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Espenhain, in lotta per l’ambiente

Il luogo più inquinato della Repubblica Democratica Tedesca. Mölbis, cittadina a sud di Lipsia in Sassonia, dalla fine dell’Ottocento era sede di alcune miniere di carbone sul sito di Espenhain. Una zona industriale, dove nella seconda metà degli anni Ottanta nacque un movimento che anticipò la “Friedliche Revolution” che contribuì alla fine del regime.

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Fumi e sostanze nocive

Dopo la distruzione seguita alla Seconda guerra mondiale, gli impianti industriali di Espenhain, che dal 2015 fanno amministrativamente parte del comune di Rothä, vengono prima acquisiti dalle autorità di occupazione sovietica e poi da quelle della DDR.

Negli anni Cinquanta a Espenhain viene prodotto l’8% dell’energia della DDR. Successivamente, accanto agli impianti per l’estrazione del carbone, né vengono costruiti quelli per la lavorazione del petrolio, poi abbandonati con la crisi petrolifera di inizio anni Settanta. Industrie estrattive e chimiche che lasciano una profonda traccia sulla vita e sulla salute degli abitanti.

A Espenhain c’è una nebbia quasi perenne, i livelli di inquinamento come alcune malattie respiratorie e della pelle sono molto più frequenti che in altri luoghi della Repubblica Democratica Tedesca.

Ambientalismo, tra parole e resistenza

Una situazione, quella di Espenhain su cui le autorità della DDR non intervengono, se non in maniera molto blanda.

Nello “Stato degli Operai e dei Contadini” la protezione dell’ambiente è stata però inserita nella Costituzione del 1968 a cui è seguita nel 1970 la Landeskulturgesetz, che si occupa di dare il quadro normativo necessario a raggiungere questo obiettivo. Nel 1972 la Repubblica Democratica Tedesca è diventato il primo Stato al mondo ad avere un ministero per la Salvaguardia dell’Ambiente.

Fuori dal circuito ufficiale il movimento ambientalista della DDR nasce sul finire degli anni Settanta. Le iniziative sono diverse. A Schwerin, nel nord del Paese, nel 1979 un gruppo di giovani, tra cui il diciassettenne Nikolaus Voss si propone di impiantare alberi per creare uno spazio verde nel neonato complesso di Grosser Dech. Ottengono l’appoggio del Partito e delle autorità locali che si appropriano dell’azione che farà scuola in altre località della DDR.

Nel 1981 a Wittenberg, la città dove Lutero espose le 95 tesi, un gruppo legato alla chiesa luterana locale organizzò la prima giornata senza auto della storia della Germania Est e, nel novembre dello stesso anno, a Lipsia viene fondato dagli studenti di teologia il cosiddetto Arbeitsgruppe Umwelt, il “gruppo di lavoro ambiente”. Tra i membri c’è anche Nikolaus Voss, trasferitosi nella città sassone. Organizzano seminario, giornate in bicicletta e creano anche una biblioteca su temi ambientali.

Anche nella zona di Espenhain, a Rothä, nasce nel 1982 un collettivo, il Christliche Umweltseminar Rötha (CUR), che nel giugno 1983 celebra la prima “messa per l’ambiente”, con il motto “il nostro futuro è già cominciato”. Tra gli animatori c’è Walter Christian Steinbach, un pastore luterano di Rothä. È lui a moderare le discussioni in occasione delle “messe per l’ambiente”, dove oltre a pregare, si pianto alberi e soprattutto si parla. Stando attenti ovviamente a non andare oltre.

Nuove resistenze tra Mölbis ed Espenhain

Negli anni Ottanta la consapevolezza ambientale aumenta nella DDR. Il 1986 è un anno fondamentale: avviene il disastro nucleare di Chernobyl/Čornobyl’, nell’allora Unione Sovietica, che le autorità della Germania Est minimizzano e perché a Mölbis, il paese adiacente agli stabilimenti di Espenhain arriva un nuovo pastore per la chiesa luterana locale.

Si chiama Karl-Heinz Dallmann e prima di venire a Mölbis ha lavorato in un piccolo centro ricreativo tra Lipsia e Dresda. Conosce perfettamente le condizioni di Mölbis anche perché ci passava spesso in treno e la sua domanda era sempre la stessa: come si fa a vivere in un posto così? Nonostante questo accetta.

L’arrivo di Dallmann cambia molto a Mölbis: la Chiesa, come in altri luoghi della DDR, diventa un luogo di dissidenza e di lotta al regime.

Nel cortile della casa parrocchiale diverse associazioni si ritrovano, vengono stampati volantini. Dallmann e alcuni fedeli compiono anche diversi pellegrinaggi. In uno di questi nella zona di Halde, nel 1987, per la prima volta hanno l’occasione di parlare in maniera pubblica delle sostanze nocive presenti a Mölbis e a Espenhain.

Un anno dopo, nel 1988, proprio nel periodo in cui la ZDF, il secondo canale della TV della Germania Ovest trasmetteva un documentario girato semiclandestinamente sull’inquinamento a Bitterfeld-Wolfen, nella DDR.

Dallmann e il Christliche Umweltseminar Rötha organizzano Eine Mark für Espenhain, una raccolta fondi per finanziare dei lavori nella zona industriale. Viene lanciata su uno dei volantini della parrocchia e presentata in una funzione a Deutzen e ogni donatore si segna su una lista. È la piú grande raccolta firme non autorizzata della storia della DDR.

Per quel tipo di iniziative i partecipanti possono essere accusati di “alto tradimento”.

Rapidamente si raggiungono 30mila firme e 30mila marchi. La Stasi inizia a interessarsi del lavoro del CUR, tanto che mette un suo agente davanti alla chiesa di Rothä. Alla riunificazione i soldi raccolti saranno 100mila marchi della DDR, 50mila con la valuta della Germania riunificata. 

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Vittoria

Al di là della cifra raccolta, che insieme al denaro di una fondazione di Amburgo costituirà il capitale iniziale della Zukunftsstiftung Südraum Leipzig, che oggi finanzia progetti ambientali nella regione, nell’agosto 1990 gli stabilimenti di Espenhain vengono spenti. Oggi la zona di Mölbis è stata completamente risanata e riqualificata, diventando un esempio, anche grazie alla lotta ai tempi della DDR.

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Roberto Brambilla
Roberto Brambilla

Classe 1984, nato a Sesto San Giovanni quando era ancora la Stalingrado d’Italia. Germanocentrico, ama la Spagna, il Sudamerica e la Mitteleuropa. Collabora con Avvenire e coordina la rivista Cafè Rimet. È autore dei volumi “C’era una volta l’Est. Storie di calcio dalla Germania orientale”, “Rivoluzionari in campo” e coautore di “Non solo Puskas” e “Quattro a tre”.