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“Il tuo voto decide in quale Polonia vivrai”, manifesto elettorale a sostegno di Rafal Trzaskowski (Meridiano 13/Oscar Luigi Guccione)
Alle 21 del 1° giugno chiudono i seggi in Polonia ed escono, puntualissimi, i primi exit poll: Rafał Trzaskowski, il centrista sostenuto dal primo ministro Donald Tusk è in vantaggio nei sondaggi di circa 0,6%. Troppo poco per chiamare la vittoria. L’errore statistico è ancora del 3% a questo punto, ma Trzaskowski esulta, annuncia di aver vinto le elezioni, offre una standing ovation alla sua first lady. Intanto, qualche chilometro più in là, il candidato del partito conservatore PiS, Karol Nawrocki, afferma sicuro: “vinceremo nella notte, e salveremo la Polonia”. Ha così inizio la trepidante attesa dei primi conteggi e dei sondaggi tardivi, che arrivano verso le 23: tutto ribaltato, Nawrocki ora conduce con circa un punto percentuale in più.
Man mano che i minuti passano, le proiezioni diventano chiare: Karol Nawrocki è il nuovo presidente polacco, con meno di 400mila voti di scarto, segnando l’inizio (anzi, la continuazione) di una difficile coabitazione politica in Polonia.
Karol Nawrocki, nuovo presidente della Polonia, in un incontro a Nowa Dęba (Wikimedia Commons)
Una vittoria polarizzante
Rafał Trzaskowski perde la sua seconda elezione presidenziale in 5 anni, questa volta con una differenza di voti ancora minore, in una ballottaggio che ha registrato un’affluenza impressionante del 71,63%, la più alta nella storia delle presidenziali polacche.
Ma quello che le elezioni polacche hanno evidenziato ancora una volta è la polarizzazione dell’elettorato. Il primo turno – tenutosi il 18 maggio – è stato segnato dall’exploit della destra estrema di Sławomir Mentzen (Konfederacja) e di quella ancora più estrema dell’antisemita e maschilista Grzegorz Braun. Insieme, i due candidati hanno ottenuto il 21% dei voti, lasciando immaginare future alleanze tra loro e il PiS nel prossimo futuro.
Dall’altra parte, la sinistra – divisa anch’essa – è riuscita a conquistare circa il 10% dell’elettorato, se sommiamo i consensi ricevuti da Magdalena Biejat (Nowa Lewica, alleata di Tusk al governo) e Adrian Zanderg (Razem, la sinistra più radicale all’opposizione). Le donne hanno scelto nettamente i candidati di sinistra, mentre gli uomini hanno preferito la destra reazionaria. Una simile statistica si è verificata tra città e campagne e tra giovani e vecchi. La società polacca ne risulta letteralmente spaccata a metà.
Se avessero votato solo le donne, Trzaskowski avrebbe sconfitto Nawrocki di quasi 6 punti percentuali (Ipsos)Le campagne, a differenza delle città, hanno votato in massa per Nawrocki. Il dato più eclatante è quello dei contadini (Ipsos)
La radicalizzazione e la polarizzazione dell’elettorato sono dati da due fattori fondamentali: il duopolio PiS-PO (il partito di Tusk) che si alternano al governo dal 2005, e l’appiattimento del dibattito politico al livello delle accuse personali, delle emozioni feroci e dell’identificazione dell’avversario politico come nemico da abbattere, pena lo sfacelo nazionale.
Trzaskowski ha tentato di strappare voti alla destra strizzando l’occhio alle retoriche anti-immigrazioniste e nazionaliste, con scarso successo e forse alienandosi parte dell’elettorato di sinistra. Inoltre, la sua associazione con il governo Tusk (che va incontro a problemi di popolarità da poco dopo l’insediamento) potrebbe aver trasformato le elezioni in un referendum sul governo, almeno parzialmente.
Proprio quest’ultimo punto risulta il più preoccupante per il governo Tusk. A meno di due anni dalla vittoria alle nazionali (e a meno di 3 dalle prossime), l’esecutivo polacco ha dovuto affrontare problemi di coesione interna – come sul tema dell’aborto – e l’opposizione del presidente Andrzej Duda su temi chiave – come la riforma del Tribunale Costituzionale che risolverebbe la lunga crisi dello stato di diritto in Polonia. La vittoria di Nawrocki non promette niente di buono per l’ex presidente del Consiglio europeo.
Il presidente in Polonia non ha poteri di governo, ma può porre il veto o rinviare alla corte costituzionale (al momento controllata da uomini apposti arbitrariamente dal PiS) per bloccare leggi approvate dal parlamento. Per ribaltare un veto presidenziale serve l’approvazione dei 2/3 del parlamento – una maggioranza che la Coalizione al momento non possiede.
Il governo, i progressisti e le forze liberali hanno l’arduo compito di riuscire ad unirsi sui temi importanti e mostrare un governo forte e deciso in politica interna quanto internazionale per cercare di ripetere il successo del 2023. Dall’altra parte, il capo politico del PiS, Jarosław Kaczyński, ha annunciato discussioni con le forze di destra più estreme per arrivare compatti alle elezioni e ritornare al governo, uno scenario che ad oggi sembra molto concreto. Un simile scenario allontanerebbe nuovamente la Polonia dall’orbita europea e l’avvicinerebbe all’Ungheria di Orbán, il quale ha entusiasticamente supportato Nawrocki poco prima del secondo turno.
Anche Donald Trump ha sostenuto Nawrocki oltreoceano: dopo avergli promesso vittoria (“You will win!”, sembra gli abbia detto in un incontro nei primi di maggio a Washington), alcuni membri del congresso americani hanno inviato in poco tempo due lettere all’Unione Europea, dicendosi preoccupati per lo stato di diritto in Polonia sotto il governo Tusk, accusando la Commissione di utilizzare doppi standard nei suoi rapporti con Varsavia (più accondiscendente con Tusk, più aspra con Kaczyński), e ha accusato i soliti Soros e i Democratici di sostenere la campagna di Trzaskowski, facendo eco alle teorie del complotto contemporanee dell’Alt Right.
E ora?
La sera del 2 giugno, Donald Tusk è apparso per circa tre minuti davanti ai polacchi, comunicando la volontà di chiedere la fiducia al parlamento nei prossimi giorni, per riaffermare la solidità della squadra di governo. Ha poi inoltre ribadito che è pronto a lavorare con il nuovo presidente, ma anche che ha gli strumenti adatti per combatterlo se questo cercasse di immobilizzare l’azione di governo.
La presidenza Nawrocki sarà improntata all’ostruzionismo, come già annunciato dallo stesso.
Il politico di Danzica cercherà di impedire l’agenda di governo in patria e all’estero. L’idea più agognata sarebbe quella di portare il governo alla caduta e a nuove elezioni il prima possibile, che non rientra direttamente nelle prerogative del presidente ma che può favorire creando instabilità e divisione politica.
Dall’altra parte, la società polacca è estremamente coinvolta nel dibattito politico, evidenziando un grande interesse trasversale per età, genere e provenienza. Se da una parte questo è anche frutto della polarizzazione, essa è anche indicatore di uno ampio spazio di manovra per il dibattito democratico. Se da una parte il rischio dell’oclocrazia è sempre dietro l’angolo, l’esercizio democratico è sicuramente di successo in Polonia, e dovrebbe suggerire il bisogno di un discorso di politico più sano.
Dopo il primo turno, Mentzen ha invitato singolarmente Trzaskowski e Nawrocki a un dibattito sul proprio canale YouTube per discutere i punti principali del proprio programma. L’obiettivo dichiarato era quello di aiutare i proprio sostenitori a prendere una posizione nel secondo turno.
La discussione – in particolare quella con Trzaskowski – si è rivelata estremamente apprezzato dagli spettatori, che hanno sottolineato i toni finalmente calmi, sereni e costruttivi della discussione. La sensazione è che la società polacca stia cambiando più velocemente della sua classe politica, e che questo possa creare un vuoto facilmente colmabile da posizioni oltranziste e dannose per la tenuta della democrazia. Ma, se presa per tempo, potrebbe invece rivelarsi l’opportunità per uno slancio partecipativo e progressista che rafforzi il pluralismo. Il futuro è solo da scrivere.
Oscar Luigi Guccione vive a Varsavia, dove lavora come Program Assistant presso il think tank The German Marshall Fund of the United States (GMF). Nel 2021 ha conseguito una laurea magistrale in Studi Europei con un double degree presso l'Università Jagellonica di Cracovia, prima di trasferirsi a Danzica e successivamente a Varsavia. Parallelamente, sta portando avanti un dottorato presso l'Università di Varsavia, concentrandosi sul comportamento elettorale in Polonia e la democrazia deliberativa.