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La copertina del volume “Le donne di Minsk” (Yuliya Yukhno)
Conoscere la Belarus’ significa addentrarsi in un territorio inesplorato e spesso sconosciuto al pubblico italiano; un paese geograficamente nel bel mezzo dell’Europa, ma ai margini del dibattito culturale e politico occidentale. Eppure, sotto la superficie, è una terra che pulsa di voci, storie e resistenze profonde, tutte da scoprire.
Ecco allora un itinerario tra le letturature e i suoni dalla Belarus’. Iniziamo con una selezione di letture di libri, testi e articoli fondamentali per orientarsi nella complessità dell’identità bielorussa contemporanea, e che ci sentiamo di suggerire per aprire lo sguardo su questo mondo.
Un primo approccio alla lettura per scoprire la Belarus’
Per capire la Belarus’ di oggi bisogna (anche) dare uno sguardo al passato. L’insieme delle opere della giornalista e scrittrice premio Nobel per la letteratura 2015, Svetlana Aleksievič, partendo proprio da Tempo di seconda mano, ci regala uno spaccato della storia sovietica e attuale del mondo bielorusso. Un’intervista a questa grande autrice, a cura di Martina Napolitano, la trovate qui.
Uno studente di musica sedicenne entra in coma dopo un incidente a Minsk, nel 1999. Dopo dieci anni si risveglia in un paese che in apparenza è cambiato, ma che in realtà è rimasto lo stesso: stesse repressioni, stesso presidente, stessa stagnazione. Solo la nonna rimane al suo fianco, simbolo di resistenza e memoria collettiva.
Ambientato nella foresta di Białowieža tra Belarus’ e Polonia, questo romanzo, intrecciando storie di identità, affronta temi di migrazione climatica, violenza di confine, resistenza della natura e degrado umano. Qui una recensione di Marco Siragusa.
Un’antologia di poesia bielorussa contemporanea. Quaranta autori e autrici, oltre cento poesie che coprono l’arco temporale dal 2000 al 2024 e rappresentano una prima ricognizione nel territorio poetico bielorusso di oggi. Qui si trovano poesie in bielorusso e russo, oltre a due testi in yiddish e tre in ucraino, testimonianza di un plurilinguismo multiforme, ereditato dal passato.
Pubblicato per sensibilizzare il pubblico italiano (ed europeo) sull’ondata delle proteste pacifiche scoppiate nel paese nel 2020, il volume racconta la mobilitazione delle donne bielorusse. Le manifestazioni di piazza guidate da figure femminili, i simboli come lo sfondo bianco-rosso-bianco e il coraggio quotidiano contro brutalità e repressione sono descritti insieme ai documentati arresti di massa, alle torture nei centri di detenzione e alle pressioni psicologiche.
Nel 2024 si è celebrato il trentennale dall’insediamento di Aljaksandr Lukašenka alla carica di presidente. Da quel luglio del 1994, l’ex repubblica sovietica ha conosciuto una costante e drammatica discesa agli inferi, non solo in ambito economico e produttivo, ma anche sul piano dei diritti civili e dell’identità culturale. Non sono mancate proteste, soffocate nel sangue, animate da intellettuali, scrittori e artisti che hanno rivendicato con orgoglio l’identità bielorussa. Tra queste spicca la figura di Arthur Vakarov, autore di 30 manifesti che denunciano la dittatura di Lukašenka. Qui una recensione a cura di Claudia Bettiol.
Protagonista di un movimento dal basso, la Repubblica di Belarus’ dall’agosto 2020 non ha mai smesso di protestare contro il duro regime del presidente Aljaksandr Lukašenka, che continua a reprimere con la forza qualsiasi forma di dissidenza nel paese. Per approfondire la questione e capire meglio che aria tira tra i cittadini bielorussi, Claudia Bettiol ha intervistato il ricercatore bielorusso di origini ucraine Andrei Vazyanau che si è ritrovato a lasciare non uno, ma ben due paesi: la Belarus’ e l’Ucraina.
La repressione di Aljaksandr Lukašenka non risparmia davvero nessuno: alle condanne emesse per i sabotatori delle linee ferroviarie e i difensori dei diritti umani si aggiungono quelle per funzionari pubblici e militari che rischiano la pena di morte per alto tradimento. Nemmeno le donne bielorusse sono esenti da questa repressione brutale, anzi, molte di loro hanno trascorso l’otto marzo dietro le sbarre.
Il giornalista Francesco Brusa ha intervistato Taciana Niadbaj, poetessa e traduttrice, nonché attivista per i diritti umani e attuale presidentessa di PEN Belarus. L’organizzazione, che si occupa della libertà d’espressione e della difesa dei diritti dei professionisti nel campo della cultura, tre anni fa è stata dichiarata illegale e ha chiuso i battenti nel paese: l’ennesima forma della repressione del regime di Aljaksandr Lukašenka.
Nell’estate 2021, la Belarus’ invita nel paese migliaia di migranti, solo per poi costringerli di forza a entrare illegalmente in Polonia e Lituania, e quindi nell’Unione Europea. Il governo polacco decide di prendere una decisione drastica: innalza un muro di 5 metri e mezzo di cemento e filo spinato.
Repressione, femminismi, resistenza: un insieme di articoli tradotti in italiano dalle maggiori testate internazionali per capire alcune dinamiche relative alla Belarus’. A cura della rivista Internazionale.
Una raccolta di articoli e approfondimenti sulla Belarus’ di oggi e sui movimenti che la caratterizzano, con un focus speciale sulle proteste antigovernative e le voci dei dissidenti. A cura della testata online Valigia Blu.
Musica e suoni dalla Belarus’
Concludiamo infine con qualche consiglio di ascolto. La scena musicale bielorussa è molto viva e siamo certe che alcune delle nostre proposte ti saranno senz’altro già note. Speriamo però di suscitare la curiosità rispetto a nomi e generi che ti suoneranno nuovi!
Per conoscere voci e suoni dalla Belarus’, iniziamo da quella che è probabilmente la band bielorussa più famosa del momento: i Molchat Doma (l’accento va sull’ultima sillaba di entrambe le parole che, letteralmente, significano “tacciono le case”), gruppo che ha di recente suonato anche in Italia. La hit di questa formazione post-punk di Minsk è la celebre Sudno (vascello, nave), popolarizzata da TikTok, che riprende una poesia del russo Boris Ryžij (1974-2001).
Visto che parliamo di grandi successi, rispolveriamone uno del passato. Chi segue il festival Eurovision almeno dagli anni Duemila lo ricorderà senz’altro: Dima (Dzmitryj) Kaldun. Arrivò sesto all’edizione del 2007, il miglior posto di sempre per la repubblica bielorussa.
La canzone con cui si presentò, Work Your Magic (in russo Daj mne silu, ‘Dammi la forza’), è stata scritta dall’icona pop russa Filipp Kirkorov.
Restando tra i successi pop, occorre menzionare due giovani artisti come Prosto Lera (‘Semplicemente Lera’, classe 2001) e il rapper Tima Belorusskich (classe 1998), autore di hit dance quali Nezabudka (2018) e Vitaminka (2019).
Se invece ami il rap autentico, non puoi perderti gli album di un artista più ‘navigato’ come Maks Korž (classe 1988), che non solo ha lasciato il paese per ragioni politiche, ma in seguito all’invasione dell’Ucraina ha anche rinunciato a esibirsi in Russia, perdendo così la più grande fetta del proprio pubblico.
Infine, non possiamo che consigliarti un grande classico del punk-rock bielorusso, un gruppo attivo dalla fine degli anni Ottanta: i Ljapis Trubeckoj (prendono il nome da un personaggio del romanzo picarescoLe dodici sedie di Il’f e Petrov, del 1928).
Ti consigliamo in particolare l’iconica canzone Voiny sveta (‘Guerrieri della luce’), incisa nel 2014 e divenuta presto simbolo della Rivoluzione della Dignità in Ucraina (Euromaidan), tanto da venire poi anche tradotta in ucraino dai Ljapis Trubeckoj.
Questo articolo è a cura di Claudia Bettiol e Martina Napolitano.