nel 2011, in vista del Campionato europeo di calcio che Ucraina e Polonia ospiteranno l’anno successivo, il produttore Eduard Achramovyč propone di riportare in vita i cosacchi per dei brevi episodi che rappresentassero le varie squadre dell’Europeo. A causa dei finanziamenti, la serie completa Kozaky. Futbol, i cui disegni fatti a mano da Kirič verranno digitalizzati dallo studio Baraban, uscirà solo nel 2016 completa di ventisei episodi. 

Ogni nazione ha i suoi rappresentanti più strampalati: se a calciare il pallone in Francia ritroviamo i moschettieri di Dumas, in Inghilterra facciamo la conoscenza della regina Elisabetta II, mentre in Romania con il conte Dracula e in Scozia con il mostro di Loch Ness. L’Italia è invece rappresentata da una legione di gladiatori e la partita non può che svolgersi al Colosseo!

Kozaky. Futbol (2016)

Il successo dei cosacchi-calciatori rilancerà Jak Kozaky… nel 2018, con l’uscita di una nuova serie all’insegna del viaggio: Oko, Hraj e Tur viaggeranno intorno al mondo, proprio come Phileas Fogg in Il giro del mondo in 80 giorni di Jules Verne, scoprendo le caratteristiche culturali e iconiche di Australia, India e altri paesi ma sempre con incontri e avventure inaspettati.

Il giro del mondo dei cosacchi (2018)

Tutte, ma proprio tutte, le avventure dei tre cosacchi ucraini sono disponibili in versione gratuita sull’omonimo canale YouTube.

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Claudia Bettiol
Claudia Bettiol

Traduttrice e redattrice, la sua passione per l’est è nata ad Astrachan’, alle foci del Volga, grazie all’anno di scambio con Intercultura. Gli studi di slavistica all’Università di Udine e di Tartu l’hanno poi spinta ad approfondire le realtà oltrecortina, in particolare quella russa e quella ucraina. Vive a Kyiv dal 2017, collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso, MicroMega e Valigia Blu. Nel 2022 ha tradotto dall’ucraino il reportage “Mosaico Ucraino” di Olesja Jaremčuk, edito da Bottega Errante.