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Le conseguenze ambientali della crisi energetica in Moldova e Transnistria

di Margherita Gobbat*

Tra carenze di gas e prezzi dell’energia alle stelle, la Moldova si prepara alle prossime elezioni parlamentari di settembre, in un contesto di crescente tensione con la Federazione Russa e di insicurezza energetica. In questo scenario, le questioni ambientali ed energetiche sono diventate sempre più centrali.

Un aspetto cruciale riguarda la relazione della Moldova con la vicina Transnistria, regione che si è autoproclamata indipendente nel 1990, non solo per motivi legati alla fornitura energetica, ma anche in vista della transizione verso le normative ambientali dell’Unione Europea, che Chișinău è chiamata ad applicare, ma che non può controllare in Transnistria.

Nel frattempo, il governo moldavo osserva con attenzione l’andamento della guerra in Ucraina, consapevole che l’esito del conflitto influenzerà profondamente non solo la sicurezza nazionale, ma anche i delicati equilibri ambientali ed economici della regione.

Più in generale, la Repubblica Moldova sta affrontando un numero crescente di eventi climatici estremi, come alluvioni e scarsità d’acqua. Tutti fenomeni che hanno un impatto diretto sulla produzione agricola, con gravi perdite nei raccolti, in particolare per grano e mais.

Sebbene le terre agricole della Moldova siano tra le più fertili d’Europa, la scarsità d’acqua sta compromettendo la capacità di irrigazione, riducendo i rendimenti e rendendo sempre più difficoltosa la produzione di frutta, verdura e grano. In particolare, le regioni del sud, tradizionalmente agricole, sono particolarmente vulnerabili alla siccità. Mentre il sud della Moldova è storicamente la culla della viticoltura, l’incremento delle temperature e la diminuzione delle precipitazioni stanno gradualmente cambiando il panorama, aprendo nuove prospettive per la produzione di vino in zone un tempo meno adatte, come il nord del paese.

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Crisi energetica in Moldova: ne siamo fuori?

Il 1° gennaio 2025, Gazprom, l’azienda statale che detiene il monopolio russo del gas, ha sospeso le forniture alla Moldova, accusando Chișinău di non aver saldato un debito di 709 milioni di dollari per le forniture precedenti. Tuttavia, Chișinău contesta l’importo, sostenendo che il debito effettivo sia al massimo di 8,6 milioni di dollari.

A complicare ulteriormente la situazione, il 31 dicembre 2024 è scaduto il contratto quinquennale tra Gazprom e Naftogaz dell’Ucraina per il transito del gas verso l’Europa, inclusa la Moldova. Kyiv aveva già annunciato che non avrebbe rinnovato l’accordo dopo l’invasione russa nel 2022. Questa interruzione ha privato la Transnistria delle forniture di gas russo, fondamentali per il riscaldamento e la produzione di elettricità.

A partire da gennaio 2025, i blackout elettrici, inizialmente brevi, sono aumentati rapidamente, arrivando a durare oltre otto ore al giorno, rendendo difficile anche l’uso delle stufette elettriche. Inoltre, l’utilizzo di generatori a benzina/diesel aumenta il rischio di sversamenti accidentali.

Il 27 gennaio 2025, la Commissione europea ha annunciato un pacchetto di aiuti urgenti da 30 milioni di euro per supportare la crisi energetica in Moldova. Questo finanziamento è destinato all’acquisto di gas naturale dal mercato europeo o da fornitori ucraini, nonché al suo trasporto verso la regione della Transnistria, al fine di ripristinare le forniture di elettricità e riscaldamento per gli oltre 350mila abitanti dello stato separatista.

Dopo iniziali rifiuti, la Transnistria ha accettato l’aiuto della Moldova e dell’Ue nel ripristinare le forniture. Il primo marzo 2025, la compagnia energetica transnistriana Tiraspoltransgaz ha restituito a Moldovagaz i 3 milioni di metri cubi di gas naturale ricevuti in prestito, conformemente ai termini stabiliti dal contratto e dalle disposizioni, causando però un aumento delle tariffe per la popolazione locale. Nonostante il miglioramento della situazione, la Transnistria ha deciso di estendere la situazione di emergenza economica fino al 9 maggio.

In Moldova, durante la primavera e l’estate, è previsto un aumento della produzione di energia rinnovabile nei parchi fotovoltaici, che contribuirà a compensare parzialmente il deficit energetico derivante dalla chiusura degli impianti di cogenerazione. Tuttavia, si stima che l’80% del fabbisogno elettrico sarà soddisfatto tramite importazioni dalla Romania, la quale nel 2024 ha registrato prezzi dell’elettricità tra i più elevati nell’Unione Europea. Oltretutto, le autorità moldave stanno anche pianificando la costruzione di nuove centrali elettriche a Chișinău e a Bălți, nel nord del paese.

Gli effetti sociali della crisi

La crisi energetica ha avuto gravi ripercussioni sociali in Transnistria. A causa della mancanza di riscaldamento, tre persone sono decedute per intossicazione da monossido di carbonio mentre cercavano di riscaldarsi con mezzi improvvisati, e sono stati segnalati casi di ipotermia, soprattutto tra le fasce più vulnerabili della popolazione.

La maggior parte delle industrie della Transnistria ha interrotto la produzione, lasciando molti abitanti senza lavoro. Le scuole sono rimaste chiuse per diverse settimane, e negli ospedali sono state effettuate solo operazioni urgenti e visite di emergenza. Nei penitenziari, oltre 4mila detenuti sono stati lasciati al freddo a causa della mancanza di riscaldamento. ​

Nel frattempo, in Moldova, l’aumento dei prezzi delle bollette – con incrementi fino al 75% per l’elettricità –  e l’inflazione correlata hanno spinto il governo a fornire sussidi per alleviare i costi energetici, finanziati in parte dall’Unione Europea. Questi aiuti hanno mirato a sostenere la popolazione in un periodo di grave difficoltà economica, ma l’incertezza continua a persistere, soprattutto in un contesto di inflazione crescente e bassa crescita dei salari reali.

Le ripercussioni ambientali della crisi

Quest’ultima crisi energetica sta avendo ripercussioni significative anche sull’ambiente, soprattutto a causa dell’aumento dell’inquinamento atmosferico legato all’uso del carbone e dell’incremento del disboscamento.

Disboscare per riscaldarsi

A causa delle difficoltà economiche e della scarsità di energia, molte famiglie moldave e transnistriane hanno dovuto ricorrere alla legna come principale fonte di riscaldamento. Questo fenomeno ha innescato una maggiore domanda di legname, alimentando un aumento del disboscamento illegale nelle zone boschive del paese. L’incremento del taglio di alberi per soddisfare la necessità di legname è stato dettato anche dal basso costo di questa materia prima, poiché l’acquisto di altre forme di combustibile è diventato economicamente insostenibile per molte famiglie.​

Questo fenomeno compromette l’allineamento della Moldova agli obiettivi di sviluppo sostenibile. Per affrontare tali problematiche, il governo moldavo ha avviato politiche volte alla creazione di barriere forestali protettive, con l’obiettivo di salvaguardare i terreni agricoli e le risorse idriche, prevenendo l’erosione del suolo. Tuttavia, gli interventi finora realizzati si sono rivelati poco efficaci nel promuovere un rimboschimento significativo del paese.

L’aria più inquinata a causa del massicio uso di carbone

L’interruzione delle forniture di gas naturale dalla Russia ha costretto la Transnistria a ricorrere al carbone per alimentare le centrali termiche, con conseguente aumento dell’inquinamento atmosferico. La combustione del carbone rilascia infatti grandi quantità di anidride carbonica e altre sostanze nocive, danneggiando sia l’ambiente che la salute umana.

Le scorte limitate di carbone, tuttavia, hanno permesso solo un funzionamento parziale delle centrali, con frequenti interruzioni dell’energia elettrica e del riscaldamento, causando disagi rilevanti alla popolazione.

La centrale termica di Rîbnița, situata lungo il fiume Nistro, continua a operare utilizzando carbone e gasolio, contribuendo all’aumento delle emissioni di gas serra e inquinanti atmosferici. Inoltre, la fonderia di Rîbnița rappresenta una fonte cruciale di valuta estera per la Transnistria, poiché i prodotti siderurgici vengono esportati, principalmente verso i mercati europei, sostenendo il rublo transnistriano.

Anche la centrale termoelettrica di Cuciurgan (MGRES) è stata alimentata a carbone durante la crisi. Privatizzata nel 2004 e successivamente passata sotto il controllo di una compagnia statale russa, questa centrale è ancora al centro di contenziosi con Chişinău, che considera illegale la vendita dell’impianto. Essa rappresenta una delle principali fonti di elettricità per la Moldova.

Nonostante le difficoltà, la Moldova ha evitato un ricorso su larga scala all’uso del carbone. Le autorità hanno così adottato misure di risparmio energetico, come la riduzione dell’illuminazione pubblica e l’acquisto di elettricità dalla Romania, per far fronte alla carenza di energia.

crisi energetica in Moldova
Chişinǎu, 15 gennaio 2025. Visibile all’orizzonte lo smog (Meridiano 13/Margherita Gobbat)

La diga di Dubǎsari e le acque inquinate del Nistro

In Transnistria e in Moldova, la rete idrica dipende dall’energia elettrica per il suo funzionamento: i blackout prolungati possono compromettere l’accesso all’acqua potabile. Ad esempio, ospedali e scuole senza energia non sono in grado di garantire standard igienici adeguati.

La diga di Dubăsari, situata sul fiume Nistro, è fondamentale per la regolazione del flusso d’acqua e la produzione di energia idroelettrica. Durante la crisi, la gestione della diga è diventata più complessa a causa della scarsità di risorse e della necessità di bilanciare la produzione di energia con le esigenze idriche.

Sebbene non direttamente causata dall’ultima crisi energetica, la grave crisi ambientale che oggi affligge il bacino del fiume Nistro è strettamente correlata a essa. Il Nistro, essenziale per l’approvvigionamento idrico della Moldova e di una parte significativa dell’Ucraina, è soggetto a pressioni crescenti dovute a cambiamenti climatici, inquinamento e gestione transfrontaliera complessa.

Secondo l’OSCE (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa), le previsioni indicano che le variazioni climatiche potrebbero influenzare il volume e la distribuzione stagionale della portata del fiume, aumentando la frequenza e l’intensità di inondazioni e periodi di siccità, e creando problemi legati alla scarsità idrica, inclusi il deterioramento della qualità dell’acqua e degli ecosistemi del bacino del fiume.

Secondo le valutazioni effettuate in base agli standard Ue, il 94% dei corpi idrici presenti è considerato a rischio di non raggiungere uno stato ecologico soddisfacente. Nessun tratto del bacino, infatti, è classificato come “privo di rischio”. Particolarmente vulnerabili risultano essere i torrenti e gli affluenti minori, molti dei quali sono ormai prossimi a prosciugarsi e necessitano di interventi urgenti di riqualificazione per evitare danni irreversibili.

Le cause di tale degrado ambientale sono molteplici e interconnesse: tra queste, il rilascio diretto di acque reflue domestiche e urbane nei corsi d’acqua naturali, l’attività agricola che riversa fertilizzanti chimici e scarti animali nei fiumi, e il trattamento insufficiente – o del tutto assente – degli scarichi industriali e del settore energetico.

A dimostrazione della precarietà della situazione, nel periodo tra agosto 2024 e gennaio 2025, la Missione dell’OSCE in Moldova ha rimosso 111 tonnellate di sostanze chimiche pericolose dalla riva destra del fiume, contribuendo alla protezione ambientale transfrontaliera.

Il futuro del corso d’acqua e di conseguenza la sicurezza idrica della regione, dipenderà dalla capacità di affrontare con decisione queste sfide ambientali, adottando strategie di protezione efficaci e coordinate tra organizzazioni internazionali e enti locali.

crisi energetica in Moldova
Il Nistro a Dubasari, settembre 2024 (Meridiano 13/Margherita Gobbat)

Un futuro incerto: la necessità di cooperazione internazionale

Nonostante gli sforzi della Moldova per adottare politiche ambientali conformi agli standard dell’Unione Europea, il governo di Chișinău non esercita alcun controllo sulla Transnistria, dove l’industria pesante opera senza vincoli ambientali. Molte fabbriche locali ignorano le normative sulle emissioni e sui rifiuti, ostacolando gli sforzi della Moldova nel raggiungere i propri obiettivi climatici. Ad esempio, la Transnistria non ha implementato misure significative per ridurre le emissioni di gas serra, che continuano a crescere a causa dell’uso di tecnologie obsolete e dell’impiego del carbone.​

Inoltre, la Moldova deve affrontare l’eredità militare delle 20mila tonnellate di armi e munizioni stoccate a Cobasna, in Transnistria, a soli due chilometri dal confine con l’Ucraina. Questo arsenale, risalente al periodo sovietico, rappresenta un grave rischio per la sicurezza, considerando la vicinanza a un conflitto militare in corso. Poiché non può essere trasferito altrove, il rischio di una possibile esplosione potrebbe causare un disastro sia umanitario che ambientale. L’area è stata definita una delle più pericolose dell’ex Unione Sovietica, con potenziali impatti che vanno dalla contaminazione del suolo alla diffusione di sostanze tossiche nei corsi d’acqua.​

La crisi energetica ha messo in luce le gravi vulnerabilità della Moldova. Dal 2022, il paese ha registrato un aumento vertiginoso dei prezzi dell’energia, mentre l’approvvigionamento di gas naturale dalla Russia è diminuito drasticamente, costringendo la Moldova ad acquistare energia da altri paesi. Secondo l’Agenzia internazionale per l’energia (AIE), la Moldova dipende per il 90% dalle importazioni di energia, rendendo il paese particolarmente vulnerabile alle fluttuazioni dei prezzi internazionali e alle crisi geopolitiche.​

Per affrontare queste sfide, è fondamentale promuovere un’integrazione più forte con le reti energetiche europee. Secondo un rapporto della Commissione europea, l’allacciamento della Moldova alle infrastrutture energetiche dell’Unione Europea potrebbe ridurre i costi energetici del 25% entro i prossimi cinque anni, aumentando anche la sicurezza energetica della regione.​

Anche la situazione in Transnistria rimane complessa. Nonostante la storica alleanza tra Tiraspol e Mosca, anche la Transnistria ha sperimentato la vulnerabilità della sua dipendenza energetica dalla Russia. La crisi ha evidenziato come, nonostante i legami politici, la Russia possa utilizzare le forniture energetiche come strumento di pressione, mettendo in discussione la sicurezza energetica della Transnistria stessa.​

Per affrontare efficacemente le sfide economiche, sociali e ambientali, è essenziale che le autorità locali e le organizzazioni internazionali collaborino strettamente, sviluppando non solo politiche comuni, per quanto possibile, ma anche progetti internazionali mirati. Questi piani dovrebbero promuovere una gestione sostenibile delle risorse energetiche e prevenire futuri disastri ambientali, garantendo così la sicurezza e il benessere delle popolazioni della regione.

Questo articolo è stato realizzato nell’ambito del progetto PRELAB.

* Margherita Gobbat è ricercatrice al Center for Social Sciences di Tbilisi e dottoranda alluniversità di Brema. Dal 2018 si sposta tra vari paesi dellest Europa.

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