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Cade il governo in Moldova: cosa sta succedendo nel paese di Maia Sandu?

È venerdì in Repubblica di Moldova, sembra un giorno come un altro, fatto salvo che ogni venti minuti mi arriva un messaggio di chi mi chiede: “Stanno lanciando missili sulla Moldova, che succede?”. Leggo e metto da parte, stanno lanciando missili sulla Moldova da mesi, lo spazio aereo del paese è stato chiuso per settimane dopo l’inizio della guerra in Ucraina, ormai quasi un anno fa. Giusto a gennaio frammenti di missile sono caduti su Larga, un villaggio a nord del paese reso ‘famoso’ dal romanzo di Vladimir Lorčenkov Italia mon amour. Ciò che fa sorridere è il fatto che i protagonisti cerchino di fuggire dal villaggio con ogni mezzo a loro disposizione, ma continuino a morire come mosche. Si sorride perché fortunatamente la vera Larga è meglio di quella del romanzo.

Nel primo pomeriggio di venerdì 10 febbraio un’amica mi scrive: “Cosa succede in Moldova?”. Sbircio le ultime notizie e leggo delle dimissioni del primo ministro Natalia Gavrilița e della crisi di governo in Moldova. Il giovedì che ha preceduto le dimissioni, il servizio di intelligence moldavo aveva dichiarato che erano state “identificate attività sovversive con l’obiettivo di indebolire la Repubblica di Moldova, destabilizzare e violare l’ordine pubblico”. Poco prima il presidente ucraino, Volodymyr Zelens’kyj, aveva affermato che Kyiv aveva intercettato un piano russo “per la distruzione della Moldova”.

Penso dunque: “Ah, alla fine è successo”. Non posso dire di essere rimasto scioccato, se ne parlava da mesi nella stampa moldava (già nell’ottobre del 2022). E il contesto, allora, era quasi peggiore: c’erano proteste pro-russe, c’erano i missili, Chișinău qualche giorno prima era rimasta al buio.  

Sul tema, leggi anche l’approfondimento di Valigia Blu: Bombardamenti russi su infrastrutture elettriche in Ucraina e taglio delle forniture del gas: anche la Repubblica di Moldova si prepara a un inverno al buio e al freddo

La mossa era stata premeditata da mesi e si aspettava semplicemente una ragione che potesse giustificare queste dimissioni. A riprova di questo, qualche giorno prima delle dimissioni, Gavrilița era venuta a Bruxelles per incontrarsi con i partner europei. D’altronde, se sei un piccolo paese conteso da pro-russi e pro-europei a rischio d’invasione e l’Unione Europea è il tuo alleato più importante, cerchi di rassicurarli prima di fare una mossa che possa mandarli in panico.

Il sensazionalismo

Sabato 11 febbraio, un articolo del Corriere della Sera titolava: Trema la Moldavia, Paura di un golpe “Razzi russi sopra Chisinau e la Romania”. Lo scrive un corrispondente da Dnipro, in Ucraina. Leggendolo si ha l’impressione che la lettura politica sia, non me ne voglia l’autore, superficiale. Probabilmente non è colpa sua, l’ha scritto in quattro e quattr’otto da Dnipro perché gli hanno chiesto di farlo, senza che fonti moldave corroborassero la sua lettura. Rimescolando gli stessi fatti che ho presentato finora, l’autore scrive, sostanzialmente, che il rischio di invasione russa è così grande che il presidente Maia Sandu ha dovuto cambiare il primo ministro per proteggere il paese da eventuali attacchi, interni o esterni.

A livello superficiale, il giornalista non ha sbagliato; ad ascoltare Gavrilița, le ragioni ufficiali delle dimissioni sono state proprio queste: i russi, l’inflazione, l’energia e i missili. A livello superficiale. Questa è la narrativa che il governo PAS proporrà da qui alle prossime elezioni: “rieleggeteci se non volete che i pro-russi ci trascinino nell’incubo che sta vivendo l’Ucraina”. Dal punto di vista militare, per ora non si prevede che i russi sfonderanno fino ad arrivare in Moldova, la situazione economica resta grave, ma l’energia è fornita in gran parte dalla Romania. Come sa chiunque si occupi di politica a livello professionale, una delle poche regole che esistono è che le scelte di politica estera sono sempre subordinate alla politica interna. Con questo s’intende che il consenso interno, la legittimità e la capacità di essere rieletti vengono sempre prima delle scelte di politica estera.

L’impero colpisce ancora?

Da mesi il governo Gavrilița dava segni di cedimento: nel dicembre del 2022 il governo aveva il più basso livello di consenso della storia del paese. La premier è nota al pubblico moldavo per le sue gaffe, la sua scarsa capacità comunicativa e la sua mancanza di carisma. Di nuovo, sarebbe da precisare che non è necessariamente colpa di Gavrilița: il pubblico non ha eletto lei, ma il partito. Se a questo si aggiungono tutti i problemi che si sono accumulati, l’azione del governo si è focalizzata sulla risoluzione di emergenze più che su riforme che possano modernizzare il paese. Allo stesso tempo esiste un pregiudizio da parte delle minoranze (e non solo) che ritengono che la linea pro-europea del paese sia eccessivamente pro-europea e che questo rischi di attirare le ire della Russia. Prima di dimettere l’intero governo, Gavrilița ha cambiato diversi ministri, in ultimo introducendo il popolare Dumitru Alaiba al ministero dell’Economia, sperando che questo ridesse slancio al governo agli occhi dei cittadini.

Dal punto di vista istituzionale, però, la crisi di governo non è un fatto rilevante, non più di un qualsiasi cambio di governo democristiano. Dopo il poker del 2020 e 2021 alle elezioni presidenziali e parlamentari, PAS e Maia Sandu sono saldamente al potere in Repubblica di Moldova. In retrospettiva, la scelta di Maia Sandu di fare la presidente, una carica poco rilevante in una repubblica parlamentare, potrebbe essere stata quella giusta. Infatti, questo la mette al riparo dalle critiche di norma riservate ai governi, con il vantaggio che PAS possa restare popolare nonostante l’instabile umore dell’elettorato.

Per quanto subdole e irritanti, le proteste dei pro-russi del partito Șor, guidati dall’oligarca in fuga Ilan Șor, responsabile del furto del miliardo (per saperne di più, guardate il video qui sotto, sottotitolato in italiano), non sono una vera minaccia. Quello che si teme è che i cittadini, scontenti dei risultati di Gavrilița, possano votare Șor in segno di protesta. Ma in Moldova questo rischia di consegnare il paese nelle mani di corrotti al soldo di una potenza straniera, la Russia, con scarse attitudini democratiche. In conclusione, i rischi sono reali, ma le ragioni della crisi di governo non sono esattamente quelle presentate.

Understanding Politics – La Lavanderia Automatica Russa: Come Ilan Shor ha Riciclato il Denaro Sporco

Il governo in Moldova: chi è il nuovo premier?

Se avete bisogno di un’ulteriore prova del fatto che la mossa era preparata, sappiate che il nuovo primo ministro incaricato, Dorin Recean, è stato nominato a tre ore di distanza dalle dimissioni di Gavrilița. Dorin Recean ha oltre ventisette anni di esperienza nel settore pubblico, privato e nelle istituzioni internazionali. Come tanti altri, il premier incaricato ha studiato all’Accademia di Studi Economici, ma ha proseguito i suoi studi presso la sede belga della Newport University. Da febbraio 2022 è stato consigliere di Maia Sandu e segretario del Consiglio Supremo di Sicurezza.

Nel periodo 2010-2012, Recean ha ricoperto la carica di viceministro delle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione e poi, nel periodo 2012-2015, ha ricoperto la carica di ministro degli Interni nel governo di Filat e Leancă, essendo responsabile della riforma dell’AMI e dell’attuazione del Piano di Azioni per la liberalizzazione del regime dei visti con l’Unione Europea. Recean fu quindi collega di Sandu, che allora era ministro dell’Educazione, durante il suo primo incarico politico. Dopo il 2016 ha lavorato in organizzazioni e istituzioni internazionali come consulente nell’analisi di dati e informazioni e dal 2018 insegna presso l’Università Tecnica della Moldova.

La presidente Maia Sandu ha accettato le dimissioni di Gavrilița: “Grazie mille per il tuo enorme sacrificio e gli sforzi per guidare il paese in un momento di così tante crisi”. Recean ha accettato l’incarico con entusiasmo: “Grazie per la fiducia. Cari cittadini, il primo dei nostri obiettivi sarà l’ordine nelle istituzioni. Il secondo è avere una nuova vita per l’economia e il terzo: pace e stabilità”. Resta da vedere se Recean sarà l’uomo giusto per riportare PAS in alto nei sondaggi elettorali.

Immagine di copertina: Unsplash

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Gian Marco Moisè
Gian Marco Moisè

Ricercatore e divulgatore scientifico, esperto in relazioni internazionali, scienze politiche e dell'area dello spazio post-sovietico con un dottorato conseguito alla Dublin City University. Oltre all’italiano parla inglese, francese, russo, e da qualche mese studia romeno.