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La partita della nebbia: quando Stella Rossa e Milan si fermarono perché non si vedeva più niente

Ci fu un tempo in cui la nebbia scese fittissima su Belgrado e mise fine a una partita che stava procedendo su certi binari. Quando il giorno dopo l’incontro venne ripetuto, l’inerzia della gara era ormai completamente stravolta. Si stavano affrontando quel giorno (e anche quello successivo, nella ripetizione) la Stella Rossa di Belgrado e il Milan di Arrigo Sacchi, che in quell’intervento divino trovò parte delle sue mitologiche origini.

Un’urna ingrata

Era la stagione 1988/89, nel primo turno di Coppa Campioni (al tempo non si chiamava ancora Champions League e vi partecipavano solo i campioni nazionali e la detentrice del trofeo) il Milan aveva sconfitto il Vitoša Sofia (squadra nata dopo la celebre rissa fra CSKA e Levski Sofia), mentre la Stella si era sbarazzata facilmente degli irlandesi del Dundalk con un risultato complessivo di 8 a 0. L’urna a quel punto decise di giocare uno scherzo al pubblico da casa, mettendo di fronte rossoneri e biancorossi. L’andata si sarebbe giocata a Milano, mentre il ritorno a Belgrado.

Se gli jugoslavi erano una squadra in crescita, per quanto ancora da scoprire, il Milan non era proprio la corazzata che tutto il mondo oggi conosce e ricorda. I rossoneri infatti si stavano scrollando di dosso anni durissimi, che avevano visto crisi economiche e di risultati, culminati addirittura con due retrocessioni, la prima per calcioscommesse e la seconda sul campo.

C’è da dire però che quello che stava per affrontare la Stella Rossa era il Milan di un certo Silvio Berlusconi, che aveva acquistato la squadra nel 1986 e che, anche grazie al calcio, stava costruendo la propria immagine a livello nazionale. Silvio Berlusconi, calcisticamente parlando, chiama subito un altro nome, ovvero quello di Arrigo Sacchi, uno degli allenatori più influenti della storia del calcio italiano.

Nel 1987 allenava il Parma in C1 (terza divisione della piramide italiana) e in Coppa Italia buttò fuori proprio il Milan: questo convinse Berlusconi ad affidargli la guida della sua squadra. Come la storia ci avrebbe poi insegnato, quando il Cavaliere prendeva una decisione, solitamente, la difendeva anche di fronte a i – primi – cattivi risultati. Arrivò così il primo titolo di campione d’Italia, ma l’opinione pubblica si divideva sul tecnico di Fusignano. Non tutti stavano con Sacchi e ogni inciampo era la scusa buona per attaccarlo e proporne l’esonero.

Due squadre in momenti diversi

Dall’altra parte c’era la Stella Rossa costruita sul genio di due campioni assoluti come Dragan Stojković e Dejan Savičević. Tuttavia il Genio, in quell’anno, era stato reclutato per il servizio militare, che in Jugoslavia non era una passeggiata e consentiva di giocare soltanto in Europa, nelle partite di coppa. Il futuro numero 10 rossonero si allenava poco, ma rimaneva comunque sempre decisivo. In rosa, poi, c’erano anche giocatori come di Robert Prosinečki, neo-campione del Mondo Under20 in Cile, Ilja Najdoski, Mitar Mrkela e Refik Šabanadžović.

Il Milan partiva come grande favorito, ma già la partita disputata a San Siro aveva messo in chiaro le cose: non tutto sarebbe andato come previsto. Da Belgrado giunsero in Lombardia anche alcuni gruppi di tifosi che dettero spettacolo sugli spalti di San Siro. Sono gli stessi che nel 1989 si sarebbero riuniti, fondando uno dei più importanti gruppi ultras della scena balcanica, i Delije, gli “eroi”.

La vera sorpresa si vide in campo: al secondo minuto della ripresa, Dragan Stojković si impossò di un pallone sporco, puntò Paolo Maldini, saltandolo. Solo il numero 6 del Milan, Franco Baresi si frapponeva fra lui e la porta, non riuscendo però a fermarlo. In un attimo il giocatore jugoslavo era davanti al portiere, segnando il gol dell’1-0 con un tiro sul primo palo. Il gol del pareggio milanista fu talmente veloce che, mentre la Rai mandava in onda diversi replay dei gol, solo il telecronista Bruno Pizzul (recentemente scomparso) riuscì a seguire l’azione e ad annunciare il pareggio di Pietro Paolo Virdis.

La partita della nebbia

La partite di ritorno al Marakana di Belgrado divenne assolutamente decisiva per il passaggio del turno. La Stella si fece trovare pronta e disputò una buona gara. Improvvisamente una fitta nebbia cominciò a scendere su tutto lo stadio. Non si vedeva più niente. Savičević nel frattempo aveva portato in vantaggio i suoi, che potevano anche usufruire della superiorità numerica a causa dell’espulsione dell’attacante del Milan Pietro Paolo Virdis.

La partita appariva ora più agevole per gli jugoslavi: un uomo in più, in vantaggio di un gol e in casa. Per il Milan il fallimento pareva essere davvero vicino. Con il senno di poi in tanti si sono chiesti che cosa ne sarebbe stato dei rossoneri, di Sacchi e di Berlusconi se quella partita si fosse conclusa come da copione dopo novanta minuti.

Invece, la nebbia cominciò a farsi sempre più intensa, tanto che l’arbitro tedesco Dieter Pauly decise di sospendere la partita. Non fu una decisione discutibile, oggettivamente non si vedeva niente. Il regolamento prevedeva di giocare di nuovo, ripartendo dallo 0-0 e con tutti gli undici uomini in campo. Le squadre si accordarono per ripetere la gara già il giorno successivo. Il Milan non poté schierare Virdis, a causa del rosso, e Ancelotti, che aveva ricevuto un cartellino e raggiunto la squalifica per somma di ammonizioni. La Stella invece aveva a disposizione tutti gli effettivi, ma Savičević, per le note vicende militari, non aveva nelle gambe due partite così ravvicinate.

La ripetizione della gara

Sacchi schierò in attacco Graziano “Lupetto” Mannari, solo 19 anni. Talmente poco noto da mandare in tilt anche la regia jugoslava che non lo riconobbe e nelle formazioni ufficiali confuse il nome con il cognome, scrivendo un improbabile: “Grazzianno”. Ruud Gullit, il campione olandese, malconcio fu impiegato soltanto per 45 minuti. Intanto, per la Stella Rossa, si pose un problema di ordine pubblico. Cosa fare nei confronti di chi aveva pagato il biglietto? Non restò che aprire lo stadio a chiunque volesse assistere alla ripetizione della partita. Il Marakana divenne così un catino ancor più incandescente del solito.

Con il numero 11: Grazzianno (screenshot da youtube)

Chi ha dimestichezza con il calcio sa benissimo che interrompere un momento magico di una squadra può segnare la fine di tale momento. La Stella non era più quella sfavillante del giorno prima. Il Milan passò in vantaggio con Marco Van Basten (e ci fu anche un gol fantasma non concesso ai rossoneri incredibile).

L’equilibrio venne ristabilito dal genio di Savičević che fece una di quelle cose per cui è conosciuto al mondo con il soprannome di “Genio”. Stoppò un pallone sulla tre quarti, spalle alla porta. Senza farlo cadere e con il movimento del compagno alle spalle fece un lancio perfetto di sinistro che mise Stojković a tu per tu con il portiere Giovanni Galli: 1-1.

La partita non regalò altre grosse emozioni, escluso uno scontro di gioco fra Roberto Donadoni e Goran Vasiljević. Il milanista cadde a terra privo di sensi, non respirava e aveva la mandibola serrata. Provvidenziale fu l’intervento del medico della Stella Rossa che gliela ruppe. Uscì dal campo in barella fra gli occhi attoniti dei compagni di squadra, che temevano per la sua vita. Dopo qualche minuto Savičević si avvicinò a Maldini dicendogli, in qualche modo, che lo speaker dello stadio aveva annunciato che Donadoni era vivo.

La lotteria dei rigori

Non rimanevano che i rigori. La Stella aveva un buon portiere, esperto dei tiri dagli undici metri. Ma quel giorno non lo avrebbe dimostrato. Nel calcio spesso è accaduto che gli jugoslavi siano arrivati a un passo dal trionfo e poi si siano sciolti come neve al sole. Savičević e Mrkela sbagliarono i rispettivi rigori. Il tiro decisivo era nei piedi di Massimiliano Cappellini, che è in campo da dieci minuti, e ha 17 anni. Ma un attimo prima dell’esecuzione, l’esperto centrocampista olandese Frank Rijkaard richiamò l’attenzione di Sacchi, avvertendolo: “Al ragazzo tremano le gambe, lo tiro io”. E così il Milan staccò il biglietto per i quarti di finale.

Alla fine il Milan vincerà la Coppa dei Campioni in finale contro la Steaua Bucarest di Gheorghe Hagi, mentre la Stella Rossa dovrà aspettare ancora qualche anno, prima di poter gioire, in uno dei canti del cigno più incredibili della storia del calcio.

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Gianni Galleri
Gianni Galleri

Autore dei libri “Questo è il mio posto” e “Curva Est” - di cui anima l’omonima pagina Facebook - (Urbone Publishing), "Predrag difende Sarajevo" (Garrincha edizioni) e "Balkan Football Club" (Bottega Errante Edizioni), e dei podcast “Lokomotiv” e “Conference Call”. Fra le sue collaborazioni passate e presenti SportPeople, L’Ultimo Uomo, QuattroTreTre e Linea Mediana. Da settembre 2019 a dicembre 2021 ha coordinato la redazione sportiva di East Journal.