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Viaggiare per stati scomparsi: l’Impero asburgico

Arrivata l’estate, grande classico, si sente profumo di vacanze, di viaggio e – perché no – anche di vera e propria esplorazione. E, guarda caso, è appena uscita la nuova guida di viaggio dedicata all’Impero asburgico del progetto Extinguished Countries curato da Giovanni Vale, giornalista corrispondente da Zagabria per il Piccolo di Trieste, OBCT e altre testate.

Si tratta di una collana di guide dedicate a stati che non compaiono più sulle mappe di oggi, ma che hanno lasciato un’eredità significativa nei paesi che sono nati successivamente. Ne abbiamo già parlato in questo articolo.

Come il precedente libro sulla Repubblica di Venezia, anche il nuovo volume è una guida di viaggio fuori dagli schemi che si propone di accompagnare il lettore-viaggiatore alla scoperta dell’Impero asburgico e dei suoi lasciti culturali, architettonici e anche culinari, nei territori che ne hanno fatto parte, ivi compresi quelli più remoti e insospettabili, o che sono stati sotto la sua dominazione solo per un breve periodo di tempo.

L’Impero asburgico si presentava come uno spazio molto vasto e sorprendentemente moderno, in cui si poteva commerciare pagando con un’unica moneta, si parlavano decine di lingue, coesistevano tante etnie e identità e le diverse religioni godevano di ampi margini di autonomia. Ha creato queste possibilità con un grande anticipo rispetto a idee più recenti di spazio comune.

La guida vuole proprio trasmettere la sensazione di quanto sia stato e sia ancora possibile pensare un mondo senza barriere, soprattutto nel contesto internazionale che stiamo vivendo oggi.

impero asburgico
La copertina di Impero asburgico nella versione italiana, con vista su Miramare, Trieste

Nostalgia dell’Impero o costruzione di ponti?

Tra le pagine del libro non si percepisce mai nostalgia per i fasti dell’Impero, lontana dalle intenzioni dell’autore e anche dallo scopo del volume; eppure l’archetipo di uno spazio particolarmente esteso in cui si parlavano diverse lingue, si professavano più religioni, convivevano molte etnie risulta affascinante.

Fa porre l’interrogativo che, se è potuto accadere in passato, allora perché non potrebbe tornare a essere una realtà? La prospettiva è proprio quella di costruire ponti tra i popoli e le culture, muovendosi in questi territori in un continuum tra passato e presente, per riscoprire ancora una volta che i confini che dividono stati e popoli sulla carta geografica sono labili, arbitrari e, in un viaggio come questo, devono necessariamente essere ignorati, o per lo meno considerati come semplici barriere da saltare, da cui affacciarsi per guardare fuori, non per rimanere chiusi “dentro”. 

Dimenticate le frontiere così come le conoscete. Scordate le nazionalità di cui sentite parlare ogni giorno alla televisione. Stiamo per fare un passo indietro nel tempo e all’interno di una geografia diversa.

Dall’introduzione dell’autore, Giovanni Vale

Certamente anche l’Impero asburgico, come ogni grande realtà storica e politica che ha dominato per un lunghissimo periodo di tempo, non è priva di aspetti controversi. Ma possiamo dire con certezza che l’eredità imperiale che si ritrova nei paesi che sono succeduti alla casa degli Asburgo si presenta come parte integrante della loro storia, sia nella forma di tracce visibili nell’architettura o nelle infrastrutture sia nel patrimonio culturale, linguistico e gastronomico.

È uno dei grandi imperi, insieme a quello russo e ottomano, che ha caratterizzato e fortemente influenzato la storia dell’Europa intera, e ha interessato molti paesi che si trovano proprio a est del meridiano 13.

Quali paesi esploreremo in questo viaggio?

Gli Asburgo, famiglia di origine svizzera, hanno esteso la propria egemonia su gran parte dell’Europa per secoli, governando vasti territori e numerosi popoli.

Il volume prende in considerazione l’estensione che l’Impero aveva nel 1914, l’ultimo anno della sua esistenza sulle carte geografiche: dal Montenegro alla Polonia, dall’Austria all’Ucraina, passando per la Bosnia ed Erzegovina. Questo vasto territorio ha incluso più di una dozzina di stati moderni, per intero o solo in parte, e in ciascuno di essi è presente una traccia dell’eredità asburgica, in qualche forma. 

Un'altra illustrazione, con boschi e chiesette austriache.
Illustrazione tratta dal volume con boschi e chiesette in Galizia.

Come è certamente noto, l’Austria era il cuore pulsante dell’Impero, a cui successivamente si è aggiunta l’Ungheria. Vienna e Budapest sono state le perle che rappresentavano la fastosità e la ricchezza della famiglia imperiale e del loro entourage. Senza dubbio sono ancora oggi mete affascinanti e piene di attrazione. 

Allargando il cerchio intorno al cuore austro-ungarico, incontriamo Praga e Bratislava, oggi capitali rispettivamente della Repubblica Ceca e della Slovacchia, senza tralasciare la Slovenia, dove Lubiana è un capolavoro asburgico, e l’Italia, sulla quale l’Impero ha lasciato testimonianze importanti nel Trentino-Alto Adige, in Friuli e soprattutto a Trieste, città italiana dalla vocazione asburgica per eccellenza.

Un interessante parallelo tra l’Impero asburgico e la California in questa intervista.

Passando a territori che più interessano il lettore appassionato di est, incontriamo buona parte dei Balcani. Quasi la totalità della Croazia odierna è stata parte dell’Impero, così come la Bosnia ed Erzegovina, ultimo “acquisto” dalla fine dell’Ottocento. La Serbia ha conosciuto la famiglia imperiale in Vojvodina, la regione settentrionale dell’attuale stato, ma anche a Belgrado e nei dintorni della capitale. In Romania, la Transilvania e il Banato sono stati sotto la dominazione asburgica, e città come Timișoara sono splendidi esempi di eredità imperiale. Anche in Montenegro si trovano tracce simili, a Cattaro e lungo la costa. 

Puntando la bussola verso nord, anche la Polonia e l’Ucraina hanno vissuto in parte la dominazione asburgica, in particolare nelle regioni della Galizia (storicamente a cavallo tra i due stati odierni), nella Piccola Polonia con Cracovia e e in Bucovina.

Perdersi per le città dell'impero. Illustrazione all'interno del volume.
Perdersi per le città dell’Impero. Illustrazione tratta dal volume

Proprio scorrendo le regioni e le città appena elencate possiamo ricordare di averle già visitate e amate, ma in qualche modo sono state sempre “prese singolarmente”.

Chi ha visitato Praga, Vienna, Budapest o altre località potrebbe averle viste semplicemente come parte dello stato in cui si trovano oggi, senza alcun collegamento storico o culturale tra loro.

Proprio da questo punto di vista la maggior parte delle guide turistiche tradizionali incontra un limite consistente: quello di considerare appunto ciascuno stato come a sé stante. L’approccio delle guide di Extinguished Countries si distingue nettamente, vuole andare al di là delle frontiere che conosciamo oggi e trovare il fil rouge che ha collegato la storia e il destino delle città e dei popoli che le abitavano e che, senza esclusione, rappresenta ancora oggi un legame importante.

L’eredità degli stati antenati è oggetto di studi e dibattiti tra gli storici, ma rappresenta anche un collante tra città e regioni che, da viaggiatori, ritroviamo confinate in guide turistiche diverse, non comunicanti tra loro. Noi vogliamo capovolgere quell’approccio.

Dall’introduzione dell’autore, Giovanni Vale

Una curiosità

Anche se la Bosnia ed Erzegovina è l’ultimo territorio a essere stato annesso tra i possedimenti imperiali, è senz’altro quello che segna il destino della casata, anche se il suo dominio qui è durato solo 40 anni: è proprio nella capitale bosniaca, Sarajevo, che avviene l’evento che causa lo scoppio della Prima guerra mondiale. Per mano di Gavrilo Princip, il 28 giugno 1914 vengono uccisi Francesco Ferdinando, l’erede al trono imperiale, e la sua consorte.

Questa però non vuole essere una lezione di storia. Certo l’assassinio più famoso del Novecento è un fatto fondamentale legato all’Impero e sarebbe stato impossibile non menzionarlo. Ma in Bosnia ed Erzegovina ci sono altri luoghi che portano le tracce della dominazione asburgica: uno è particolarmente curioso, l’ultimo ufficio postale per piccioni viaggiatori. Si trova a Trebinje, una piccola città dell’Erzegovina dove nel 1878 gli Asburgo costruirono una postazione militare, e installarono la sede della corrispondenza con la capitale Sarajevo, che avveniva proprio tramite i pennuti messaggeri.

Impero asburgico: una lettura piacevole e ricca

Scorrendo i capitoli del volume, ciascuno dedicato a uno stato, si possono trovare cenni storici, e molte curiosità come quella appena citata, legate a eventi e monumenti o alla tradizione gastronomica, che sono sicuramente interessanti spunti per un viaggio alla scoperta di questo affascinante stato scomparso, l’Impero asburgico. 

Il lettore potrà consultare il libro con lo zaino in spalla o comodamente seduto sul divano, e troverà una lettura scorrevole e molto piacevole, ricca di notizie storiche e di aneddoti insoliti, golosità culinarie, mappe e illustrazioni, che rendono il volume accattivante e curato.


Impero asburgico, a cura di Giovanni Vale, Extinguished Countries/Paper Boat Stories, 2025

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Serena Prenassi
Serena Prenassi

Appassionata di Est Europa e in particolare di ex Jugoslavia. Studia mediazione culturale presso l’Università degli Studi di Udine, approfondendo la conoscenza del serbo-croato e del russo. Ha partecipato (e lo farà ancora) a diversi progetti europei nei Balcani.