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L’ultima partita di calcio della DDR

Il 12 settembre 1990 a Mosca i ministri degli Esteri di entrambe le Germanie, Unione Sovietica, Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna firmano il Zwei-Plus-Vier-Vertrag, il trattato che di fatto pone fine alla vita della Repubblica Democratica Tedesca, sancendo la Riunificazione. Quasi 4mila chilometri più a ovest, poche ore dopo, muore anche una parte della storia della Germania orientale, si gioca l’ultima partita di calcio della DDR. Ecco la cronaca di una morte annunciata.

Un match ufficiale diventato amichevole

Il 2 febbraio 1990 la Uefa sorteggia i gironi per la qualificazione agli Europei 1992 in Svezia. La Germania Est è sorteggiata nel gruppo 5 con il Galles, il Belgio, il Lussemburgo e, scherzo del destino, la Germania Ovest. Solo che la Repubblica Democratica Tedesca si sta per dissolvere. Il processo verso la Riunificazione è cominciato sotto il profilo politico e sportivo.

Leggi anche: Derby tra Germania Est e Germania Ovest: Schön e Kreische, storie incrociate ad Amburgo 1974

La DFB e la DFV decidono che le due selezioni non si affronteranno. Con l’approvazione dell’Einigungsvertrag, il Trattato di unificazione, il 31 agosto 1990 la Federazione della Germania Est ritira la selezione. L’unico match che rimane in programma è quello del 12 settembre a Bruxelles che viene trasformato in una amichevole. La ragione? Evitare perdite economiche alla Federazione belga che già aveva venduto i biglietti per il match.

La partita che nessuno vuole giocare

Dal sorteggio alla partita passano più di sette mesi. Un tempo tecnicamente breve, ma durante il quale nel 1990 il calcio tedesco orientale cambia volto. La vecchia Oberliga si è trasformata in un campionato, la NOFV-Oberliga, che avrebbe qualificato le squadre alla Bundesliga e soprattutto alcune stelle della massima serie della DDR sono già emigrate in Bundesliga.

Per questa ragione quando il ct Eduard Geyer alza il telefono per le convocazioni le risposte che riceve sono soprattutto “no”. Dei 36 calciatori chiamati, solo in 14 rispondono alla convocazione. Rifiutano prima di tutto Ulf Kirsten e Andreas Thom, già stelle della Bundesliga, dice no Rico Steinmann, dice no Thomas Doll. Le motivazioni sono le più diverse. Della squadra che nel novembre 1989 è stata a un passo dalla qualificazione ai Mondiali di Italia ’90 non è rimasto nulla, o quasi. 

I dubbi del giovane Matthias

Tra quelli che hanno detto sì c’è Matthias Sammer che gioca in Bundesliga con la maglia dello Stoccarda. È il giocatore più talentuoso di tutta la rosa, è il capitano a 23 anni ma anche quello che ha più dubbi. Nel ritiro di Kienbaum, nel Brandeburgo, Sammer è sul punto di andarsene. Guarda le facce dei suoi compagni e non conosce quasi nessuno. Non se ne va solo perché la sera non ci sono aerei verso Stoccarda. Ammetterà anni dopo che rimanere è stata la scelta giusta.

Per chi avesse poca dimestichezza con il calcio, nel 1996 Matthias Sammer vincerà il Pallone d’oro.

Un inno rispolverato e la diretta mancata

La partita di mercoledì 12 settembre al Constant-van-den-Stock, lo stadio dell’Anderlecht, non desta neppure l’interesse nella DDR. La DFF1 e la DFF2, i due canali di Stato della Germania Est, non trasmettono l’incontro in diretta, ma al suo posto mandano in onda due film italiani, tra cui Le due vite di Mattia Pascal con Marcello Mastroianni.

Per questa ragione oltre ai 10mila spettatori, nessuno potrà ascoltare in diretta l’ultima esecuzione su un campo di calcio di Auferstanden aus Ruinen. Nel match con il Belgio vengono suonate tutte tre le strofe dell’inno, compresa quella, bandita da quasi vent’anni, in un cui si parla di einig Vaterland, “unica patria”.

La doppietta di Sammer e i tre minuti di Jens Adler

L’avversario della DDR, il Belgio, non è una squadra qualsiasi. Due mesi prima è uscita ai Mondiali in Italia solo ai supplementari contro l’Inghilterra. Ha calciatori di qualità come ad esempio Vincenzo Scifo, Jan Ceulemans e Michel Preud’Homme. La Germania Est invece, come detto, è una formazione messa insieme all’ultimo secondo, con soli tre panchinari, tra cui un secondo portiere. Tra i convocati sono pochissimi ad avere più di dieci presenze in Nazionale, fra di loro c’è il centrocampista Jörg Stübner. Il portiere Jens Schmidt e il centrocampista Jörg Schwanke debuttano proprio a Bruxelles.

Geyer, allenatore di lungo corso e collaboratore della Stasi, come racconterà nelle interviste successive, vuole dare comunque dignità a quell’ultimo ballo. La Germania Est sta bene in campo, difende con ordine e Sammer comanda. Scifo prima dell’intervallo prende la traversa, ma la DDR resiste. Nella ripresa la squadra di Geyer gioca di rimessa. Due volte Heiko Bonan fa assist, due volte Matthias Sammer la mette alle spalle di Preud’Homme. Nel primo caso con un tap-in, nel secondo dribblando in velocità il portiere. Sono le reti 500 e 501 della storia della rappresentativa. Al 2-0 il cronometro segna il minuto 89.

Poco dopo Geyer chiama il cambio. Toglie il portiere debuttante Jens Schmidt e inserisce Jens Adler, anche lui all’esordio. Quei pochi minuti prima del fischio finale dell’olandese John Blankenstein, gli ultimi della storia della Nazionale della DDR, saranno i suoi unici istanti con la maglia con il martello e il compasso. Alle 21:53 tutto è finito. La selezione della Germania Est cessa di esistere. Tre settimane dopo il referendum segnerà la fine dello “Stato degli Operai e dei Contadini”.

Tempi supplementari

La partita con il Belgio non sarebbe dovuta essere l’ultima. In origine il 21 novembre 1990 è in programma la “Partita della Riunificazione”. Viene cancellata poco più di una settimana prima per paura di disordini dopo la morte di Mike Polley, giovane tifoso della Dinamo Berlino. Di quei giocatori in campo il 12 settembre solo Matthias Sammer avrà una carriera anche nella nuova Germania. Circa sei mesi dopo il futuro Pallone d’Oro sarà di nuovo in campo, sempre contro il Belgio.

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Roberto Brambilla
Roberto Brambilla

Classe 1984, nato a Sesto San Giovanni quando era ancora la Stalingrado d’Italia. Germanocentrico, ama la Spagna, il Sudamerica e la Mitteleuropa. Collabora con Avvenire e coordina la rivista Cafè Rimet. È autore dei volumi “C’era una volta l’Est. Storie di calcio dalla Germania orientale”, “Rivoluzionari in campo” e coautore di “Non solo Puskas” e “Quattro a tre”.