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La scure della censura russa si abbatte su movimento LGBT+ e dissenso

Il 5 dicembre, data della pubblicazione ufficiale, è entrata in vigore in Russia la nuova legge relativa al divieto di cosiddetta “propaganda delle relazioni o orientamenti sessuali non tradizionali, della pedofilia e del cambio di sesso”. In realtà, com’è noto, una simile legge – e forma di censura – esisteva già dal 2013 quando nel Codice delle violazioni amministrative venne introdotto l’articolo 6.21 che puniva quella che sui media è divenuta nota in fretta come “propaganda gay” (o LGBT+) nei confronti dei minori. Con la firma da parte del presidente Vladimir Putin della nuova legge, il divieto è stato ora esteso a tutta la popolazione, a prescindere dall’età. 

A risultare sanzionabile non è soltanto la diffusione di informazioni contenenti un riferimento più o meno esplicito all’orientamento sessuale e relazionale non tradizionale, ma anche qualsiasi atto pubblico, comprese conferenze e lezioni di ambito scientifico sul tema. 

A finire nel mirino del legislatore ci sono inoltre i prodotti culturali, tra cui film, serie tv e libri. Considerato che per un’azienda la sanzione può arrivare a 5 milioni di rubli (70 mila euro) e tradursi in 90 giorni di sospensione delle attività, l’entrata in vigore della legge si è fin da subito tradotta in un ritiro dal mercato di molti libri e film, spariti in fretta sia dalle piattaforme online che dalle librerie fisiche (come le catene Respublika e Čitaj-gorod) e dalle biblioteche. Non è più sufficiente, infatti, l’apposizione del bollino 18+ per ammetterne la vendita o il prestito. 

Benché la richiesta non sia ancora arrivata direttamente dalle autorità, sono i manager aziendali per il momento a mettere in pratica questa forma di “autocensura preventiva”. Lo stesso fanno gli autori: la famosa poetessa Oksana Vasjakina, nota rappresentante della comunità LGBT+, ha ammesso di aver optato per un’autocensura rispetto a questi temi nell’ultimo romanzo che ha concluso quest’estate; a suo modo di vedere, già nei mesi scorsi era infatti prevedibile questa ritorsione contro la minoranza sessuale (la meno tutelata, la più invisa, il capro espiatorio ideale) nel clima russo odierno.

Puoi approfondire la tematica leggendo Nuovo attacco alla comunità queer russa: un altro 2013? di Luca Zucchetti. Nell’articolo trovi anche una serie di interviste a rappresentanti della comunità LBGT+ russa come Aleksandr Voronov (direttore dell’organizzazione Vychod) che già lo scorso giugno affermava, intervistato da Meridiano 13: “se l’intenzione fosse quella di reprimere il movimento queer, ci sarebbero metodi molto più veloci ed efficaci”; quella che dal 2013 mettono in campo le autorità è tutt’al più una sorta di “prova di fedeltà” top-down, utile (tra le altre cose) a far passare l’idea della presunta estraneità della tematica LGBT+ al mondo russo.
censura
La copertina del libro ora introvabile di Malisova e Sil’vanova

Una censura strisciante

Ozon (spesso definito la versione russa di Amazon), così come Labirint e Litres hanno immediatamente provveduto a controllare i contenuti dei prodotti in vendita sulle proprie piattaforme online e hanno chiesto espressamente a editori e autori di verificare la presenza di elementi di “propaganda” nei loro libri.

Lo stesso ha fatto l’editore online riderò.ru, mentre la casa editrice AST ha chiesto ad alcuni autori di modificare i propri testi per adeguarsi alla normativa. Anche i bestseller di formazione firmati da Elena Malisova e Katerina Sil’vanova, Leto v pionerskom galstuke (Estate in una cravatta da pioniere) e il suo sequel O čëm molčit Lastočka (Su cosa tace la Rondine) usciti tra 2021 e 2022 sono improvvisamente diventati introvabili vista la tematica espressamente omosessuale al centro della trama. Tuttavia, l’interpretazione volutamente vaga di ciò che è “non tradizionale” pone molti libri e film in una situazione a rischio ritiro anche di fronte a contenuti non per forza esplicitamente critici dell’eteronormatività. 

I divieti interessano chiaramente anche i prodotti culturali d’importazione, come è successo alla serie televisiva americana The White Lotus, censurata nella sua seconda stagione. Nonché toccano anche i social network: in vKontakte ad esempio i gruppi dove sono presenti riferimenti alla tematica LGBT+ sono stati bollati come “contenenti materiali discutibili” e “inammissibili secondo la legislazione della Federazione Russa”.

Rimozioni improvvise di libri dagli stand si sono viste anche nel corso dell’importante fiera del libro moscovita Non/fiction, tenutasi dal 1 al 5 dicembre, dove non solo ha trovato un suo riflesso la nuova normativa in materia LGBT+, ma anche un secondo provvedimento entrato in vigore pressoché in contemporanea. Infatti, assieme alla nuova legge sulla propaganda degli orientamenti sessuali non tradizionali, il primo dicembre è stata introdotta una nuova disposizione in merito ai cosiddetti “agenti stranieri” (una categoria ormai ampissima – soprattutto a partire dall’invasione dell’Ucraina – per identificare chiunque esprima posizioni critiche rispetto al discorso ufficiale). I libri firmati da un autore dichiarato “agente straniero” vanno ora venduti esclusivamente se ricoperti da un cellophane (che non permette in tal modo di sfogliarli) e contrassegnati dal bollino 18+.

Alcune librerie indipendenti tuttavia per ora resistono all’autocensura sottolineando che in assenza di criteri precisi o, addirittura, di veri e propri indici di “libri proibiti”, non intendono porre limiti alle proprie vendite (così Podpisnye izdanija a Pietroburgo, Josef Knecht a Ekaterinburg o Pereplët a Irkutsk).

Immagine: Unsplash

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Martina Napolitano
Martina Napolitano

Dottoressa di ricerca in Slavistica, è docente di lingua russa e traduzione presso l’Università di Trieste, si occupa in particolare di cultura tardo-sovietica e contemporanea di lingua russa. È traduttrice, curatrice di collana presso la casa editrice Bottega Errante ed è la presidente di Meridiano 13 APS.