Come potrai immaginare, questo progetto ha dei costi, quindi puoi sostenerci economicamente con un bonifico alle coordinate che trovi qui di seguito. Ti garantiamo che i tuoi soldi verranno spesi solo per la crescita del progetto, per i costi tecnici e per la realizzazione di approfondimenti sempre più interessanti:

  • IBAN IT73P0548412500CC0561000940
  • Banca Civibank
  • Intestato a Meridiano 13

Puoi anche destinare il tuo 5x1000 a Meridiano 13 APS, inserendo il nostro codice fiscale nella tua dichiarazione dei redditi: 91102180931.

Dona con PayPal

Dalle mavka a Ivan Kupala: le anime della foresta slava

La festa pagana slava dedicata al solstizio d’estate, nota come Ivan Kupala, è un rituale che segna la notte più breve dell’anno e che, ancora oggi, unisce i popoli dell’Europa orientale, la cui mitologia e le cui tradizioni sono tutte da scoprire.

Anime e spiriti delle foreste

La rusalka, divinità e demone femminile associato ai fiumi e ai laghi nella mitologia slava orientale, è uno dei personaggi centrali della tradizione mitologica ucraina, russa e bielorussa. Si tratta di un personaggio molto noto e sul quale esisteva (ed esiste tuttora) un gran numero di testi e leggende, una divinità che tendiamo erroneamente a paragonare alle nostre sirene e che ricorda se mai più da vicino le agane o anguane della tradizione alpino-orientale.Ma queste fanciulle marine mezze pesce, nell’universo pagano slavo, sono delle donne con le gambe e senza coda, di cui molto spesso, però, non è possibile scorgerne il volto: perché? Perché sono donne morte. E non delle donne morte qualsiasi, bensì morte in modo sbagliato e quindi prive di un posto dove riposare nell’altro mondo.

Il concetto di persone morte in modo sbagliato o impuro è uno dei più antichi della mitologia slava orientale. Il più delle volte si riferisce ai suicidi, a chi è morto senza pentirsi, a chi ha praticato la stregoneria e ha conosciuto gli spiriti maligni, o anche a chi è morto prima del matrimonio. Secondo la tradizione popolare, infatti, è sbagliata qualsiasi morte di un individuo che non ha vissuto fino all’età prestabilita e non ha portato a termine il suo programma di vita, soprattutto se è morto senza sposarsi e senza lasciare discendenti – in primo luogo ciò riguarda le ragazze che sono morte tra il fidanzamento e il matrimonio. 

Fanciulle divine ed esseri umani

Il picco dell’attività solare e della fioritura delle piante cade nella settimana della Pentecoste che, secondo credenze molto antiche, è un periodo associato al ritorno delle anime dei morti sulla Terra. La tradizione slava orientale vuole che, in questo periodo, quando la segale inizia a germogliare e la terra si ricopre di verde primaverile, arrivino le rusalka o le mavka (più conosciute nelle tradizioni ucraine), per cui la settimana è chiamata proprio rusal’naja nedelja (settimana della rusalka) o zelënye svjatky (festività verdi).

Le fanciulle giunte sulla Terra danzano e ondeggiano tra i rami degli alberi della foresta, spesso e volentieri spaventando gli uomini e combinando guai finché, alla fine della settimana, sono costrette a tornare all’altro mondo. Ciò avviene solitamente con delle cerimonie speciali nei campi o nei boschi dei villaggi, al ritmo di canzoni popolari che invitano le rusalka ad andarsene.

Nella lingua ucraina le varie declinazioni del termine mavka sono sinonimo di rusalka. Il termine niavka deriva dal protoslavo nav (navь), che significa ‘morto’ o ‘mondo dei morti’. Nel folclore ucraino le navka – o niavka o mavka – sono le cosiddette ‘sirene delle foreste’, simili proprio alla sirene della tradizione orale slava, le rusalka.

A differenza delle rusalka, però, le mavka non hanno schiena: guardandole da dietro, ne scorgerete i polmoni verdi, il cuore che batte e gli intestini muti. Vengono descritte come giovani fanciulle dai capelli lunghi verdognoli, prive di coda, che danzano in luoghi dove l’erba non cresce, attirando gli uomini a ballare insieme a loro per indurli alla morte, facendogli il solletico. Gli antenati credevano che fosse anche possibile sposarsi con una mavka, ma questo matrimonio non sarebbe mai stato felice.

Artemisia o prezzemolo?

Nel folclore orale dei popoli slavi orientali è diffusa la credenza che una rusalka, all’incontro con una persona viva, le ponga una domanda trabocchetto: “Artemisia o prezzemolo?” (polyn’ ili petruška?). Se la risposta è “prezzemolo” (petruška), la persona abbraccerà la morte mentre la fanciulla le sussurrerà “Sei il mio tesoro” (ty moja duška); se, invece, è “artemisia” (polyn’) la rusalka scomparirà sibilando: “Tu stesso perirai!” (sam ty sgyn’).

Una rusalka può essere scacciata con l’artemisia, ma questa pianta non ha lo stesso effetto su una mavka.

La mavka non teme né piante come artemisia, aglio o assenzio, né tanto meno l’argento, tanto che riesce a oltrepassare ogni barriera. Una mavka può solo essere ingannata: la mavka si prende molta cura dei suoi lunghi capelli, quindi se le si offre un pettine, si lascerà pettinare e poi se ne andrà. La si può anche prendere in giro: le mavka amano il divertimento (probabilmente è per questo che uccidono facendo il solletico) e lasciano andare quelli che riescono a farle ridere. Mentre la rusalka attacca chiunque per puro divertimento, una mavka, nella maggior parte dei casi, se la prende con i giovani e lo fa inavvertitamente.

Il dio dell’amore: Ivan Kupala

La leggenda narra che la prima mavka fu Kostroma, dea della fertilità slava il cui nome deriva da kostër, la parola russa per “falò”. Ingannata dagli dei del pantheon slavo pagano, sposò suo fratello Kupala, dio dell’amore il cui nome è collegato al significato di lavarsi in acqua (kupat’sja). I due, subito dopo aver scoperto la verità sul loro incesto, si suicidarono: Kupala si gettò nel fuoco – da qui la tradizione della festa estiva slava di Ivan Kupala – mentre Kostroma si annegò. Da quel giorno Kostroma vede il suo amore passato nei giovani ragazzi che incontra lungo la sua strada e, quando ne vede uno, cade in una sorta di trance, dopodiché lo abbraccia e lo trascina in acqua. Solo sott’acqua capisce il suo sbaglio e lascia andare il giovane. Ma è troppo tardi: a quel punto lui è già morto.

Ivan Kupala è oggi sia una festa slava del solstizio d’estate, la notte più corta dell’anno, che il compleanno di Giovanni Battista. Secondo il calendario giuliano la festa viene celebrata il 23-24 giugno, mentre secondo il calendario gregoriano il 6-7 luglio. 

Ivan Kupala
Il fuoco purificatore, Lettonia 2010 (Meridiano 13/Claudia Bettiol)

Ivan Kupala è forse l’unica festa slava dove le tradizioni popolari non hanno perso il loro potere. In tutti i villaggi dal Baltico alla Russia, i rituali tradizionali sono rimasti invariati:

  • Fare il bagno in laghi e fiumi, considerati curativi per il corpo. L’acqua ha, infatti, proprietà vivificanti e non fare il bagno il giorno di San Giovanni può portare infelicità e solitudine.
  • Fuoco purificatore. In epoca precristiana si riteneva che accendere dei fuochi la vigilia di San Giovanni avesse delle proprietà purificatrici. I falò venivano fatti anche per allontanare gli spiriti maligni – come appunto le rusalka.
  • Corone di fiori e raccolta di erbe dai ‘poteri magici’. La tradizione popolare ha conservato il nome di alcune erbe e fiori che si trovano comunemente tuttora nelle tisane: l’Ivan čaj.

Il canto della foresta di Lesja Ukrajinka

Nel famoso poema Il canto della foresta della poeta ucraina Lesja Ukrajinka (da cui è stato tratto un film d’animazione di cui abbiamo parlato qui), la mavka simboleggia, da un lato, la poesia della natura e, dall’altro, la bellezza dei più alti impulsi ideologici dell’anima, che si oppongono al rozzo materialismo della vita quotidiana, e che, incapaci di resistere alla pressione, muoiono.

Questa pièce teatrale, scritta dalla poetessa nel 1911, nella città di Kutaisi, in Georgia e che venne rappresentata per la prima volta il 22 novembre 1918 al Teatro nazionale Ivan Franko di Kyiv, è uno dei primi esempi di opere fantasy nella letteratura ucraina.

Alla redazione di una parte di questo articolo ha collaborato Vitaliia Fedorova, giovane filmmaker ucraina laureata in pittura e arti visive all’Università di Milano.

Condividi l'articolo!
Claudia Bettiol
Claudia Bettiol

Traduttrice e redattrice, la sua passione per l’est è nata ad Astrachan’, alle foci del Volga, grazie all’anno di scambio con Intercultura. Gli studi di slavistica all’Università di Udine e di Tartu l’hanno poi spinta ad approfondire le realtà oltrecortina, in particolare quella russa e quella ucraina. Vive a Kyiv dal 2017, collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso, MicroMega e Valigia Blu. Nel 2022 ha tradotto dall’ucraino il reportage “Mosaico Ucraino” di Olesja Jaremčuk, edito da Bottega Errante.