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“Chłopi” e non solo: come i contadini riconquistano la Polonia

Chłopi (pronunciasi “huopi”, con l’acca aspirata) è l’appellativo con cui venivano indicati in Polonia gli abitanti delle campagne fino a qualche decennio fa. Ad oggi il termine non è più utilizzato nel linguaggio comune – non con questa accezione, almeno – ma è stato recentemente rivitalizzato dalla cultura pop, con grande successo in patria e all’estero.

Un film su tela

Parliamo in particolare di Chłopi (I contadini, appunto), film del 2023 diretto da DK Welchman e Hugh Welchman. I cinefili più attenti ricorderanno i due registi per la direzione di Loving Vincent, primo lungometraggio d’animazione della storia completamente dipinto. Il secondo film della coppia – nel cinema e nella vita – segue le stesse modalità tecniche e stilistiche: nell’arco di due anni, circa duecento giovani artisti di talento provenienti da Polonia, Serbia, Lituania e Ucraina, hanno creato più di 1.800 quadri fisici a olio, da cui sono stati dipinti e animati più di 40mila fotogrammi.

Il film è tratto dal romanzo omonimo dello scrittore polacco Władysław Reymont (1867-1925), il quale ricevette il Nobel per la letteratura nel 1924 proprio per la sua epopea contadina. Ritrae la vita di una comunità contadina polacca nel corso di quattro stagioni – autunno, inverno, primavera, estate. Il racconto segue la vicenda di Jagna, una giovane donna determinata a forgiare la propria strada all’interno dei confini di Lipce – focolaio di pettegolezzi e faide continue, tenuto insieme, ricchi e poveri, dall’orgoglio per la propria terra, dall’adesione a tradizioni colorate e da un patriarcato profondamente radicato.

Quando Jagna si ritrova tra i desideri contrastanti del più ricco agricoltore del villaggio, del suo figlio maggiore e di altri uomini di spicco della comunità, la sua resistenza la mette in tragica rotta di collisione con la comunità che la circonda.

L’opera è una descrizione di un mondo rurale aspro, ricco di tradizioni, caratterizzato da una grande fatica e costellato da illusioni, offrendo uno spaccato storicamente accurato e preciso della Polonia post-rivoluzione industriale. L’unicità cinematografica del prodotto fa il resto, creando un forte colpo d’occhio di colori e luci che non possono lasciare indifferenti.

Uno sciovinismo intramontabile

Chłopi è ambientato in un piccolo villaggio polacco chiamato Lipce. Reymont era originario di Kobiele Wielkie, un paesino di 800 abitanti nel Voivodato di Łódź; a un centinaio di chilometri da Kobiele Wielkie si trova proprio il villaggio di Lipce, che negli anni Ottanta ha cambiato nome in Lipce Reymontowskie in onore dello scrittore che gli donò fama perpetua. Tuttavia, Lipce Reymontowskie differisce in diversi dettagli dal racconto di Reymont, il quale si è più probabilmente avvalso del nome per rappresentare lo stereotipo del tipico borgo rurale polacco dell’epoca, senza voler necessariamente riflettere un’ambientazione reale.

Ciononostante, quando nel 2020 gli studenti della sede di Breslavia dell’Accademia delle Arti Teatrali di Cracovia hanno messo in scena una rivisitazione dell’opera di Reymont, facendo pronunciare a Jewka – un personaggio da loro introdotto – la frase “Tutta Lipce nella mia figa”, la reazione del sindaco di Lipce, Marek Sałek, è stata perentoria. Il primo cittadino ha inviato una lettera al vice primo ministro, chiedendone un intervento mirato contro la rappresentazione teatrale che, a suo dire, sarebbe stata “inquietante”. Piccolo particolare: a suo stesso dire, Sałek non avrebbe nemmeno visto lo spettacolo, ma ne avrebbe solo letto dai giornali, in particolare dai giornali che sostenevano il governo, e che non hanno mancato di creare un caso.

Il conservatorismo e lo sciovinismo che trasudano da questi fatti – oltre che il tentativo di messa all’indice dell’arte e della cultura – avrebbero forse fatto storcere il naso a Reymont stesso, tra i più eminenti esponenti della Młoda Polska (Giovane Polonia), un’avanguardia artistica, letteraria e musicale attiva tra il 1890 e il 1918. Gli esponenti del movimento si opponevano all’ipocrisia della società borghese, convinti che l’industrializzazione e il consumo stessero portando al logoramento del mondo occidentale, e auspicavano la nascita di nuovi valori morali. Per chi è avvezzo a un po’ di filosofia ottocentesca, non sarà difficile cogliere qualche sfumatura nietzschiana, così come un certo pessimismo schopenhaueriano, entrambi presi ad ispirazioni da molti rappresentanti della corrente.

Qualcuno ha detto Oscar?

A fine settembre 2023, due settimane prima delle elezioni, la Commissione Oscar polacca ha ufficialmente selezionato Chłopi per rappresentare la Polonia nella categoria internazionale agli Oscar 2024. La grande sconfitta di questa selezione è stata Agnieszka Holland con il suo film Zielona granica (Il confine verde), film che critica duramente il trattamento riservato ai migranti che chiedono di entrare in Polonia dalla Belarus’. Del film, delle aspre critiche che ha ricevuto dal governo precedente e dei tentativi di censura, avevamo parlato qui.

Agnieszka Holland si è detta non sorpresa della decisione, affermando che votare per il suo film avrebbe richiesto un notevole coraggio individuale da parte dei membri della commissione che dipendono dai finanziamenti dell’Istituto cinematografico statale, aggiungendo di aver vissuto abbastanza a lungo sotto la Repubblica Popolare Polacca da non essere sorpresa da soluzioni così conformiste.

Se vi state chiedendo perché non trovate Chłopi tra i titoli candidati all’Oscar, è bene che sappiate che il titolo è stato scartato nelle selezioni di gennaio, nell’identificazione delle nomination finali.

Chłopi e Chłopomania

Molte opere che si inseriscono nel movimento della Giovane Polonia sono caratterizzate dal fascino per l’energia contadina, la naturalezza e la semplicità della vita. Questa tendenza è spesso riferita come “mania contadina” (chłopomania), ovvero l’idealizzazione esagerata e ingenua dei contadini e della vita rurale da parte dell’intellighenzia polacca e ucraina, a cavallo tra i due secoli. I cittadini – nel senso stretto del termine – anelavano una vita più attiva rispetto a quella comoda e stagnante delle metropoli, convinti che la faticosa quotidianità contadina e il contatto con la nature potessero dare nuovo slancio alla produzione intellettuale.

„Czeszącą się” di Władysław Ślewiński. In una scena di Chłopi, Jagna si pettina i capelli allo stesso modo.
Czeszącą się di Władysław Ślewiński. In una scena di Chłopi, Jagna si pettina i capelli allo stesso modo.

Ultimamente nella sempre più urbanizzata Polonia si discute molto di un ritorno della mania contadina. Solo nel 2023, tre film, una serie tv e un libro hanno avuto per protagonisti o co-protagonisti proprio il mondo agricolo del passato, in maniera molto diversa tra loro.

C’è chi ha esplorato le fronde del nazionalismo polacco con una commedia in 8 puntate ambientata nel 1670, data che dà il titolo alla serie (disponibile su Netflix), dove i contadini sono rappresentati come dei superstiziosi ingenui al servizio del nobile di turno, ma molto attenti ai loro bisogni. In 1670 c’è una grande presa in giro della destra polacca (e non) di oggi e di ieri: il Medioevo mentale, un sovrano stupido, una Chiesa avida, fango, schizzi di sangue e scherno di duelli cavallereschi.

Per quanto riguarda i lungometraggi, invece, oltre a Chłopi troviamo KOS e Znachor: il primo, che si concentra sull’insurrezione capeggiata dal generale polacco Tadeusz Kościuszko, mostra sicuramente in modo schietto, a volte persino brutale, quanto terribili fossero i rapporti tra nobiltà e contadini nella Polonia post-spartizione all’inizio della primavera del 1794. Il secondo, invece, è il terzo adattamento sul cinematografico del romanzo di Tadeusz Dołęga-Mostowicz del 1937, il quale racconta di un famoso chirurgo che soffre di amnesia e, non ricordando la sua identità, vaga per i villaggi di contadini, innamorandosi della vita rurale.

Infine, un libro ha conquistato gli scaffali delle librerie in Polonia nell’autunno 2023: parliamo di Chłopki ovvero Donne contadine, un reportage della scrittrice che descrive la vita delle “nostre nonne” nelle campagne polacche a cavallo tra il XIX e il XX secolo, e poi nella Seconda Repubblica Polacca, coprendo un periodo di circa cinquant’anni, due generazioni. Il libro è diventato in breve tempo un best seller soprattutto tra i giovani, che hanno scoperto i (terribili) dettagli della realtà contadina nel Novecento, della quale i loro nonni e bisnonni spesso non parlano volentieri. Soprattutto tra le donne, come sempre maggiormente penalizzate da una società profondamente patriarcale e maschilista.

L’importanza dei chłopi oggi: la forza politica dei rolnicy

In Polonia, la popolazione rurale ammonta circa al 40% della popolazione totale, rendendo il paese centroeuropeo uno dei meno urbanizzati in Europa. L’agricoltura polacca rappresenta il 2,1% del valore aggiunto al PIL del paese (un dato superiore alla media dell’Ue) e la Polonia è tra i principali produttori di cereali dell’Ue, con raccolti di gran lunga superiori al consumo interno.

Dopo la Prima guerra mondiale, i contadini polacchi si organizzarono in un partito di forte ispirazione rurale, il PSL (Partito Popolare Polacco). Svuotato della sua sostanza dal regime a partito unico della Polonia comunista, è tornato in auge al fianco del celebre sindacato Solidarność dopo il 1989, governando – come partito minoritario – con i socialdemocratici, mantenendosi sempre su posizioni cristiano-democratiche, conservatrici, ma sostenendo un forte welfare state e il rispetto dell’ambiente. Nel 2006, la fazione più a destra del PSL lascia il partito per fondare Piast, un partito che governerà con il PiS durante i suoi 8 anni al potere, mentre il PSL prenderà posto all’opposizione.

Durante le elezioni 2023, la coalizione Terza Via composta dal PSL e da Polonia 2050 ha ottenuto un inatteso exploit di voti, risultando la terza forza più votata, ed entrando nell’alleanza di governo. Il PSL è riuscito così a conquistare 4 importanti ministeri, ovvero: difesa, infrastrutture, sviluppo, e agricoltura. Quest’ultimo, in particolare, occupato da Czesław Siekierski, ha l’arduo compito di barcamenarsi tra le proteste degli agricoltori polacchi contro l’importazione del grano ucraino. Le manifestazioni vanno ormai avanti da un anno e stanno rendendo tesissimi i rapporti tra Polonia e Ucraina, così come tra Polonia e Ue. I contadini bloccano il traffico al confine, rovesciano carichi di prodotti ucraini, e chiedono l’abolizione del Green Deal europeo.

Un gruppo di manifestanti si dirige verso la protesta degli agricoltori (una volta "chłopi") a Varsavia il 27 febbraio 2024.
Un gruppo di manifestanti si dirige verso la protesta degli agricoltori (una volta chłopi) a Varsavia lo scorso 27 febbraio.
(Meridiano13/Oscar Luigi Guccione)

Insomma, che siano chłopi, rolnicy, peasants o contadini, le campagne rappresentano ad oggi uno spazio politico fondamentale per la politica e la società polacca, con il cui fermento ogni governo è costretto a fare i conti, se vuole avere qualche speranza di restare a galla.

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Oscar Luigi Guccione
Oscar Luigi Guccione

Laureato in European and Global Studies, ha trascorso due anni in Polonia, prima a Cracovia per studio, poi a Danzica lavorando per la Thomson Reuters. Ha scritto una tesi di laurea magistrale sulla securitizzazione della gestione della pandemia da coronavirus in Polonia, e una tesi di master sull’infuenza politica della Conferenza di Helsinki in Polonia negli anni Settanta ed Ottanta