Le elezioni presidenziali in Abcasia 2025, in programma per il 15 febbraio, arrivano in un momento turbolento per il territorio de facto indipendente, ma riconosciuto come parte della Georgia da quasi tutti gli stati membri dell’Onu (fanno eccezione Nauru, Nicaragua, Russia, Siria e Venezuela).
Un’ondata di proteste contro un accordo commerciale con la Russia (Meridiano 13 ne ha scritto qui) aveva portato alle dimissioni del presidente Aslan Bžania lo scorso 19 novembre e a un accordo tra le forze politiche con l’insediamento di un presidente ad interim – Badra Gunba – e l’anticipazione delle elezioni presidenziali (originariamente previste per marzo).
Ciò ha complicato le relazioni con Mosca, un attore fondamentale in Abcasia. A dicembre, la Russia ha sospeso le forniture di elettricità a prezzi agevolati verso la regione, causando una crisi energetica che ha colpito direttamente i suoi abitanti. La situazione si è poi risolta negli ultimi giorni con Mosca che ha ristabilito le forniture.
Per orientarci nella tornata elettorale e le sue conseguenze, abbiamo parlato con Olesya Vartanyan, analista specializzata nei conflitti indipendentisti e separatisti dell’area caucasica.
In questo articolo avevamo scritto della storia dell’Abcasia. Per non appesantire il testo dell’intervista abbiamo evitato di ripetere espressioni come “presidente de facto” utilizzate dalla nostra interlocutrice nel corso della conversazione. Si tratta di una scelta stilistica che non implica il riconoscimento o il supporto di queste istituzioni da parte di Meridiano 13.
Abbiamo cinque candidati alle elezioni del 15 febbraio. Due di loro, ovvero Badra Gunba (presidente ad interim dopo le dimissioni di Bžania) e Adgur Ardzinba vengono presentati come i favoriti. Cosa puoi dirci di loro?
È una pratica comune che alcuni dei candidati possano ritirarsi negli ultimi giorni [l’intervista si è svolta il 4 febbraio, nda]. Al momento è chiaro che Gunba e Ardzinba sono i due contendenti principali.
Badra Gunba (classe 1981) è supportato dal gruppo di potere legato ad Aslan Bžania. Si tratta di un gruppo grande e influente in Abcasia, affiliato al secondo presidente dell’Abcasia, Sergej Pagapš [presidente dal 2005 alla sua morte nel 2011, nda] e al suo successore Aleksandr Ankvab [in carica dal 2011 al 2014].
Adgur Ardzinba (coetaneo di Gunba) è supportato da forze eterogenee. Tra di loro troviamo sia persone ostili al gruppo di potere legato a Gunba, ma anche figure che hanno risentimenti personali o non sono d’accordo con certi sviluppi recenti in Abcasia, inclusi ex funzionari.
Ardzinba ha fatto parte di governi precedenti (la carica più alta che ha ricoperto è stata quella di ministro dell’Economia tra il 2015 e il 2020 durante la presidenza di Raul Khajimba). È una figura molto conosciuta in Abcasia e tra i leader delle proteste di novembre. È stato a lungo all’opposizione e ci sono stati momenti in cui è stata l’unica voce contro il governo, candidandosi anche alle elezioni precedenti nel 2020.
Si è costruito un’immagine per anni, ma il suo successo più grande sono le proteste di novembre. In realtà, le sue dichiarazioni prima e durante le proteste non offrivano una grande alternativa a quello che diceva Bžania, ma proprio per questa sua immagine che si è costruito ciò che diceva suonava meglio.
Guardando al processo elettorale in sé, come si svolgono normalmente le elezioni in Abcasia? Non essendo un territorio riconosciuto non vi si svolgono missioni di osservazione elettorale internazionale, possiamo usare aggettivi come “libere ed eque” nel descriverle?
Il sistema elettorale in Abcasia è stato istituito agli inizi degli anni Duemila come risultato del lavoro delle organizzazioni della società civile locale. Le persone protagoniste di questo processo sono molto rispettate e alcune di loro hanno preso parte alla guerra negli anni Novanta. Sono loro che hanno suggerito la struttura che, con qualche cambiamento è ancora utilizzata.
In particolare, è stata introdotta la possibilità per i delegati dei gruppi politici e per i membri delle organizzazioni della società civile locali di presenziare ai seggi durante il voto e il conteggio.
Possiamo dire che il sistema più o meno funziona anche perché è una regione piccola, dove le persone si conoscono. Ciò rende difficile nascondere grandi manipolazioni.
Negli ultimi anni abbiamo iniziato a vedere persone ricche legate al governo che promettono grandi progetti in cambio di voti. Qualcuno definirebbe ciò come una compravendita di voti. È una pratica comune in molti stati post-sovietici, ma una novità in Abcasia.
Si può quindi quantomeno dire che le elezioni siano un processo abbastanza competitivo e non si sappia il risultato in anticipo.
L’Abcasia ha vissuto diverse crisi politiche (Bžania è il terzo presidente in quindici anni che è stato costretto a dimettersi per delle proteste). In questo contesto è rischioso andare a manipolare eccessivamente le elezioni. Ti crei problemi.
Come le elezioni presidenziali in Abcasia 2025 possono influenzare i rapporti tra Sukhumi e Mosca?
La Russia è l’unica potenza regionale che ha riconosciuto l’Abcasia come uno stato indipendente. In questo senso Sukhumi non ha molto spazio di manovra per mettere in discussione ciò che arriva da Mosca.
Mosca si aspetta una qualche forma di reciprocità in cambio del supporto che l’Abcasia riceve dalla Russia almeno dal 2008. Si tratta di un sostegno consistente, non solo politico, ma anche presenza militare, contributi al bilancio e molto altro. E più si va avanti, maggiormente l’Abcasia diventa dipendente dalla Russia.
In questo contesto è difficile vedere cambiamenti. Nella situazione internazionale attuale non si vede molto appetito per supportare il separatismo. A causa della guerra in Ucraina osserviamo prevalere il supporto per l’integrità territoriale degli stati.
Quindi l’Abcasia non ha molto spazio di manovra. Si tratta di vedere se Sukhumi e Mosca riusciranno a trovare una soluzione di compromesso che sia accettabile per Mosca e per la popolazione della regione. La popolazione è interessata a vedere cosa succederà perché la loro vita dipende da questo.
Direi che chiunque governerà l’Abcasia, anche se il Cremlino li forzerà a certe condizioni, incontrerà resistenza. In questo senso, è una situazione molto complessa e sarà interessante vedere come si svilupperà. La decisione sta a Mosca se vorrà continuare a spingere per certe decisioni che i locali considerano come ingiuste.
Tuttavia, non hanno molto spazio per discutere perché nessuno al mondo li supporta.
Quindi continuerà questo sorta di bilanciamento tra Russia e Abcasia.
Vedremo, perché negli ultimi anni notiamo una assertività crescente da parte di Mosca. Vediamo che impone con maggiore decisione le proprie condizioni.
La Russia è in una situazione molto diversa adesso rispetto a qualche anno fa. Invade l’Ucraina, annette nuovi territori. Tenere l’Abcasia come una facciata di democrazia, non è più il modello che Mosca vuole seguire.
Il Cremlino spinge per quelli che considera come i suoi interessi in Abcasia. Una delle ragioni principali delle proteste di novembre era che Mosca voleva qualcosa di inaccettabile per la popolazione.
Il primo vice-capo di gabinetto dell’Amministrazione Presidenziale russa, Sergej Kirienko, di recente è diventato la persona incaricata di gestire i rapporti con Sukhumi. In passato è stato il responsabile della riabilitazione nei territori dell’Ucraina conquistati dopo l’inizio dell’invasione su larga scala del 2022. Ha appena visitato l’Abcasia mostrando un atteggiamento diverso, ma i problemi permangono.
1/ Abkhazia has a new Kremlin "curator" – Sergey Kiriyenko. His recent visit felt more like a pre-election campaign with televised meetings, gifts, and press conferences – signaling an attempt to reset Moscow's ties with rebellious Sukhumi. 🧵
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— Olesya Vartanyan (@olesyavart.bsky.social) February 3, 2025 at 2:39 PM
Come possono cambiare le relazioni con Tbilisi dopo le elezioni presidenziali in Abcasia 2025?
È realistico pensare che non ci saranno cambiamenti radicali. Da quando la Russia ha riconosciuto l’Abcasia nel 2008, Tbilisi ha promosso una politica in due direzioni. Da una parte ha detto che vuole coinvolgere la popolazione della regione, ma dall’altra Tbilisi è preoccupata dal riconoscimento da parte di altri stati e ha limitato il dialogo con le autorità de facto dell’Abcasia. Considera come un pericolo dialogare con queste istituzioni perché potrebbe essere vista come una forma di riconoscimento da parte di governi terzi.
Quindi temo che non vedremo molti cambiamenti. All’inizio della sua presidenza nel 2020, Aslan Bžania era molto aperto nella ricerca di strade per dialogare con Tbilisi, ma il governo georgiano (almeno quello attuale) non ha molto interesse a dialogare con Sukhumi. Si dice che ciò sia anche a causa delle posizioni morbide verso la Russia della leadership georgiana e che essa preferirebbe trovare una soluzione con Mosca piuttosto che ingaggiare le autorità abcase.
Aggiornamento, 17 febbraio 2025 – Tutto rimandato al ballottaggio dopo il primo turno delle elezioni presidenziali in Abcasia 2025, svoltosi sabato 15 febbraio.
Nessuno dei candidati è riuscito a raggiungere il 50%+1 dei voti necessario per ottenere la vittoria. La tornata elettorale non ha riservato sorprese: hanno prevalso i due rappresentanti delle forze politiche che si sono alternate al potere dell’Abcasia negli ultimi vent’anni.
Il candidato favorito dalla Russia, Badra Gunba, ha ottenuto il 46% dei voti, mentre il suo avversario Adgur Ardzinba si è attestato al 37%. Hanno fallito gli altri tre contendenti che volevano creare una forza alternativa ai gruppi di potere che sostengono Gunba e Ardzinba: Robert Aršba si è fermato al 7%, Oleg Bartsits al 4% e Adgur Churchuma all’1%.
Il ballottaggio si svolgerà il 1° marzo e c’è la remota possibilità che non ne esca un vincitore. JamNews riporta che, oltre ai nomi di Gunba e Ardiznba, le schede includeranno un’opzione “contro tutti i candidati”. In base alla legislazione abcasa, per essere eletto presidente, un candidato deve ottenere un numero dei voti superiore alla somma delle preferenze per il suo rivale e per l’opzione “contro tutti i candidati”, pena la ripetizione delle elezioni.
Durante la giornata di voto, il ministero degli Esteri della Georgia ha condannato come una violazione della propria sovranità da parte della Russia lo svolgersi di elezioni in quello che Tbilisi e quasi tutti gli stati membri dell’Onu considerano territorio georgiano.
Aggiornamento, 3 marzo 2025 – Badra Gunba è il nuovo presidente dell’Abcasia. Nel ballottaggio svoltosi il 1° marzo ha ottenuto il 54,73% dei voti, mentre il suo avversario Adgur Ardzinba si è attestato al 41,54%.
Nel giorno del voto ci sono stati alcuni incidenti, in particolare fuori Sukhumi. OC Media riporta che nel villaggio di Gantiadi (Candrypš) un gruppo di uomini armati e mascherati ha attaccato un seggio elettorale scontrandosi con la polizia. Dopo aver minacciato gli operatori elettorali, gli aggressori sono fuggiti e ne è poi scaturito uno scontro a fuoco con le forze dell’ordine (non si sa se ci siano vittime). Le autorità hanno avviato un’indagine sull’accaduto. Ciononostante, la Commissione Elettorale Centrale ha considerato il voto come valido.
Anche se entrambi i contenenti hanno, inevitabilmente – in virtù della posizione geopolitica dell’Abcasia – espresso il proprio supporto per la Russia, Gunba era il candidato favorito del Cremlino. In vista del ballottaggio, diversi funzionari di Mosca si sono recati in Abcasia per promettere sostegno alla Repubblica e sottolineare la loro cooperazione con il nuovo presidente.
Formalmente si conclude la crisi iniziata quattro mesi fa con le proteste contro un accordo commerciale con la Russia che avevano portato alle dimissioni del presidente Aslan Bžania. Tuttavia, la situazione in Abcasia rimane incerta. Se Mosca si aspetta qualche forma di reciprocità nel suo supporto politico economico e militare a Sukhumi, le proteste di novembre dimostrano che una parte della popolazione della repubblica non riconosciuta sulle coste del Mar Nero teme di vedere i propri interessi economici danneggiati da un’eccessiva ingerenza russa.
Il ministero degli Esteri della Georgia ha condannato lo svolgersi di elezioni in una regione “occupata dalla Federazione Russa”, definendola “una grave violazione della sovranità e dell’integrità territoriale della Georgia nei suoi confini riconosciuti a livello internazionale”.