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Un antimilitarista in guerra. Il padre di Maksym Butkevyč: “Ogni ucraino è un eroe”

Intervista a cura di Claudia Bettiol e Francesco Brusa

È critico sulle violazioni dei diritti umani, soprattutto quelle da parte dello Stato, indipendentemente dal luogo in cui vengono commesse, che sia in Ucraina o all’estero

[Denys Pilaš, luglio 2022]

Maksym Butkevyč è un attivista per i diritti umani e giornalista ucraino specializzato nella tutela dei diritti dei rifugiati. Cofondatore del Centro per i diritti umani Zmina e di Hromads’ke Radio, nel 2020, in seguito alla proteste contro il governo di Aljaksandr Lukašenka in Belarus’, Maksym si era impegnato a modificare le norme sull’immigrazione dei bielorussi repressi fuggiti in Ucraina. In seguito all’invasione russa su larga scala dell’Ucraina, all’inizio di marzo 2022 ha annunciato la sua decisione di entrare nelle forze armate. A luglio dello stesso anno si è saputo che era stato catturato prigioniero dall’esercito russo nei pressi degli insediamenti di Zolote e Hirs’ke, nella regione di Luhans’k, accusato di crimini che non ha mai veramente commesso e condannato a 13 anni di carcere. Come riporta anche Amnesty International, dopo la cattura Maksym è stato oggetto di una campagna diffamatoria sugli organi d’informazione russi e gli è stato negato un processo equo.

Da agosto 2023, parenti, amici e avvocati dell’attivista non riescono a ottenere informazioni sulle sue condizioni e sul luogo in cui si trova. Le lettere e i pacchi inviati a Maksym nel centro di detenzione preventiva di Luhans’k, controllato dalle autorità russe, vengono infatti rimandati al mittente e qualsiasi richiesta di informazione cade nel vuoto.

Ne abbiamo parlato in un’intervista al padre, Oleksandr Butkevyč.

Oleksandr, ha voglia di presentarsi, raccontandoci di cosa si occupa o si è occupato, da dove viene e in che contesto è cresciuto…

Mi ponete delle domande solo perché sono il padre di Maksym. E questo basterebbe, fine della storia, perché tutto il resto è irrilevante, perché non si tratta di me. Posso solo aggiungere brevemente che ho un dottorato di ricerca in Scienze Tecniche, sono un professore e dirigente di ricerca presso l’Istituto di elettrodinamica dell’Accademia nazionale delle scienze dell’Ucraina e insegno part-time al Politecnico “Ihor Sikors’kyj” di Kyiv.

Come ha vissuto la decisione di Maksym di arruolarsi nelle forze armate? 

Mia moglie e io abbiamo compreso la decisione di Maksym di difendere il paese, non poteva essere altrimenti. Nel 2014, quando la Russia ha iniziato l’aggressione militare, Maksym ha detto che era suo dovere difendere l’Ucraina, solo che a quel tempo non si trattava di un’invasione su larga scala. Maksym ha ritenuto allora che avrebbe dovuto fare ciò che gli riusciva meglio, ovvero aiutare le persone. Forniva assistenza (legale e materiale, aiutava nella ricerca di alloggi) agli sfollati temporanei dai territori occupati in Crimea e nel Donbas.

Una volta, quando già si trovava nei ranghi delle Forze Armate dell’Ucraina (Zbrojni Syly Ukrainy – ZSU), l’8 aprile 2022, in un’intervista telefonica con Tetjana Troščyns’ka a Hromads’ke Radio, Maksym spiegava: «Avevo deciso di arruolarmi nell’esercito e di difendere il paese, la città, ciò che è importante, ben prima dell’invasione su larga scala. Dopo il 24 febbraio, non ho avuto altra scelta. Siamo in guerra dal 2014. Già allora pensavo al posto in cui avrei potuto aiutare al meglio. Nel 2014-2015 non facevo parte dell’esercito, ma aiutavo gli sfollati interni. È stato importante. La mia squadra è riuscita ad aiutare molti uomini e donne. Il primo giorno dell’invasione su larga scala impacchettai i miei effetti personali di base e mi recai all’Ufficio di leva. Sapevo di non essere il candidato migliore: non avevo esperienza di combattimento e non avevo mai prestato servizio. Mi dissero di aspettare la cartolina-precetto. Arrivò dopo una settimana. In quel periodo ero impegnato ad aiutare le persone a evacuare e a coordinare gli aiuti».

Poiché Maksym era un antimilitarista convinto, molte persone non hanno capito la sua decisione. L’anno scorso abbiamo incontrato un gruppo di giornalisti italiani, uno dei quali ha detto di non averla capito nemmeno lui questa scelta, fino a quando non ha letto l’articolo di Maksym Pasqua e Kalašnikov (Easter and Kalashnikov), scritto in inglese mentre serviva ancora nell’esercito ucraino. In questo articolo rispondeva a tutte le domande che molti suoi colleghi e amici, anche all’estero, gli avevano rivolto.

«A parte le battute e le storie di vita, gli armamenti e gli equipaggiamenti di protezione, ciò di cui si parla è la rabbia e la volontà di combattere gli invasori. Questa rabbia si trasforma in odio aperto a ogni notizia di bombardamenti delle truppe russe sulle città ucraine, di fosse comuni scoperte nelle aree precedentemente occupate, di civili stuprati, mutilati e giustiziati, di ostaggi e di saccheggi commessi dai soldati russi. E ci sono troppe prove, troppi testimoni e vittime per pensare a questi rapporti come a esercizi di propaganda. La disumanizzazione è una compagna inevitabile e fedele di ogni guerra; ma a volte si ha l’impressione che gli occupanti facciano il possibile perché gli ucraini possano odiarli a dovere».

Durante i primi momenti dell’invasione siete riusciti a trascorrere del tempo insieme?

Certo che no! Maksym e io, a quanto ricordo, avevamo molte cose da fare che dovevano essere rapidamente portate a termine a causa dello scoppio della guerra su larga scala. Nel pomeriggio dello stesso giorno (24.02.2022), Maksym si recò all’Ufficio di leva, dove gli fu detto di aspettare la chiamata. Pochi giorni dopo gli telefonarono e il 4 marzo era già nei ranghi delle Forze Armate dell’Ucraina.

Maksym è una figura molto conosciuta e rispettata nella società ucraina e negli ambienti dell’attivismo e della difesa dei diritti umani. Dal momento in cui suo figlio è stato catturato, ha potuto contare sul sostegno e sulla solidarietà di persone che lo conoscevano?

Sapevamo che Maksym aveva molti amici, ma non che ne avesse così tanti. Ha sempre anteposto ai propri problemi e alle proprie esigenze quelle dei suoi amici, e loro oggi lo ricambiano.

Agli European Film Awards 2022, il regista Dmytro Sucholyc’kyj-Sobčuk e la produttrice Oleksandra Sorochan hanno esposto una bandiera con il ritratto dell’attivista e la scritta #freeMaksymButkevych (Wikimedia Commons)
Maksym è stato tra gli ucraini che ha partecipato attivamente alle campagne per la liberazione dei prigionieri del Cremlino, tra cui il noto regista crimeano Oleh Sencov. In che misura, secondo lei, questo ha influito sull’atteggiamento del Cremlino nei confronti di suo figlio?

Le sue azioni non si limitavano al rilascio dei prigionieri del Cremlino. Nel corso degli anni, come attivista per i diritti umani, Maksym ha aiutato centinaia di persone provenienti dall’Asia centrale, dall’Africa e successivamente dalla Russia e dalla Repubblica di Belarus’ a fuggire ai procedimenti penali e all’incarcerazione per discriminazione religiosa, razziale e di genere, oltre che ad aiutare molti che si opponevano ai regimi dittatoriali dei loro paesi ed erano perseguitati o bisognosi di aiuto (e molti di loro provenivano dalla Russia e dalla Belarus’).

Nel 2018, Maksym ha vinto il caso “Butkevič contro la Russia” alla Corte europea dei diritti dell’uomo (la CEDU, con sede a Strasburgo). Naturalmente, i servizi speciali del Cremlino (FSB) hanno colto l’occasione per vendicarsi di lui, iniziando a diffondere nei mass media russi (e non solo) ogni sorta di assurdità su mio figlio, definendolo un fascista, un punitore, persino una spia britannica (quest’ultima definizione riferita solo al fatto che una volta aveva collaborato con il BBC World Service a Londra e perché successivamente ha studiato e si è laureato all’Università del Sussex). 

Nel suo 1984, George Orwell non avrebbe mai potuto prevedere per il Ministero della Verità un livello così alto e illimitato di bugie assurde che la propaganda russa utilizza oggi. Del tutto assurde erano anche le accuse contro mio figlio, inventate di sana pianta dal Comitato Investigativo della Federazione Russa; ma i cosiddetti “giudici” non se ne sono preoccupati, perché avevano istruzioni dall’alto che dovevano eseguire, nonostante l’assenza di prove di colpevolezza e la presenza di fatti di segno completamente opposto. Non hanno nemmeno concesso all’avvocato di vedere Maksym, né lo hanno informato della data dell’udienza del processo; a mio figlio hanno invece procurato degli “avvocati” dell’FSB per la sua “difesa”.

Ha qualcosa da dire ai carcerieri di suo figlio?

Sì, ho qualcosa da dirgli, ma non lo farò adesso per non danneggiare mio figlio. I carcerieri sono semplicemente degli elementi, degli ingranaggi dell’enorme sistema punitivo della Federazione Russa che comprende i cosiddetti “tribunali” – sebbene non si tratti chiaramente di procedimenti giudiziari in senso giuridico, poiché le accuse sono inventate da questi stessi organismi e le decisioni dei cosiddetti tribunali (i verdetti) vengono prese a seconda delle istruzioni che provengono dall’alto e su indicazione dei servizi speciali della Federazione Russa. L’esempio del “caso” di mio figlio, inventato e del tutto assurdo anche nella sostanza, è una conferma di questa pratica diffusa del sistema giudiziario e punitivo della Russia.

Il premio che ha appena ritirato a suo nome è stato assegnato sulla base dell’impegno di Maksym per i diritti umani e per la libertà, che infine ha scelto di difendere con le armi… Pensa che la sua figura e il suo impegno possano diventare un simbolo per una parte di società ucraina?

Sì, questo Premio nazionale per i diritti umani assegnato a Maksym “per decisione congiunta di tutte le organizzazioni per i diritti umani in Ucraina” per il suo speciale contributo alla protezione dei diritti umani in Ucraina è un’ulteriore prova di chi Maksym sia realmente, e non l’antitesi che la propaganda del Cremlino ha cercato di “dipingere”. Credo che mio figlio abbia vissuto con dignità per tutti gli anni della sua vita adulta, aiutando chi ne aveva più bisogno, cercando di promuovere nel concreto i principi democratici, i diritti umani e le libertà in Ucraina. Come ho già detto, il primo giorno dell’aggressione militare si è immediatamente recato all’Ufficio di leva per difendere l’Ucraina e tali principi democratici. Era ben consapevole che la Russia stava cercando di distruggere tutto questo. La Russia non vuole né un’Ucraina indipendente, né diritti umani, né libertà.

In maniera simile, anche molti attivisti per i diritti umani, giornalisti, ingegneri, cantanti e, in generale, persone di ogni tipo di occupazione e professione, di diversa istruzione, età, religione o persino atei, si sono offerti volontari per difendere l’Ucraina. Durante questa guerra, molti ucraini sono morti in battaglia difendendo la loro patria, mentre altri continuano a combattere eroicamente. Ognuno di loro è un eroe e può essere un simbolo dell’invincibilità dell’Ucraina. Oggi, ogni soldato delle Forze Armate dell’Ucraina è un simbolo a cui la società mostra la massima fiducia e rispetto.

A novembre l’Ucraina ha celebrato i dieci anni dalle proteste di Majdan. Proprio in questi giorni è in corso il processo di adesione all’Ue del paese, in parte bloccato quella volta da Viktor Janukovyč, oggi un (quasi) traguardo raggiunto dal presidente Zelens’kyj. Come cittadino ucraino, cosa ne pensa dell’integrazione europea?

Per molto tempo, anche dopo che la Russia aveva violato gli accordi internazionali sull’indivisibilità del territorio ucraino e l’inviolabilità dei suoi confini con l’occupazione armata della Crimea nel 2014, l’Europa è rimasta nel proprio “brodo”, limitandosi a esprimere preoccupazione per gli eventi, ma non osando né condannare l’aggressore, né tantomeno fare altro. Naturalmente, i paesi europei hanno messo al primo posto il proprio benessere economico, mentre la guerra in Europa scatenata dalla Russia contro l’Ucraina era “da qualche parte all’orizzonte”. Le imperfezioni e l’inerzia dei meccanismi decisionali dell’Ue sono evidenti, in quanto Orbán e i suoi simili, chiaramente schierati a favore della Russia, possono bloccare o rinviare a lungo le decisioni di tutti i membri dell’Ue. È evidente che è necessario modificare le norme comunitarie in materia.

Allo stesso tempo, l’adesione all’Unione Europea è l’unico modo affidabile per lasciarsi alle spalle il passato post-sovietico, insieme a un vicino aggressivo e sciovinista, e intraprendere il cammino dello sviluppo democratico di uno Stato che rispetti i diritti umani e le libertà. Il processo di adesione potrebbe non essere così rapido come vorremmo, ma è importante che sia già stato avviato.

Come sta cambiando la società ucraina a causa della guerra? Quali sono le Sue maggiori paure e quali invece le Sue maggiori speranze?

A mio parere, i cambiamenti che stanno avvenendo nella società ucraina nel corso di questa guerra sono legati soprattutto a una maggiore consapevolezza del fatto che abbiamo a che fare con un male globale, che è l’anti-impero russo, la cui ideologia è il fascismo. Fino al 2014, e anche fino al 24 febbraio 2022, una parte della popolazione non aveva convinzioni profonde, non aveva una propria opinione sulle intenzioni aggressive del Cremlino, poiché alcune di queste persone avevano parenti in Russia. Tuttavia, gli eventi di Buča, Irpin’, Borodjanka, Mariupol’ e altre città e villaggi dell’Ucraina, gli attacchi missilistici quotidiani e le vittime civili, hanno privato la maggior parte di questa gente di qualsiasi illusione sulla pacificità della Russia.

I miei timori più grandi sono che l’Ucraina si sia economicamente impoverita con la guerra; stiamo perdendo vite umane, stiamo perdendo le persone migliori (secondo molti parametri). 

Da tempo, i propagandisti del Cremlino fanno il lavaggio del cervello alla popolazione, sottolineando che la Russia non è in guerra con l’Ucraina, ma con le truppe della Nato (Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico) sul territorio ucraino. La Russia starebbe semplicemente difendendo il “mondo russo” (russkij mir), che è ovunque, in ogni paese in cui ci sono dei russi, i quali devono essere protetti da qualcuno o qualcosa (e non importa che non abbiano bisogno di alcuna protezione); e anche se non ci sono dei russi in nessuno di questi paesi, il mondo russo dovrebbe essere comunque esportato (anche con i carri armati) per proteggerlo. Questo è lo schema rudimentale utilizzato dalla Russia.

È inquietante che la Russia abbia violato tutte le norme del diritto internazionale; eppure, il più sanguinario aggressore del nostro tempo rimane membro del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. È un ossimoro, una presa in giro del buon senso e delle decine di migliaia di persone che sono state uccise o mutilate a causa della guerra di aggressione della Russia. 

È preoccupante che qualcuno che dovrebbe essere sul banco degli imputati all’Aia sia stato invitato alla riunione del G20; che i media di molti paesi riportino narrazioni filorusse sulla limitazione e la cessazione dell’assistenza all’Ucraina, sull’instaurazione della pace a spese dei territori ucraini occupati dall’aggressore; che, con il pretesto di varie regole formali, i leader politici di alcuni paesi ignorino deliberatamente i principi e i valori democratici che avevano promesso ai loro elettori e che li hanno portati al potere. Continuano a esprimere il loro impegno per la democrazia dagli spalti, anche se in realtà hanno doppi standard di comportamento e, quindi, una doppia moralità. I familiari dei governanti della Federazione Russa, che hanno iniziato e continuano una guerra sanguinosa, conducono uno stile di vita lussuoso in Europa con la scusa dei “principi democratici” (non sono colpiti dalle sanzioni o da qualsiasi restrizione), mentre i propagandisti del Cremlino su tutti i canali televisivi russi continuano a deridere i principi democratici e le leggi in base alle quali vivono i popoli dei paesi europei, minacciando di trasformare le loro capitali e le principali città in “ceneri nucleari”. È preoccupante anche il fatto che le sanzioni economiche imposte alla Russia non siano abbastanza efficaci, poiché esistono molti modi per evitarle, e la Russia ne sta approfittando. Infine, è deplorevole che, in nome del profitto economico, tali aziende (tra cui molte aziende sia statunitensi che europee) violino deliberatamente le sanzioni, sapendo bene chi è il destinatario finale dei loro prodotti.

Personalmente, spero nel supporto attivo dei paesi europei e americani, in particolare degli Stati Uniti, che ci permetteranno di resistere e vincere questa guerra, in un sostegno alla lotta contro il fascismo russo più tangibile, privo di doppi standard nelle relazioni con l’Ucraina.

E, naturalmente, spero davvero che lo scambio di prigionieri di guerra avvenga presto, in modo che mio figlio, insieme ad altri prigionieri di guerra ucraini, possa tornare a casa. Vorrei vedere uno scambio di “tutti per tutti” il prima possibile.

Spero anche che, come risultato della guerra, l’Ucraina diventi uno Stato monolitico e forte, con tre rami di governo professionali, responsabili e dotati di alta moralità, con un’economia sviluppata e un esercito moderno e ben armato in grado di difendere l’Ucraina da qualsiasi aggressione nemica. Spero che i principi che ostacolano il nostro progresso verso la democrazia scompaiano irrevocabilmente e che l’ulteriore sviluppo di tutte le istituzioni statali in Ucraina sia dominato dai diritti e dalle libertà umane.

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Redazione
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