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La lingua polacca tra nazione e slang

Con i suoi 45 milioni di madrelingua e 5 milioni di parlanti L2, il polacco è la lingua slava più diffusa dopo il russo. La sua storia di lingua nazionale e letteraria si intreccia con il difficile percorso della Polonia verso l’indipendenza, e oggi vanta un lessico giovanile vivace e con uno sguardo umoristico che vale la pena conoscere.

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Una lingua nazionale

Nel X secolo la lingua polacca si è affermata come un idioma distinto sotto il regno di Mieszko I, il primo sovrano ad essersi convertito al Cristianesimo nel 966 d.C. La prima testimonianza scritta di paragrafo in lingua polacca risale alla cronaca latina Księga henrykowska (Il libro di Henryków), redatta dai monaci cistercensi dell’Abbazia di Henryków alla fine del XIII secolo. Tra il Cinquecento e il Settecento il polacco ha conosciuto un periodo di grande sviluppo, assumendo il ruolo di lingua franca della Confederazione lituano-polacca e, quindi, dell’Europa centro-orientale. Le tre spartizioni che hanno segnato alla fine del XIII secolo la frammentazione della Confederazione e, quindi, la fine dell’indipendenza della Polonia, hanno implicato per il polacco la perdita dello status di lingua dell’élite economico-culturale dell’intera area e l’inizio di una nuova fase.

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Nel corso dell’Ottocento, infatti, la lingua si è trasformata nel linguaggio poetico del romanticismo di Adam Mickiewicz, Juliusz Słowacki e Zygmunt Krasiński. Noti come i “tre bardi” polacchi, i poeti romantici hanno incarnato lo spirito della nazione perduta, dando voce a tematiche come l’amore per la patria e l’universo simbolico-mitologico dei popoli slavi. Con l’avvento del Romanticismo, il polacco diventa lingua letteraria e la sua sopravvivenza attraverso lo studio e la letteratura si rivela fondamentale per mantenere l’unità culturale della nazione. In questo aspetto il Romanticismo polacco si è distinto dalle controparti inglese e tedesca, contribuendo a preservare l’identità culturale-linguistica nazionale anche in esilio.

Caratteristiche della lingua polacca

Al pari del ceco e dello slovacco, il polacco si scrive in caratteri latini. I fonemi di origine slava sono indicati con l’uso di accenti posti sopra le singole consonanti, mentre le “code” (ogonek) apposte sotto le vocali ne segnalano la pronuncia nasale, chiusa e fondamentale per distinguere i singoli casi.

Come le altre lingue slave, il polacco presenta la peculiare categoria verbale dell’aspetto. Suddiviso tra perfettivo e imperfettivo, l’aspetto sottolinea il focus nell’azione e ne indica il compimento: con l’aspetto perfettivo, il verbo passato zjadłem (ho mangiato) indica che l’azione è terminata e, in altre parole, il piatto è ormai vuoto, mentre l’analogo imperfettivo jadłem indica un’azione abituale, oppure ancora in corso. Si tratta di elementi fondamentali per il significato del messaggio, che in lingue come l’italiano vengono rese sul piano della semantica e invece il polacco inserisce in questa peculiare declinazione del verbo. A livello narrativo, l’aspetto è fondamentale per l’alternarsi di parti più descrittive in cui assume maggior peso l’azione in sé (è, quindi, l’imperfettivo) a momenti di carattere narrativo dove i verbi perfettivi delineano il rapido sviluppo delle azioni e degli eventi che si susseguono nel racconto.

Talvolta, ad ogni modo, il verbo polacco si frammenta ancora di più, creando il senso di brancolare costantemente nel buio che caratterizza la reazione immediata del neofita a più o meno qualsiasi nuova scoperta. L’azione di movimento, infatti, può essere espressa con verbi differenti a seconda delle condizioni in cui si verifica l’azione:

  • Iść, andare a piedi (azione che si svolge in un determinato momento);
  • Chodzić, andare a piedi (azione continuata, oppure abitudine);
  • Jechać, andare con i mezzi (azione che si compie in un preciso momento o in un’unica direzione, per es. ‘oggi vado con il tram’);
  • Jeździć, andare con i mezzi (azione continuata, oppure abitudine o moto pluridirezionale);
  • Biec, correre (azione che si svolge in un determinato momento);
  • Biegać, correre (azione continuata oppure moto pluridirezionale).

Di questi verbi esiste anche una variante in aspetto perfettivo, per es. pojechać: in questo caso, l’uso dell’aspetto implica che l’azione di andare, compiuta in un preciso momento, si è anche conclusa e l’interlocutore polacco capirà che il parlante è effettivamente arrivato a destinazione. La precisione e la quasi ossessiva cura per il dettaglio, che possiamo notare già da questi semplicissimi esempi, è la caratteristica che rende la lingua polacca ricca di sfumature semantiche e affascinante, specialmente per il suo utilizzo in ambito letterario.

Lo slang giovanile

Dal momento che la fascia 18-24 anni costituisce il 10% della popolazione, il linguaggio giovanile è un elemento di grande creatività e innovazione per la lingua polacca. Ricco di anglicismi e riferimenti alla cultura pop di stampo europeo, lo slang giovanile è molto dinamico e con un grande senso dell’umorismo. È un linguaggio enfatico, che cerca subito di arrivare al punto: è così che il formale bardzo si trasforma nel contesto giovanile nel più mastodontico mega: è mega sympatyczny, “così simpatico!”.

La cura dei dettagli e la meticolosità del polacco scolastico si riflettono anche nell’umorismo del linguaggio giovanile, tramite la costruzione di espressioni per indicare “tipi umani”. Uno degli esempi è il termine zodiacora, usato per descrivere una ragazza (non si trova mai declinato al maschile) ossessionata dall’astrologia e dall’oroscopo.

Tra le parole in slang più diffuse e poliedriche troviamo la contrazione di spokojny (calma, tranquillità, relax). Usato talvolta per invitare l’interlocutore a mantenere la pazienza, oppure in palestra per intimare a svolgere l’esercizio più lentamente, nello slang si contrae per diventare spoko e acquistare una ricchissima varietà di sfumature. A seconda dell’intonazione e del contesto, infatti, la parola più assumere vari significati, dal più intuitivo “non importa se arrivi più tardi, va benissimo dai, spoko” al più entusiastico “Oh, Magda è una persona troppo cool, davvero spoko!”.

Se il retroterra anglosassone costituisce senza dubbio la fonte privilegiata per la costruzione di nuovi termini, come nell’aggettivo inglese fine per il termine fajnie, in realtà anche il vicino tedesco ha contribuito allo sviluppo dello slang. È il caso di sztos, che deriva dal tedesco stoßen (colpire), e indica qualcosa che fa assolutamente centro: Wow, mega sztos! (Wow, che figata!).

Nell’ambito delle emozioni positive troviamo anche czad, omofono dello Stato del Ciad. Nel linguaggio colloquiale giovanile czad indica il fumo di sigaretta, e a livello emotivo qualcosa di eccitante e dannatamente irresistibile, come un concerto rock all’aperto, sulle rive della Vistola, pochi giorni prima di un esame.

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Maria Savigni
Maria Savigni

Laureata in giurisprudenza, nel 2016 ha trascorso un semestre all'Università di Cracovia. Si interessa in particolare di diritti delle minoranze, stato di diritto, cultura ebraica, femminismi e movimenti lgbt+ nell'Europa centro-orientale. Di questi e altri temi ha scritto per East Journal e Diritto Consenso.