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Tokayev rieletto: cambiare tutto per non cambiare niente

Come anticipato sui canali social di Meridiano 13, il 20 novembre 2022, in Kazakhstan si sono svolte le elezioni presidenziali, ma la vittoria del presidente uscente Qasym-Jomart Tokayev, ampiamente prevista da tutti gli osservatori, non è certo stupefacente. Dopo aver resistito a un presunto colpo di stato nel gennaio di quest’anno, il secondo presidente kazako ha riorganizzato le istituzioni chiave del paese sostituendo gli uomini della cerchia dell’ex presidente Nazarbayev con i suoi fedelissimi. La modifica costituzionale e queste elezioni presidenziali anticipate sono state un ulteriore passo nell’affermazione della ‘nuova’ classe dirigente kazaka. In questi mesi in Kazakhstan sembra cambiare tutto, ma non cambia niente.

I risultati

Alle votazioni Tokayev ha ottenuto l’81,31% delle preferenze, o 6 milioni e mezzo di voti circa. Il secondo ‘candidato’ più votato è stato ‘contro tutti’, votato dal 5.8% di coloro che hanno espresso il proprio voto. Ma queste sono state anche le elezioni presidenziali con la più bassa affluenza di elettori: infatti si è recato alle urne ‘solo’ il 69,44% degli aventi diritto. Gli altri candidati hanno ottenuto rispettivamente: il 3,42% nel caso di Zhiguli Dajrabayev (271.641 voti); il 2,6% in quello di Karakat Abden (206.206 voti); il 2,53% per Mejram Kazhyken (200.907); il 2,22% è andato a Nurlan Auesbayev (176.116 voti); e infine il 2,12% a Saltanat Tursinbekova (168.731 voti).

I voti per Tokayev e gli altri candidati
Ripartizione dei voti tra Tokayev e gli altri candidati

Durante le votazioni, osservatori indipendenti da Yerkindik Kanaty e dalla Lega dei Giovani Votanti (il progetto MISK) hanno riferito una serie di violazioni, incluse: l’emissione di bollettini di voto senza la firma di alcun membro della commissione elettorale; restrizione dei movimenti fisici degli osservatori (ad esempio costretti ad osservare da sedie); o la semplice negazione dell’accesso al seggio elettorale. A pochi minuti dalla chiusura dei seggi, in alcune sedi la conta dei voti è stata fatta in tempo record.

Secondo Urszula Gacek, capo della missione di osservazione elettorale internazionale dell’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti dell’uomo (Odihr) dell’Osce: “La mancanza di pluralismo ha giocato un ruolo significativo nel determinare la competitività in queste elezioni, e la limitazione della libertà di parola e la mancanza di possibilità di condurre assemblee in maniera pacifica ha ridotto gli spazi per le voci critiche”. Il ministro degli Affari Esteri kazako ha replicato a queste affermazioni sostenendo che quanto dichiarato dagli osservatori dell’Osce manca di obiettività.

Uno dei leader di Amanat, il partito di Tokayev, invita i compagni di partito ad applaudire all’annuncio della vittoria.

Cosa aspettarsi dal secondo mandato di Tokayev?

Secondo Benjamin Godwin, dopo questa rielezione Tokayev nominerà un nuovo governo di tecnocrati e membri del suo entourage presidenziale. L’idea è quella di un autoritarismo modernizzatore in stile cinese o singaporiano che si focalizzerà su riforme economiche e miglioramento della macchina amministrativa.

In economia, ci si aspetta che Tokayev cercherà di ridurre la presenza statale sul mercato. La liberalizzazione dei prezzi favorirà la crescita economica nel lungo periodo ma ci sarà anche un aumento dei prezzi dei consumi e conseguenti licenziamenti. La tassa sull’estrazione mineraria è stata già innalzata e sembra improbabile che nel paese arriveranno nuovi investitori, in particolar modo nel settore energetico, anche se la recente apertura all’Unione europea sulla fornitura di materiali per batterie elettriche potrebbe essere uno dei piani di lungo termine del regime.

A rallentare la crescita economica del paese sono soprattutto la corruzione e la forte presenza oligarchica, ma è improbabile che il dittatore kazako risolva questi problemi. Piuttosto, ci si aspetta che gli oligarchi vicini a Tokayev sostituiranno quelli di Nazarbayev.

Anche la questione geopolitica resta spinosa: Tokayev descrive Mosca come un alleato strategico, ma sostiene l’integrità territoriale dell’Ucraina e il regime di sanzioni occidentali. La situazione è precipitata in luglio quando una corte russa ha deciso unilateralmente la chiusura del Caspian Pipeline Consortium, l’oleodotto principale per l’esportazione di petrolio fuori dal Kazakhstan. Anche se la misura fosse stata diretta a danneggiare l’americana ChevronTexaco, il risultato sarebbe stato disastroso per l’economia kazaka.

Fortunatamente per Tokayev, a pochi giorni di distanza la corte ha convertito la chiusura in una multa amministrativa di 200mila rubli. Al momento l’integrità territoriale del Kazakhstan è garantita dalla Cina, e Tokayev sta promuovendo una politica estera multi-vettoriale in tutto e per tutto simile a quella di Nazarbayev.

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Gian Marco Moisè
Gian Marco Moisè

Ricercatore e divulgatore scientifico, esperto in relazioni internazionali, scienze politiche e dell'area dello spazio post-sovietico con un dottorato conseguito alla Dublin City University. Oltre all’italiano parla inglese, francese, russo, e da qualche mese studia romeno.