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Uniti sotto uno stesso simbolo? Il vino moldavo come elemento identitario condiviso

di Margherita Gobbat*

Dopo più di trent’anni dall’indipendenza dall’Unione Sovietica, la Moldova, situata tra diverse sfere di influenza e culture, è ancora alla ricerca di una sua identità nazionale condivisa. Nonostante la presenza di varie identità, risultato della complessa storia del paese, queste convivono tra loro. D’altro canto, la necessità di unire le diversità presenti si fa sempre più sentire, soprattutto nel contesto del processo di integrazione europea.

In questo scenario, i simboli nazionali sono ancora più necessari per unire e farsi riconoscere agli occhi degli altri. Un elemento simbolico che con orgoglio unisce le diverse componenti della società moldava è il suo vino.

Il prestigio internazionale del vino moldavo e il suo export

Già durante il XIX secolo sotto l’Impero zarista, e in seguito durante l’Unione Sovietica, la Moldova venne designata come territorio di produzione vinicola, producendo vini apprezzati dal Baltico al Mar del Giappone. La Moldova può vantare diversi tipi di terroir adatti alla produzione di vini, dove è possibile coltivare non solo uve internazionali ma anche varietà autoctone locali, come la Fetească Albă e Neagră, e Rară Neagră.

Dopo la ristrutturazione del settore negli anni Novanta e Duemila, le aziende vitivinicole moldave sono riuscite a garantirsi un prestigio mondiale, come testimoniato dalle numerose medaglie vinte in competizioni internazionali. Di conseguenza, negli ultimi anni, la popolarità del vino moldavo ha superato i confini delle vecchie repubbliche sovietiche, diventando gradualmente più conosciuto anche nell’Occidente del vecchio continente.

Oltre l’80% del vino moldavo viene esportato principalmente nella vicina Romania, seguita da Polonia, Repubblica Ceca, Cina, Canada e Ucraina. Le esportazioni di vino rappresentano l’8% del totale delle esportazioni moldave. Inoltre, la Moldova è il paese al mondo con la più alta percentuale di vigneti pro capite e ben 200mila moldavi sono occupati nel settore, a fronte di una popolazione di tre milioni e mezzo. Ne consegue che l’importanza del vino per i moldavi non è legata solo a motivi culturali e storici, ma anche economici.

Tuttavia, gli sforzi compiuti dai viticoltori nel promuovere il loro vino all’estero non sempre hanno ottenuto i risultati desiderati, a causa delle limitate competenze di marketing delle aziende vitivinicole e delle scarse capacità di investimento, oltre che dall’alto costo dei finanziamenti. Per giunta, la crisi innescata dalla pandemia di Covid-19, ha influito pesantemente sul settore, causando una diminuzione del turismo, che era in crescita prima del 2020, e un aumento significativo dei costi delle materie prime.

A ciò si aggiunge il fatto che il turismo è ulteriormente diminuito a seguito dell’aggressione russa dell’Ucraina, mentre i costi dell’energia e delle materie prime, molte delle quali di provenienza ucraina, sono aumentati. I continui attacchi russi al porto ucraino di Odessa costringono i viticoltori moldavi a esportare il vino dal porto rumeno di Costanța, più costoso e sovraffollato.

I numeri delle esportazioni e il numero di occupati del settore indicano quanto il vino sia economicamente e socialmente importante per la nazione moldava, e lo è anche per un altro motivo, decisamente più difficile da decifrare: quello identitario. La complicata storia della Moldova, stretta tra Romania e mondo slavo, si riflette tuttora in una polarizzazione, qui semplificata, tra un’appartenenza identitaria vicina alla Romania e legata all’Ue, contrapposta a una parte minoritaria della popolazione che si identifica maggiormente nel mondo culturale, linguistico ed economico legato alla Federazione Russa.

Dopo l’indipendenza nel 1991, la questione identitaria è emersa soprattutto in occasione di tornate elettorali. Negli ultimi due decenni si sono alternati i due poli, quello europeista e quello filorusso, senza riuscire in maniera efficace a dare una dimensione identitaria unitaria per la nazione. Questo è dovuto anche al malgoverno e alla conseguente disaffezione dei cittadini moldavi verso le istituzioni nazionali. Ora molte speranze e contestazioni sono concentrate sulla Presidente Sandu e sul governo Recean, che, con una forte spinta pro-europea, stanno cercando di condurre l’intero paese, anche attraverso politiche culturali, verso un’assimilazione più convinta di un’identità europea. Ad esempio, il finanziamento di corsi di rumeno, non parlato da tutta la popolazione, è parte di questo sforzo.

Se vuoi approfondire la cultura vinicola sul confine orientale, leggi anche: Di vini, vitigni e confini

Tra vincoli e identità: l’export del vino moldavo in Russia e Ue

Ma qual è il legame tra il vino e la costruzione di un’identità moldava più vicina all’Ue o più legata al mondo russo?

È emblematica la questione degli embarghi russi al vino moldavo. Denunciando presunte pericolosità per i consumatori, le autorità della Federazione Russa proclamarono un embargo sui vini moldavi nel 2006, causando il collasso del settore (prima del 2006 la maggior parte del vino moldavo veniva esportato nella Federazione Russa).

Nel 2005 la Moldova rifiutò il memorandum Kozak di federalizzazione proposto dal Cremlino come soluzione alla questione tutt’ora irrisolta della Transnistria, provocando la reazione punitiva di Mosca. Nel 2013, la Federazione Russa impose un secondo embargo proprio in concomitanza della firma moldava con l’Ue del trattato di Associazione (AA) e di libero scambio (DCFTA). Questi embarghi, in parte ancora in vigore, hanno costretto i viticoltori a orientarsi verso il mercato dell’Ue, in particolare quello rumeno. Tra l’altro, la vicinanza fisica, linguistica e culturale tra moldavi e rumeni continua a favorire l’esportazione e il consumo dei vini moldavi in Romania. Il mercato rumeno, come altri mercati dell’Ue, rappresenta per i produttori uno sbocco decisamente più stabile e sicuro rispetto a quello russo.

Oltre a ciò, il mercato dell’Unione Europea rappresenta un’opportunità per migliorare gli standard produttivi, consolidando così una produzione che, secondo gli addetti del settore, mira a raggiungere una qualità superiore del vino, caratteristica essenziale per essere più competitivo al palato dei consumatori europei. I viticoltori, oltre a conformarsi agli standard di esportazione europei, stanno concentrando i loro sforzi sulla produzione di vini bianchi secchi, particolarmente apprezzati dagli acquirenti dell’Ue. Commercializzare nuovamente il vino nella Federazione Russa, infatti non è più attraente non solo a causa del necessario adattamento del prodotto al mercato russo (i russi consumano principalmente vino rosso e semi-dolce), ma soprattutto a causa dell’instabilità e della scarsa attrattiva economica e politica.

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In generale, la prospettiva della futura adesione all’Ue è vista positivamente dai produttori, dato che il mercato unico europeo rappresenta l’opportunità di espandere il loro business, ottenere finanziamenti e semplificare le procedure di esportazione, agevolando così i contatti con i partner europei. Oltre ai produttori, anche l’Agenzia Nazionale del Vino lavora per aumentare la commercializzazione del vino moldavo nell’Ue.

Le cautele della Gagauzia nel processo d’integrazione Ue

Tuttavia, se una parte del mondo vinicolo moldavo desidera avvicinarsi all’Ue, un’altra parte della Moldova sembra essere più cauta nei confronti di questo progetto.

Una delle regioni che produce ed esporta più vino moldavo è la Gagauzia, un’entità autonoma popolata dai discendenti di una tribù turca convertitasi alla Chiesa ortodossa. La lingua predominante nella regione è il russo, mentre il rumeno e il gagauzo, una lingua di ceppo turco, svolgono un ruolo minoritario. La Gagauzia è nota per essere un territorio in gran parte filo-russo, come dimostrato dagli ultimi governi locali guidati da Mihail Formuzal (2006-2015) e Irina Vlah (2015-2023). L’elezione di Evghenia Guțul tra tutti i candidati filo-russi dello scorso maggio, sostenuta dal partito Șor (guidato dall’oligarca fuggitivo Ilan Șor), sta generando tensioni sia con il governo centrale che con l’Ue.

vino moldavo
Congaz, Gagauzia, giugno 2023 (Margherita Gobbat)

La stretta relazione della Gagauzia con il Cremlino è evidente anche dal fatto che il vino gagauzo sia stato esentato dagli embargo russi, consentendone così il commercio all’interno della Federazione Russa e mantenendone salda l’influenza nella regione. Per la popolazione locale, l’avvicinamento all’Ue è associato alla paura di perdere la propria identità regionale, di dover adottare il rumeno come lingua principale e di ridurre i legami commerciali e culturali con la Federazione Russa. Nonostante questa tendenza, molti produttori gagauzi stanno ora orientando le loro esportazioni al di fuori della Comunità degli Stati Indipendenti (Csi).

Questo esempio dimostra quanto sia difficile per una nazione giovane, con una storia complicata e che contiene all’interno diverse etnie trovare una sua identità. La produzione, il consumo e l’esportazione del vino è sicuramente un simbolo condiviso tra i moldavi.

Sui gagauzi di Ucraina, vi consigliamo di leggere il capitolo Sole bianco, vino nero di Mosaico Ucraina. Viaggio dentro le molteplici identità di un popolo di Olesja Jaremčuk, traduzione di Claudia Bettiol, Bottega Errante Edizioni, 2022.

Una maggiore integrazione con l’Ue e un aumento delle esportazioni del vino, a discapito di relazioni politiche e commerciali più fredde con la Federazione Russa, dimostrano come dove venga consumato il vino moldavo sia indicativo dei cambiamenti geopolitici del paese.

La maggior parte della popolazione moldava sostiene convintamente l’integrazione nell’Ue. L’allineamento con gli standard europei e la vendita nell’Ue hanno fatto avvicinare i viticoltori all’idea del mercato unico europeo che, anche se di difficile accesso, può fornire maggiore stabilità e opportunità finanziarie rispetto a quello russo. Questo è dimostrato anche dai tentativi delle aziende gagauze di avvicinarsi all’export in Europa. Ma quindi può un vino moldavo commercializzato maggiormente nell’Ue e non in Russia favorire la consolidazione di un simbolo nazionale collegato a un’identità europea?

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Foto di una bottiglia del vino Freedom Blend, prodotto dall’azienda vitivinicola moldava Purcari utilizzando tre tipi di uva provenienti da Moldova, Georgia e Ucraina (Margherita Gobbat)

A causa di alcuni trattati, guerre commerciali e diverse procedure di export, per i produttori rimane difficoltoso esportare sia nell’Ue che in Russia. Una scelta di orientamento del mercato sembra una scelta obbligata che la maggior parte dei produttori ha fatto da anni.

Rimane il fatto che le differenze all’interno della società moldava e il bipolarismo (quello filorusso minoritario) rendano difficile la comunicazione tra i due poli,creando tensioni identitarie. Nel 2024 gli elettori moldavi voteranno se continuare a dare fiducia al marcato programma europeista della Sandu o se scegliere altri candidati meno europeisti o contrari al progetto europeo. Nel frattempo molti viticoltori cercano di promuovere il loro vino proprio nel progetto d’integrazione sovranazionale di cui vorrebbero fare parte, quello europeo.

Il vino moldavo rappresenta un simbolo condiviso e una fonte di orgoglio nazionale. Tuttavia, se la sua vendita nella Ue contribuisce a rafforzare un’identità moldava legata all’Europa dipenderà da diversi fattori. Tra questi, l’armonizzazione degli standard europei, una maggiore interazione con i partner europei e, soprattutto, la condivisione del processo europeo come una scelta che i cittadini moldavi desiderano in maniera condivisa.

Questo articolo è stato realizzato nell’ambito del progetto MARKETS, finanziato dalla Commissione Europea Horizon2020 MSCA Innovative Training Networks (MSCA-ITN): Mapping Uncertainties, Challenges and Future Opportunities of Emerging Markets: Informal Barriers, Business Environments and Future Trends in Eastern Europe, The Caucasus and Central Asia. Puoi seguire il progetto su Twitter/X

* Margherita Gobbat è ricercatrice al Center for Social Sciences di Tbilisi e dottoranda all’università di Brema. Dal 2018 si sposta tra vari paesi dell’est Europa.

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