Come potrai immaginare, questo progetto ha dei costi, quindi puoi sostenerci economicamente con un bonifico alle coordinate che trovi qui di seguito. Ti garantiamo che i tuoi soldi verranno spesi solo per la crescita del progetto, per i costi tecnici e per la realizzazione di approfondimenti sempre più interessanti:

  • IBAN IT73P0548412500CC0561000940
  • Banca Civibank
  • Intestato a Meridiano 13

Puoi anche destinare il tuo 5x1000 a Meridiano 13 APS, inserendo il nostro codice fiscale nella tua dichiarazione dei redditi: 91102180931.

Dona con PayPal

Tradurre poesia femminista russa

di Ainsley Morse *

Nel 2020 è uscita l’antologia di poesia femminista russa (in traduzione inglese) F-Letter: New Russian Feminist Poetry, un’operazione lodevole soprattutto per il tentativo di sistematizzare un fenomeno ancora in via di sviluppo, raccogliendo i frutti più interessanti della produzione poetica di una decina di giovani poetesse russe. Abbiamo chiesto a una delle curatrici e traduttrici, Ainsley Morse, di raccontarci a distanza ormai di qualche anno come è stato tradurre e assemblare questa raccolta poetica.

F-Letter: New Russian Feminist Poetry (2020, a cura di G. Rymbu, A. Morse, E. Ostashevsky)

La poesia femminista russa di secondo Ainsley Morse

Quando mi è stato chiesto di scrivere qualcosa sulla mia esperienza come curatrice e traduttrice della raccolta F-Letter, il mio primo pensiero è stato di natura pratica: richiamare alla memoria aspetti interessanti del processo di traduzione, problemi traduttivi divertenti, questioni di etica e di promozione del volume. Tuttavia, i pensieri successivi, che si affollavano insistenti, erano di carattere diverso: dove si trovano ora tutte queste poetesse, cosa stanno scrivendo ora, travolte dal torrente distruttivo provocato dalla guerra russa in Ucraina?

Questo coraggioso libricino rosso, concepito come primo punto di accesso all’interno di un fenomeno in piena fase di sviluppo, appare più simile a un monumento ora che alcune sue autrici sono emigrate, mentre altre, rimaste in Russia, hanno assunto un comportamento più discreto. Galina Rymbu, co-curatrice e ideatrice del volume, è ancora a Leopoli, dove con la famiglia ha affrontato bombardamenti, ondate di sfollati e traumi emotivi devastanti (su Facebook parla degli occhi atterriti del figlio, la cui nascita è descritta nella strofa che apre la sua poesia programmatica “La mia vagina”). La maggior parte delle altre poetesse nel libro sono rimaste in Russia e tengono un profilo basso (soprattutto alla luce dell’applicazione sempre più draconiana delle leggi sui “valori della famiglia” che colpiscono deliberatamente le persone queer), ben lontano dalla posizione combattiva assunta in molte delle poesie contenute in F-Letter.

Leggi anche La scure della censura russa si abbatte su movimento LGBT+ e dissenso

Dunque, trovo più difficile adesso soffermarmi sui dettagli del processo di cura e traduzione del volume, ma ci proverò lo stesso.

Il titolo azzeccato può venire attribuito al terzo curatore, Eugene Ostashevsky, il cui orecchio sensibile ai giochi di parole plurilinguistici e la cui profonda ammirazione per la sperimentazione grafica delle avanguardie ha colto l’incisivo sdvig (slittamento) creato dalla lettera Ф (F) in copertina e l’efficace ambiguità polisemica della parola russa pis’mo (lettera, testo scritto, scrittura).

Io e Eugene abbiamo collaborato nella traduzione di molte poesie; in genere lui era attirato dalle poetesse che lavorano in maniera più sperimentale sui tessuti e sulla sostanza della lingua, spesso come metodo di riflessione (poetesse come Lolita Agamalova e Julija Podlubnova). Sempre insieme abbiamo lavorato sul lungo componimento di Oksana Vasjakina “Queste persone non conoscevano mio padre” (qui l’originale russo), una vasta e delicata meditazione che inserisce il femminismo di Vasjakina nelle tematiche di classe, terra d’origine e mortalità.

Una delle gioie di lavorare su questi testi è stato sentire le strette interconnessioni tra le autrici che si conoscono e imparano l’una dall’altra: Lida Jusupova, ad esempio, ha avuto un ruolo cruciale per Vasjakina (in F-Letter si trovano due poesie di Jusupova che riflettono il suo stile narrativo inconfondibile e il suo massiccio uso delle ripetizioni).

Amo lavorare assieme a Ostashevsky che è un traduttore brillante e creativo, ma è stato curioso incorrere in alcuni momenti dove è risultata importante la prospettiva femminile sul linguaggio. L’esempio che preferisco è preso dalla già citata poesia “La mia vagina”, tradotta da Kevin Platt: nell’immagine della nascita del figlio, si descrive il neonato mentre urina sulla pancia dell’io narrante. Ho dovuto insistere perché il verbo fosse tradotto in inglese con “pee” (fare pipì) e non “piss” (pisciare): mentre Kevin e Eugene sostenevano che in tutta onestà per loro il secondo verbo fosse neutrale, a me (forse perché ho due figli piccoli) l’idea di un neonato che “piscia” sembrava inopportunamente sfacciata.

Per quanto divertenti possano sembrare, questi esempi paiono, di nuovo, piuttosto inutili e frivoli di fronte a ciò che sta accadendo. Tuttavia, le prospettive non sono soltanto negative: il collettivo di autrici riunito attorno al cosiddetto F-pis’mo, che fin dall’inizio ha riunito donne e persone queer di tutto il mondo, continua a esistere e molte delle scrittrici presenti nell’antologia continuano a lavorare e a scrivere.

Dopo aver affrontato ripetuti arresti, Daria Serenko ha lasciato la Russia ed è ora una figura chiave del Movimento femminista di resistenza contro la guerra, che coinvolge membri da molti paesi e combatte la macchina bellica attraverso lettere di molti alfabeti diversi.

(Traduzione dall’inglese di Martina Napolitano)

*Ainsley Morse è Assistant Professor presso il Dartmouth College negli Stati Uniti. Si occupa (anche in qualità di traduttrice) soprattutto di poesia russa del Novecento e contemporanea, di letteratura per l’infanzia, di sperimentazioni in ambito letterario.

Immagine: Unsplash

Condividi l'articolo!
Redazione
Redazione