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Da giovane allenatore Bogdan Tanjević ha vinto col suo Bosna il titolo del campionato jugoslavo (YUBA Liga) e la Coppa dei Campioni nel 1979. In seguito, in Italia è stato, tra l’altro, allenatore della Stefanel Trieste, rimanendo con la società anche durante il passaggio a Milano, dove ha conquistato lo scudetto nella stagione 1995/96 insieme alla Coppa Italia.
In Italia si ricorderà ancora a lungo l’oro della nazionale agli Europei del 1999, ottenuta con Tanjević nel ruolo di commissario tecnico, in quello che può essere considerato un capolavoro cestistico. Oltre a vincere trofei, tra le sue doti c’è indubbiamente l’abilità nel saper valorizzare, come pochi altri, i giovani talenti: è lui che per primo ha saputo dare fiducia ai giovanissimi Ferdinando Gentile e Vincenzo Esposito a Caserta; e poi a Dejan Bodiroga e Gregor Fučka nella città giuliana.
Bogdan Tanjević non è solo un eccellente stratega della palla a spicchi che ha vinto tanti trofei: è un uomo di grande saggezza e ampio spessore culturale. Più di qualche commentatore ne ha colto la profondità umana e caratteriale. “Off the records”, nella nostra chiacchierata abbiamo parlato di libri, di politica internazionale e delle vicissitudini del mondo contemporaneo.
Ma il motivo dell’intervista con l’ex ct degli Azzurri, il quale ha scelto Trieste come luogo stabile dove vivere, è stata la palla a spicchi. Questo contributo rimarrà pertanto focalizzato sulla pallacanestro, iniziando dalla Lega Adriatica, che nei prossimi mesi sarà rinnovata grazie alla partecipazione di nuove formazioni come Vienna e Cluj-Napoca.
Incontro Tanjević un sabato mattina di luglio, in una giornata che, in controtendenza rispetto al periodo estivo afoso, non è nemmeno troppo calda. Anzi, si sta bene. L’appuntamento è in un bar sulle rive triestine, anche questo un po’ in controtendenza rispetto all’area sempre più commerciale, trasformata ormai a misura dei turisti mordi-e-fuggi. In anticipo, attendo l’ex allenatore della Stefanel Trieste all’entrata, in piedi, in segno di rispetto. Il mio interlocutore si presenta puntualissimo al posto stabilito. Dove ci sediamo, i tempi appaiono più dilatati del solito, non c’è affatto l’impressione di avere un orologio al polso che scandisce i minuti a disposizione prima di lasciare il posto al prossimo cliente.
Per l’occasione mi presento, eccezionalmente, con in mano i quesiti e i miei appunti (non lo facevo dai tempi in cui, studente universitario a Essex, ebbi l’opportunità di intervistare i Placebo o fare due chiacchiere con i Blur in occasione della presentazione ufficiale dell’album Think Tank a Londra). Come vuole il destino, un soffio di vento improvviso quasi mi strappa i fogli posti con cura sul tavolino, rischiando di disperderli per la strada: è chiaro che l’intervista andrà a braccio.
Come valuta l’attuale campionato di ABA Liga, le squadre principali sono tuttora competitive in un panorama europeo?
La Lega Adriatica è una buonissima competizione, che si sta ampliando. La seguo con interesse. Tra i club che primeggiano in ABA Liga e quelli che sono i più forti in Europa il distacco non è affatto così grande. Le squadre che godono di maggior prestigio sono il Partizan e la Stella Rossa, con una presenza di pubblico notevole, che può arrivare a 20mila spettatori a partita. Eppure, nemmeno la differenza con le altre contendenti in Lega Adriatica non è tanto marcata.
Nel campionato attualmente non sono più competitive come un tempo le compagini croate, mi riferisco in primis al Cibona Zagabria. Dovrebbe essere di livello pari del Partizan, della Stella Rossa e della Budućnost, e invece negli ultimi anni non lo è più. Dall’altro lato, ci sono delle realtà nuove molto intriganti. Un esempio su tutti? Lo Spartak, che, appena entrato nella massima serie di ABA Liga, ha subito fatto vedere delle cose molto interessanti e promettenti.
Una parta di Aba Liga fra Partizan e Spartak (Aba Liga/Spartak Office Shoes/Aleksandar Šećerov– IG / Flickr)
Quali sono gli altri club su cui vale la pena soffermarsi con maggiore attenzione?
Il Mega sta facendo bene. È una società con sede a Belgrado, che lavora esclusivamente con i talenti. Ha un proprio programma specifico, che si basa sulla valorizzazione delle giovani promesse in una logica di mercato, ma lo sta facendo veramente molto bene. Guardare le partite del Mega significa ammirare uno spettacolo cestistico di giovani talenti: ragazzi lunghi con le braccia esili, ma che sanno giocare a basket!
Personalmente sono rimasto sempre molto affascinato dal gioco di questi ragazzi quando ho assistito dal vivo alle loro partite. Non dimentichiamo che nella stagione 2023/24 il Mega si è classificato al quarto posto in regular season, cedendo solamente in semifinale contro la Stella Rossa.
Infine, menzionerei pure l’Igokea, che è sempre competitiva in ABA Liga, e l’FMP, che è la squadra satellite della Stella Rossa e di solito fa vedere un buon gioco.
La nuova ABA Liga si sta allargando. Nella scorsa stagione c’è già stata un’importante new entry.
Dubai Basketball è una squadra professionale molto competitiva. Partecipando al torneo ha ulteriormente rinforzato il livello dell’intero campionato ex jugoslavo. Non ho mai compreso le scuse continue di coloro che erano contrari agli innesti di nuovo formazioni. A differenza di altri esperti colleghi, ritengo che questo sia il momento appropriato per aprirsi e fare dei progressi nonché per accrescere la qualità dell’intera competizione.
Il BC Dubai è un’eccezione nel suddetto campionato. È dovuta passare necessariamente per l’ex Jugoslavia in modo da ottenere la “wild card” per poter competere in Eurolega. Eppure, la vedo come una novità positiva in direzione di una competizione più forte: senza una competizione forte non può esserci un reale progresso né in ABA Liga né altrove.
Non c’è il rischio che troppi interessi economici diano alla testa, a scapito di una sana pianificazione dei club e senza favorire la crescita delle nuove generazioni di cestisti?
In Serbia non vedo questo problema. Nel Paese c’è una produzione eccellente di nuovi giocatori, grazie anche agli allenatori che lavorano molto bene, e con le società che danno loro adeguato spazio. Direi che il problema non sussiste nemmeno in Slovenia, dato che è un paese che sta investendo in maniera saggia nelle attività sportive dei giovani atleti, comprese nelle attività legate alla palla a spicchi. Sta seguendo quelli che un tempo erano i principi della scuola jugoslava. Solamente in Croazia la situazione non è come potrebbe esserlo.
È però anche vero che c’è una concorrenza spietata che arriva dall’estero e che potrebbe rappresentare un serio problema per la pallacanestro europea.
Più precisamente?
Mi riferisco all’NCAA, il campionato di basket collegiale americano. Sta prelevando i migliori talenti europei, pagando loro il percorso universitario e offrendo la possibilità a questi giovani cestisti di fare soldi anzitempo. Con questo sfilarsi dei giovani, le competizioni giovanili diventeranno meno attrattive. Anche per questa ragione direi che siamo oggi più poveri di come lo eravamo un tempo e non più ricchi. Sia chiaro, il mio ragionamento non si limita solamente all’area dell’ex Jugoslavia: è un discorso ben più generale. Cosa comporterà questo nuovo trend e come reggerà l’ambiente cestistico europeo sarà tutto da valutare.
Talvolta rifletto su come sarebbe potuta diventare sportivamente l’ex Jugoslavia se si fosse modernizzata e fosse stata in grado di adottare nuove leggi, ovvero se fosse sopravvissuta senza la guerra. Un tempo gli allenatori erano molto preparati a tutti i livelli. Sto parlando di educatori eccellenti, gente competente, preparata, che si formava all’università…
Sono rimasti degli esempi positivi da qualche parte, in controtendenza rispetto a quanto appena detto?
Alle volte basta guardare per un po’ oltreconfine, in Slovenia. Un paese che adoro alla pari di come un tempo adoravo la Jugoslavia. Ho amici fraterni a Sežana. La squadra di pallacanestro locale milita nella seconda o addirittura terza divisione del campionato sloveno. Eppure ha un’organizzazione incredibile, seria, di qualità. I giovani hanno la possibilità di allenarsi due volte al giorno, al mattino e a fine della giornata scolastica. Un lusso, reso possibile anche dal fatto che Sežana è una piccola cittadina con appena poco più di 6mila abitanti. Per i ragazzi potersi allenare in questa maniera è importantissimo, perché le ore che spendono in palestra fanno la differenza.
Parlando di qualità complessiva della Lega Adriatica, un grattacapo da risolvere riguarda necessariamente il calore del pubblico, soprattutto delle curve, che in certe occasioni va al di là di quel che può essere tollerato…
Siccome c’è sempre qualcuno in questi contesti che comanda o si arroga il diritto di farlo, a un certo punto bisognerebbe fare come la Thatcher e dire a loro: “signori miei, se non metterete in riga i vostri tifosi, vi chiudo gli impianti e vi arresto tutti”. Il discorso vale anche per i dirigenti dei club cestistici. Guardate, appunto, all’Inghilterra e al calcio inglese, dove oggi c’è un afflusso massiccio di persone, famiglie con bambini, senza problemi di ordine pubblico…
Cambiando discorso, a fine agosto c’è in programma l’Eurobasket. Quali potrebbero essere le squadre favorite?
È difficile fare pronostici. I pronostici di questo tipo non possono che essere approssimativi. La competitività delle singole nazionali che vi partecipano dipenderà molto dalla rosa che le stesse metteranno insieme, oltre che dalla forza di volontà che i singoli giocatori metteranno in campo. Sulla carta le favorite rimangono le nazionali “forti”, quelle che riescono a produrre il maggior numero di giocatori di talento: oltre alla Francia e alla Spagna, c’è sicuramente la Serbia.
Non tralascerei dall’elenco delle favorite nemmeno la Lituania né la Germania, che nel corso degli ultimi anni si è mossa benissimo, mostrando i progressi maggiori. Proprio quella tedesca è stata la nazionale che negli anni ha fatto dei passi in avanti notevoli, iniziando dalla vittoria del titolo europeo nel 1993, con un certo Svetislav Pešić in panchina…
La Slovenia invece?
Trattandosi di un Paese relativamente piccolo, è difficile immaginare che la Slovenia possa bissare l’oro del 2017, ottenuto a Istanbul ai danni della Serbia. Questo per una semplice ragione logica di numeri, che vale tanto più in uno sport di squadra come lo è la pallacanestro.
A dare del filo da torcere ci sarà la Lettonia, che figura tra i paesi ospitanti. Potremo vedere la compagine lettone il 9 agosto, nell’amichevole contro gli Azzurri a Trieste.
Si tratta di un giusto riconoscimento per il capoluogo giuliano, che nel corso degli anni è stato sempre presente nei piani della Federazione di pallacanestro, dato che è stato sovente scelto come centro di preparazione per il team maschile. Il commissario tecnico Gianmarco Pozzecco è legatissimo alla città. Può avere un peso nella scelta degli impianti sportivi dove svolgere le preparazioni e disputare le partite amichevoli.
Infine, è opportuno rammentare che a giugno del 2022 il PalaTrieste ha ospitato l’amichevole di lusso contro la nazionale slovena di Luka Dončić e Goran Dragić, in un impianto gremito di spettatori, grazie anche alla presenza del pubblico d’oltreconfine, accorso per sostenere ed applaudire i propri beniamini: tutto ciò è stato un ottimo biglietto da visita per la città.
Trieste è anche il luogo dove lei risiede.
Sì. Sono legato a questa città per vari motivi. Un ricordo su tutti è quando sono riuscito a far disputare l’amichevole tra il KK Bosna, campione d’Europa, e la squadra locale Jadran: era l’estate del 1979 e la partita si è svolta al campo all’aperto di Opicina. Da quel momento anche la comunità degli sloveni in Italia mi ha accolto come uno di loro. E io l’ho accettato. Non a caso, ancora oggi, quando posso, vado a vedere dal vivo qualche partita dello Jadran.
Il pubblico triestino la ricorderà sempre per aver scritto pagine indelebili con la Stefanel. All’inizio degli anni Novanta eravate una corazzata.
Avevo a che fare un gruppo di ragazzi che si allenava sulle ali dell’entusiasmo cestistico. Erano anni particolari. All’epoca i miei ragazzi giocavano per effetto dell’entusiasmo ancor prima che per i soldi. Abbiamo perso una finale in Coppa Korać, contro il Paok Salonicco, alla fine di una competizione veramente agguerrita.
Peccato, sì…
Quello della Stefanel Trieste era un progetto di lungo periodo. Dopodiché, nel 1996 abbiamo vinto lo scudetto con buona parte di quel roster, ma con la maglia della Stefanel Milano, battendo in finale la Fortitudo Team System Bologna. Considero che almeno metà di quello scudetto appartenga idealmente alla piazza triestina.
Altri rammarichi?
Ho sfiorato la Coppa Korać in varie occasioni. Purtroppo non sono mai riuscito a conquistare il torneo intitolato a Radivoj Korać, cestista scomparso prematuramente in un incidente stradale nel giugno del 1969. Eppure avrei tanto desiderato avere in mano quel trofeo così elegante, con quella palla simbolicamente tagliata a metà, come a rappresentare la sua vita, terminata anzitempo… È una coppa che purtroppo manca nella mia bacheca, ma che avrei tanto voluto avere.
Nato a Trieste, dopo gli studi conseguiti all’Università dell’Essex e all’Università di Cambridge, è stato cultore in Economia politica all’Università di Trieste. È stato co-redattore della rivista online di economia “WEA Commentaries” sino alla sua ultima uscita. Si interessa di economia, sociologia e nel tempo libero ha seguito regolarmente il basket europeo ed in particolare quello dell’ex-Jugoslavia nel corso degli ultimi anni. Ha tradotto per vari enti ed istituzioni atti e testi dallo sloveno all’italiano e dall’italiano allo sloveno.