Come potrai immaginare, questo progetto ha dei costi, quindi puoi sostenerci economicamente con un bonifico alle coordinate che trovi qui di seguito. Ti garantiamo che i tuoi soldi verranno spesi solo per la crescita del progetto, per i costi tecnici e per la realizzazione di approfondimenti sempre più interessanti:

  • IBAN IT73P0548412500CC0561000940
  • Banca Civibank
  • Intestato a Meridiano 13

Puoi anche destinare il tuo 5x1000 a Meridiano 13 APS, inserendo il nostro codice fiscale nella tua dichiarazione dei redditi: 91102180931.

Dona con PayPal

Il pop-folk contagioso dei Katalena, alla conquista delle piazze europee

Se al cambio del millennio l’Inghilterra ha proposto il suono trip-hop dei Massive Attack e l’elettronica complessa degli Autechre e la Germania la neue deutsche härte dei Rammstein, potremmo dire che la Slovenia ha sfoderato il folk-pop intelligente dei Katalena. Si tratta di un gruppo musicale tanto particolare quanto ricco di spunti sia sul fronte della creatività sia su quello della rielaborazione delle musiche slovene più tradizionali.

Definendoli come la “miglior colonna sonora della musica popolare slovena del 21° secolo”, l’etnomusicologa e giornalista Katarina Juvančič ha così sancito:

combinando il meglio del repertorio musicale tradizionale sloveno, accuratamente selezionato dagli archivi, dai libri di canzoni e dai vecchi dischi in vinile, con solidi ritmi rock, suoni funky e abilità di arrangiamento degne di nota, i Katalena sono in grado di proporre uno stile post-folk rock più unico che raro.

Da quando hanno mosso i primi passi i Katalena hanno deciso di mettere il rispetto per i propri pubblici in cima alla lista delle regole da seguire (e in questo senso possono essere accostati persino ai monolitici The Cure di Robert Smith). E così, dopo averli apprezzati al festival “Zmaj ‘ma mlade” di Postumia nell’agosto del 2022 e in seguito, l’estate scorsa, pure sul caratteristico cortile carsico della Bunčetova domačija di Duttogliano, abbiamo pensato che sia giunto il momento di intervistarli.

Da dove trae spunto la vostra ricca produzione discografica?

La tradizione musicale slovena gioca un ruolo fondamentale nel nostro repertorio. Quando ci siamo formati nel 2001, abbiamo stabilito che uno dei nostri scopi principali sarebbe stato quello di ripescare, riproporre e rielaborare i motivi popolari, i suoni delle nostre terre e le musiche tradizionali slovene. Man mano, col passare degli anni, abbiamo scelto un percorso sempre più autorale. Il fine del nostro percorso creativo è rimasto però immutato: mantenere un dialogo solido con il nostro passato e le tradizioni popolari, per poter così meglio riflettere sul nostro presente attraverso la musica e con l’ausilio delle canzoni.

Nello specifico di cosa trattano le vostre canzoni?

I temi al centro dei brani sono molteplici e disparati. Spaziano dalle avventure ed esperienze personali delle persone comuni fino agli eterni quesiti esistenziali, destinati a rimanere per forza di cose senza una risposta finale. Va però fatta una precisazione. In genere non è affatto facile intavolare un discorso sulla canzone popolare. Il discorso si complica ulteriormente nel contesto sloveno, dato che è musicalmente e poeticamente particolarmente variegato.

Come gruppo prediligiamo una combinazione di stili che si intrecciano all’interno del nostro percorso e della nostra produzione: da un lato un’adesione fedele alla tradizione, al testo in sé ovvero al suono originale; dall’altro lato un approccio cantautorale puro, talvolta anche senza la necessità di scendere a compromessi. Una nostra costante è che ci mettiamo al lavoro solo dopo aver svolto una riflessione profonda e con un motivo ben preciso già in mente.

Katalena
Katalena (Ivian Kan Mujezinović)
Potete parlarci del vostro ultimo lavoro, il disco Kužne pesmi (“Canzoni contagiose”)?

Le canzoni che abbiamo inserito su questo album del 2021 sono state composte durante la scorsa pandemia. Abbiamo rispolverato un motivo antico, che riguarda l’esperienza storica della peste, riproposto però musicalmente attraverso un linguaggio contemporaneo, attuale. L’esperienza con la malattia, che ci segna interiormente, in un contesto epidemico assume la forma di un interrogativo sociale. Nel contesto epidemico di qualche anno fa i temi ed i racconti che parlano di contagi molto antichi sono diventati tutto d’un tratto molto attuali.

A giugno dell’anno scorso avete suonato al Museo delle culture europee a Berlino. Non è la prima volta che calcate palchi internazionali così importanti…

Vero. All’estero abbiamo fatto numerose esibizioni dal vivo. Abbiamo suonato sia in Europa sia al di fuori del nostro continente. Ci siamo esibiti anche in Italia, soprattutto nelle regioni del nord. Si è trattato però essenzialmente di singole date. In futuro ci piacerebbe fare una vera e propria tournée italiana, con più tappe, e, chissà, magari in futuro riusciremo a centrare questo obiettivo, realizzando il nostro desiderio. 

Parlando di musica ho riscontrato che vantate una preziosa collaborazione con Chris Eckman, musicista americano trasferitosi  in Slovenia. Cosa ha significato per voi la collaborazione con il suddetto artista?

La collaborazione con Chris Eckman sull’album Človek ni zver (2018) ci ha dato tanta soddisfazione. Per noi è stata un’esperienza davvero arricchente. Riteniamo che vanno colte tutte le possibilità di instaurare rapporti artistici con altri musicisti. Tra i sodalizi più significativi dei Katalena vorremmo menzionare la collaborazione con Aldo Ivančič, storico fondatore dei leggendari “Borghesia”, il quale ha prodotto il nostro quarto album dal titolo Cvik cvak! (2008) – un album dedicato interamente alla musica resiana.

Per ascoltare i Borghesia, scopri la nostra playlist di musica slovena contemporanea

In base al suo prezioso contributo in veste di produttore Aldo è stato in tutti i sensi il coautore dell’album. Sul fronte delle collaborazioni occorse negli anni menzioneremmo infine la violinista Jelena Ždrale, che è stata un componente aggiunto della nostra formazione per l’incisione dell’ultimo lavoro Kužne pesmi. Vogliamo continuare su questo prolifico sentiero.

Nel vostro opus c’è ampio spazio persino per la musica adatta ai più piccoli. Mi riferisco ai vostri album “Enci benci Katalenci” e “Kekec”. Cosa ci raccontate a tal proposito?

Necessariamente nella composizione della musica per i più piccoli teniamo conto del fatto che i bambini nell’ascolto delle canzoni le vivono e comprendono i testi a loro modo, dunque in maniera diversa dalla nostra. Ciò non significa affatto che le melodie ed i testi debbano essere semplificati. Riteniamo che i compositori debbano sempre rispettare il proprio pubblico. Questa regola vale ancor di più quando si tratta di un pubblico di bambini. Loro hanno la forza di esprimerti in modo diretto e di dirti senza mezzi termini quel che pensano della musica che suoni.

Si capisce che siete dei musicisti molto preparati,  vorrei perciò sapere cosa ne pensate dell’odierno mercato discografico. Come sono cambiati in Slovenia i modi di produrre ed ascoltare la musica?

La novità più importante non riguarda tanto la Slovenia e neppure l’Europa. L’abbandono del CD come supporto musicale è un cambiamento epocale su scala mondiale. Sono cambiati in modo significativo i modi di concepire ed ascoltare la musica e con loro la stessa produzione della musica. Sentiamo la mancanza dell’album che si presentava come un lavoro concettualmente unitario appartenente al singolo artista o all’ensemble di musicisti. La possibilità di poter ascoltare la musica su varie piattaforme non depone a favore di un ascolto di qualità della musica.

Mi spiego. L’album è un qualcosa di fisico, qualcosa di materiale che puoi toccare con mano, da vivere e che puoi persino analizzare. A differenza di quanto succedeva un tempo, mi sembra che il sistema delle piattaforme digitali e delle playlist indirizzino l’utente a riprodurre sempre le stesse scelte musicali. Oggi ascoltare la musica significa anche scegliere come farlo, prendendo una posizione netta.

Se quest’intervista ha suscitato la curiosità dei nostri lettori potete consigliare per finire qualche brano da cui iniziare l’ascolto dei Katalena?

Tra le canzoni del nostro repertorio che vi consigliamo sono: Lisica, Ta Aldowska, Čutim krvi utrip, Noč čarovnic e Ah, le kaj ti povem. Buon ascolto!

Condividi l'articolo!
Mitja Stefancic
Mitja Stefancic

Nato a Trieste, dopo gli studi conseguiti all’Università dell’Essex e all’Università di Cambridge, è stato cultore in Economia politica all’Università di Trieste. È stato co-redattore della rivista online di economia “WEA Commentaries” sino alla sua ultima uscita. Si interessa di economia, sociologia e nel tempo libero ha seguito regolarmente il basket europeo ed in particolare quello dell’ex-Jugoslavia nel corso degli ultimi anni. Ha tradotto per vari enti ed istituzioni atti e testi dallo sloveno all’italiano e dall’italiano allo sloveno.