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I turbolenti periodi pre- e post- dissoluzione della Repubblica Federale Socialista di Jugoslavia sono stati tempi di cambiamenti non solo in ambito socioeconomico e politico, ma anche in ambito culturale, in particolare per quanto riguarda la musica. All’ombra di movimenti come quelli della Novi Talas (la nuova ondata del rock jugoslavo) e ai generi quali il cantautorato e la musica popolare (i cosiddetti narodnjaci), si è sviluppata una scena musicale destinata a entrare di prepotenza nel mainstream, ovvero sia il cosiddetto turbofolk. Di tutti gli artisti di questo genere ce n’è una che ha dominato e continua a dominare tutt’oggi la scena in questione, cioè Svetlana Ražnatović, semplicemente nota come Ceca.
Ražnatović non è il vero cognome di Ceca, perché l’artista nasce Svetlana Veličković il 14 giugno 1973 a Žitorađa, una cittadina di poco meno di tremila abitanti nel sud della Serbia.
Fin dalla tenera età si capisce che ha un talento distinto per la musica e l’inizio della sua carriera musicale sembra uscito direttamente da un film. All’età di tredici anni, ovvero nel 1986, si trova in vacanza con i suoi genitori sul litorale montenegrino quando si esibisce nell’albergo nel quale alloggiano. La sua esibizione viene notata da tale Mirko Kodić – uno dei più grandi fisarmonicisti della scena della musica popolare – grazie al quale due anni dopo, nel 1988, incide il suo primo album Cvetak Zanovetak (letteralmente “bocciolo” in italiano).
Con il singolo omonimo si presenterà lo stesso anno al Festival della Musica Popolare di Ilidža, a Sarajevo, dove otterrà il primo posto prendendo definitivamente la rampa di lancio verso la popolarità.
Un apice dal quale non scenderà più
Già nel 1989 registra il suo secondo album Ludo Srce (“Cuore Pazzo”) nel quale sono contenute le due hit Lepotan (“Belloccio”) e Zabraniću srcu da te voli (“Vieterò al cuore di amarti”).
L’ascesa definitiva avviene l’anno successivo con l’album Pustite me da ga vidim (“Lasciatemelo vedere”) che vende 350mila copie in tutta la Jugoslavia, rendendola così la nuova stella della scena folk nazionale.
Sull’onda del successo di Pustite me da ga vidim fa uscire nel 1991 Babaroga, il quale contiene canzoni diventate poi grandi successi come Volim te (“Ti amo”), Bivši (“Ex”) e Hej vršnjaci (“Ehi colleghi”).
Iniziano i primi concerti…
Negli anni successivi Ceca inizia una collaborazione con due grandi nomi della produzione musicale del periodo, ovvero sia Aleksandar Radulović – chitarrista, ex membro delle band Zana e Zamba – e la moglie Marina Tucaković, famosa paroliere scomparsa recentemente.
Nel 1993 esce il suo quarto album Šta je to u tvojim venama (“Cos’hai nelle tue vene”), nel quale è contenuta la hit Kukavica (“Codarda”). Due canzoni di questo album sono state composte dal bosniaco Edin Dervišhalidović, conosciuto come Dino Merlin, uno dei più grandi cantautori della scena jugoslava prima e bosniaca poi.
Sempre nel 1993 Ceca tiene il suo primo concerto allo stadio Tašmajdan di Belgrado al quale accorrono 12mila persone.
…anche al fronte
Mentre Ceca raggiunge la fama, la Jugoslavia è piombata nella guerra civile con gli scontri che impazzano sia in Croazia che in Bosnia ed Erzegovina. Nel primo dei due conflitti viene “coinvolta” anche la cantante che, l’11 ottobre 1993, viene chiamata dalla Srpska dobrovoljačka garda (Guardia volontaria serba) a esibirsi come supporto alle truppe a Erdut, in Croazia. Durante questa occasione fa la conoscenza del comandante, nonché fondatore delle forze paramilitari in questione, Željko Ražnatović, meglio conosciuto con il soprannome di Arkan.
La definitiva consacrazione
Nel 1994 viene rilasciato il suo sesto album in otto anni dal titolo Još spavam u tvojoj majci (“Dormo ancora con la tua maglietta”). L’anno della definitiva consacrazione è quello successivo, il 1995, che inizia con il matrimonio tra l’artista e Arkan, definito dai media serbi come “l’evento del decennio”, tanto da essere trasmesso in diretta sulla televisione di stato RTS.
Da quel momento in poi prende il cognome del marito – Ražnatović – e cementa il suo posto nella scena del jet-set serbo.
Successivamente esce il suo settimo album Fatalna ljubav (“Amore fatale”), nel quale è contenuta la sua più grande hit di sempre, Beograd (“Belgrado”), che racconta il suo amore per la capitale serba che l’ha adottata dall’inizio della sua carriera. Nello stesso anno tiene il suo secondo concerto all’interno dell’Hala Pionir, palazzetto di Belgrado celebre per essere la casa del basket della città.
Dall’album successivo del 1996 Emotivno Luda (“Emotivamente pazza”) esce la canzone Kad bi bio ranjen (“Se ti ferissi”), una ballata che racconta la propria devozione al marito Arkan che è stato impegnato tra un crimine di guerra e l’altro nei conflitti in Croazia e Bosnia.
Segue l’anno successivo l’uscita del suo nono album Maskarada (“Mascherata”): il disco non ha molto successo, dato che la sua promozione è stata interrotta a causa della campagna di bombardamenti della Nato sulla Jugoslavia che dura dal marzo al giugno del 1999.
Ritiro forzato
Alla fine dello stesso anno, esce il decimo album della sua carriera Ceca 2000. Il seguito dell’uscita dell’album è caratterizzato dal ritiro a vita privata di Ceca: il 15 gennaio 2000 il marito Arkan viene assassinato in un agguato all’Hotel Intercontinental di Belgrado, con l’ex comandante che muore tra le braccia della cantante durante il viaggio in ospedale. Per quasi due anni Ražnatović scompare dalla scena pubblica rimanendo nella sua villa situata in via Ljutica Bogdan, nella capitale serba.
Il grande ritorno
Nell’ottobre del 2001 Ceca ritorna con l’uscita del suo undicesimo album Decenija (“Decennio”), disco nel quale sperimenta anche con altri generi musicali, come la tecno utilizzata nella hit 39,2. L’album è un grandissimo successo commerciale, superando il mezzo milione di copie vendute. È considerato il miglior album della sua carriera, nel quale molte canzoni parlano della scomparsa del marito, quali Dragane moj (“O mio Dragan”), la title track Decenija, Zabranjeni Grad (“Città proibita”) e Zadržaću pravo (“Manterrò il diritto”).
Ceca cementa il suo ritorno nella scena pubblica con un concerto tenutosi il 15 giugno 2002 allo stadio Rajko Mitić (il celebre Marakana, casa della Stella Rossa) di fronte a 80mila spettatori.
Nel 2004 rilascia il dodicesimo album Gore od ljubavi (“Peggio dell’amore”), seguito nel 2006 da Idealno loša (“Idealmente cattiva”) che presenta con un concerto a Ušće, quartiere di Belgrado dove confluiscono la Sava e il Danubio. Si stima che poco meno di 100mila persone abbiano preso parte all’evento.
La seconda pausa e il secondo ritorno
Ceca, dopo l’uscita di Idealno loša si ferma con la produzione di nuovi album. In quel periodo esce con solo tre altre canzoni, tutte in collaborazione con altri artisti: nel 2007 con Vreme za ljubav ističe (“Scade il tempo dell’amore”) con Oliver Mandić, Ne idi od mene zlato moje (“Non andartene da me oro mio”) insieme a Mirjana Škorić, mentre nel 2009 duetta insieme a Slobodan Vasić in Ko na grani jabuka (“Come sul ramo di un melo”, canzone originariamente del 1992) in un’ospitata nel programma Zvezde Granda, uno dei talent show canori più popolari della regione. Nel 2011 arriva il quattordicesimo album Ljubav živi (“L’amore vive”) che viene promosso con una tournée l’anno successivo.
Nel 2013 esce il suo quindicesimo album, Poziv (“Chiamata”). Il 28 giugno dello stesso anno si esibisce di fronte a quasi 150mila persone a Ušće, abbattendo tutti i record di affluenza per un concerto in quella parte del mondo.
L’ultimo album a opera di Ceca, dal titolo Autogram (“Autografo”), esce nel 2016. Da allora ha continuato a lavorare nel mondo dello spettacolo, principalmente in quello televisivo: a livello musicale sono usciti solamente cinque nuovi singoli, due nel 2017 e gli ultimi tre durante il 2024.
Le ragioni del successo
Svetlana Ražnatović è di gran lunga l’artista turbofolk più seguita e amata in tutti i Balcani occidentali. Ci sono tantissimi artisti di quella scena musicale, ma qual è il segreto della sua fama? Perché piace così tanto al pubblico? La risposta sta innanzitutto nella sua ascesa alla celebrità: ha raggiunto il suo apice durante un periodo turbolento, quello delle guerre jugoslave, e grazie al fatto che, da ragazzina originaria di un ambiente modesto, è riuscita, con la sua musica, a ottenere la popolarità. È diventata il simbolo di una nuova era, della “rinascita” dello Stato serbo, a dimostrazione che chiunque possa ambire alla fama grazie a mezzi come la musica e non solamente il duro lavoro.
In questo caso, l’elefante nella stanza risiede nella figura del marito Željko Ražnatović: la sua influenza ai piani alti dei governi dell’epoca ha dato man forte all’ascesa di Ceca verso la fama e la popolarità, monopolizzando la sua presenza nella scena musicale serba di quel periodo. Le controversie che circondano la cantante sono molteplici: da un suo presunto coinvolgimento nell’omicidio del primo ministro Zoran Đinđić avvenuto nel 2003 e i conseguenti collegamenti a membri di grosse bande criminali, alla gestione della squadra di calcio di proprietà del marito, il FK Obilić, con le accuse di appropriazione indebita relativa alla vendita di dieci calciatori.
La presenza mediatica di Ceca continua a essere imperante anche al giorno d’oggi, con i suoi ruoli di giudice nei due principali talent show canori serbi (Pinkove Zvezde e Zvezde Granda) e con il Ceca-šou, reality che a partire dal 2022 segue la vita della cantante e dei due figli, Veljko e Anastasija.
Nel 2021 il canale televisivo N1 le ha dedicato una puntata della serie di documentari intitolata Junaci Doba Zlog (“Eroi dell’epoca del male”) nella quale venivano presentati tutti i fatti controversi che hanno distinto e continuano a distinguere la carriera di Ceca. Il reportage è stato trasmesso nel giugno del 2021, anche se l’avvocato della cantante Radomir Munižaba aveva richiesto, tramite un comunicato ufficiale, di non trasmettere l’episodio in quanto “i protagonisti della serie sono tutti rappresentati in cattiva luce”.
La sua forza è il continuare a essere presente nella vita pubblica serba, diventando uno status symbol al quale possono ambire tantissime persone e che fanno di lei un pilastro della cultura conservatrice del paese grazie alla sua immagine di madre e di devota cristiana ortodossa.
Un’immagine che sembra essere continuativamente spinta grazie ai propri legami con il potere: non ha mai nascosto il supporto, in tempi recenti, al presidente Aleksandar Vučić e alla classe dirigente del paese, cosa che permane dalla sua ascesa alla celebrità, diventando una stella la cui luce non sembra destinata ad affievolirsi nonostante tutte le controversie.
Laureato in Scienze della Comunicazione, si occupa principalmente di calcio e basket specificatamente nell'area balcanica, avendo vissuto in Serbia nel periodo tra agosto 2014 e luglio 2015. Ha collaborato da giugno 2020 a dicembre 2021 con la redazione sportiva di East Journal. É co-autore del podcast "Conference Call" e autore della rubrica "CoffeeSportStories" sul podcast "GameCoffee". Da agosto 2022, collabora con la redazione sportiva della testata giornalistica "Il Monferrato".