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La “guerra” tra Kosovo e Serbia secondo i social

di Xhorxhina Bami (Balkan Insight)

Mentre le barricate che sono state installate dai serbi del Kosovo al fine di bloccare l’accesso a due valichi di frontiera con la Serbia vengono rimosse, sui social network e su diversi media in tutto il mondo si diffondono voci infondate che parlano di un presunto conflitto nella regione.

Sono oltre 250mila i tweet che parlano di Kosovo su Twitter. Utenti principalmente ucraini, russi, turchi, spagnoli, serbi, kosovari e albanesi condividono post che parlano di un’eventuale “guerra” scoppiata tra Pristina e Belgrado o diffondono informazioni propagandistiche contrarie all’indipendenza del Kosovo (dichiarata nel 2008). 

Sullo stesso tema: Analisi della crisi del confine Serbia-Kosovo

Domenica 31 luglio il deputato ucraino Oleksiy Gončarenko ha accumulato migliaia di like, retweet e commenti dopo aver postato queste parole: “L’Ucraina è pronta a intervenire con le nostre truppe sul terreno. La Serbia sta cercando di scatenare una guerra aggressiva”. La missione di pace a guida NATO presente in Kosovo dal 1999 (KFOR) ha dichiarato di essere pronta a intervenire “nel caso in cui sia messa a repentaglio la stabilità nel nord del Kosovo”. In ogni caso, non ci sono truppe ucraine nel paese e Kyiv ad oggi non ha nemmeno riconosciuto la sovranità del Kosovo. James Ker-Lindsay, visiting professor presso la London School of Economics (LSE) ed esperto di conflitti, pace e sicurezza nell’Europa sud-orientale, ha criticato il tweet di Gončarenko, chiedendogli di non “peggiorare la situazione”.

“È un commento irresponsabile e non necessario. E apre anche la porta a una serie di domande complesse a cui non sono certo che l’Ucraina sia pronta a rispondere. Se davvero credete nella pace, non diventate parte del problema nei Balcani. Concentratevi su casa vostra”, ha scritto Ker-Lindsay.

Cosa è successo

Il 31 luglio alcuni serbi del Kosovo avevano eretto delle barricate (rimosse il giorno successivo) usando dei camion pieni di ghiaia che hanno bloccato le strade verso due valichi di frontiera con la Serbia. La causa scatenante è stata la decisione del governo di Pristina di attuare per un mese le cosiddette misure di reciprocità con la Serbia per quanto riguarda le targhe dei veicoli e i documenti d’identità. Il Kosovo ha accettato di posticipare l’introduzione di tali misure a patto che le barricate venissero rimosse.

“I valichi di Jarinje e Bernjak restano chiusi”, ha dichiarato lunedì 1° agosto il premier Albin Kurti, aggiungendo che “tutti i posti di confine stanno rilasciando il [nuovo] documento di uscita-ingresso della durata di 90 giorni. Già 1.501 cittadini hanno ottenuto questo documento, in soli venti secondi”.

In giugno il governo del Kosovo aveva deciso che a tutti coloro che desideravano attraversare il confine di Stato presentando documenti rilasciati dalle autorità serbe, sarebbero stati rilasciati dei moduli di dichiarazione temporanea validi per 90 giorni che avrebbero sostituito il documento rilasciato dalla Serbia. La decisione non fa che contraccambiare il mancato riconoscimento da parte delle autorità serbe dei documenti d’identità rilasciati dal Kosovo, introducendo la stessa misura che la Serbia attua nei confronti dei cittadini kosovari.

Il pregresso

Un’escalation simile si era verificata nel settembre 2021, dopo che il governo del Kosovo aveva imposto ai veicoli con targa serba di adottare quelle temporanee rilasciate dal Kosovo al confine. I cittadini kosovari che hanno auto targate RKS (abbreviazione di “Repubblica del Kosovo”) fanno lo stesso da anni al confine con la Serbia.

Sui social media foto risalenti all’anno scorso vengono condivise come fossero attuali. Il predicatore musulmano albanese Elvis Naci, seguito da 1,2 milioni di follower su Instagram, ha postato una foto scattata lo scorso settembre che ritrae le forze speciali del Kosovo dirette verso le barricate al confine serbo e ha scritto: “Dio protegga gli albanesi del Kosovo e gli uomini coraggiosi dell’unità speciale che portano pace e sicurezza”.

Il tweet del deputato ucraino Gončarenko non è stato l’unico a suggerire che la guerra tra Kosovo e Serbia fosse già scoppiata. Lo scrittore turco Huseyin Hakkı Kahveci ha twittato (in turco): “È scoppiata la guerra tra Serbia e Kosovo. L’INCENDIO È SCOPPIATO NEI BALCANI travagliati”. Il suo tweet, che ha raccolto oltre 200 like e più di 80 retweet, recita: “Le forze speciali del Kosovo hanno inviato truppe aggiuntive al valico di frontiera di Jarinje. Ci troviamo in un’epoca in cui la guerra inizia a diffondersi in Europa attraverso i BALCANI e in Russia attraverso il CAUCASO”.

Nebojsa Malic, un editorialista serbo-bosniaco del sito Anti-War, ha scritto su Twitter che “il ‘Kosovo’, il burattino preferito della NATO, sta cercando di scatenare un conflitto con la Serbia proprio ora”, sostenendo che questo spiega “quanto bene stia andando il conflitto in Ucraina per l’Occidente”. Il suo tweet ha ottenuto più di 2000 like.

Disinformazione

Oltre ai post sullo scoppio della guerra tra Kosovo e Serbia, molti utenti dei social network e altrettanti media hanno diffuso informazioni non confermate che parlavano di sparatorie tra le forze kosovare e serbe. L’account Twitter ConflicTr, che conta oltre 200.000 follower, ha twittato: “I soldati kosovari feriti negli scontri al confine tra Serbia e Kosovo sono stati trasferiti all’ospedale statale di Mitrovica”.

Diversi media kosovari, come Nacionale e Indeks Online, hanno riferito che un funzionario della polizia kosovara e due cittadini serbi erano stati feriti nel corso della sparatoria tra agenti della polizia e cittadini dietro le barricate. Quest’informazione era falsa e il Nacionale ha poi cancellato la notizia.

Il ministro dell’Interno kosovaro Xhelal Svecla ha dichiarato ai media il 1 agosto che “undici cittadini sono stati feriti e hanno ricevuto le cure necessarie e alcuni veicoli di cittadini e polizia sono stati danneggiati da gruppi criminali armati”. La polizia del Kosovo sta indagando.

In ogni caso, non è ancora scoppiato alcun conflitto armato tra la polizia speciale del Kosovo e la polizia o le forze militari serbe.

Diversi account Twitter hanno anche condiviso rivendicazioni secondo le quali “il Kosovo è Serbia”, un ritornello spesso parte del discorso nazionalista serbo.

Inga Canarias, che vanta oltre 1,5 mila follower, ha ritwittato la foto di un murales con la scritta “Il Kosovo è Serbia” e la descrizione in spagnolo: “Visto che sembra che ci siano problemi tra Serbia e Kosovo, bisognerà dire ancora una volta che il Kosovo è parte integrante e inalienabile della Serbia”. Diversi account spagnoli hanno condiviso tweet simili.

Anche l’ex inviato degli Stati Uniti per il dialogo Kosovo-Serbia (sotto la presidenza Trump), Richard Grenell, si è unito al fermento, incolpando principalmente il premier kosovaro Albin Kurti per la situazione, ma condividendo anche informazioni inesatte sull’ex presidente del Kosovo Hashim Thaci. “Sia ben chiaro, gli europei hanno spinto l’Aia ad arrestare (l’ex presidente) Hashim Thaci dopo 20 anni di indagini semplicemente perché stava negoziando con (Donald) Trump”, ha affermato. “Non hanno nessuna prova contro di lui e lo tengono in ostaggio per motivi politici. È per questo che l’ICTY (Tribunale penale internazionale per la Jugoslavia) dovrebbe venire sciolto”, ha scritto Grenell in un tweet che ha ricevuto oltre 500 like.

Foto di Gianni Galleri

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Redazione
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