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Günter Guillaume, l’uomo che spiava Willy Brandt

“Sono un ufficiale della Nationalvolksarmee e un collaboratore del Ministero per la Sicurezza dello Stato. Vi chiedo di rispettare il mio grado”. Con queste parole Günter Guillaume, uno dei collaboratori più stretti del cancelliere socialdemocratico Willy Brandt, accoglie la polizia della Repubblica Federale Tedesca che ha appena fatto irruzione nel suo appartamento di Bonn. È l’inizio di un terremoto che sconvolgerà la politica tedesca.

Sposato alla causa

Classe 1927, originario di Berlino, cresciuto a Prenzlauer Berg, Guillaume è figlio di un membro del Partito Nazista e lui stesso da giovane è stato un sostenitore del regime, tanto da arruolarsi a 17 anni volontario nella Wehrmacht. Quando lo catturano gli Alleati finisce in un campo di concentramento britannico prima di tornare a Prenzlauer Berg, che fa parte del settore sovietico di Berlino. La sua famiglia è distrutta, il padre si è ucciso e sua madre ha un nuovo compagno con cui Guillaume non ha relazione. È lì che il neanche 25enne inizia a identificarsi con l’ideologia della SED, il partito di governo della Repubblica Democratica Tedesca.

Un incontro per la vita

Guillaume viene addestrato come spia, nome in codice “Hansen”. In questo periodo conosce Christel Boom. È figlia unica ed è cresciuta senza il padre. È una donna efficiente e ambiziosa, tanto da fare carriera da segretaria a responsabile. I due si sposano e vengono scelti per essere inviati in Germania Ovest. Sono stati selezionati perché vengono dalla classe operaia, sono di fatto senza legami familiari e non hanno parenti nella Repubblica Federale. La missione che gli affida l’HVA, la sezione estera del Ministero per la Sicurezza dello Stato, è quello di acquisire informazioni sul Partito Socialdemocratico.

Profughi in missione

Nel 1956 i Guillaume arrivano a Francoforte sul Meno. Ufficialmente sono redattori della casa editrice di libri scolastici “Volk und Wissen” scappati dal regime della Repubblica Democratica Tedesca. Poco dopo aprono un caffè tabaccheria che si chiama “Boom an Doom”, con il cognome della moglie. L’ordine è quello di mantenere un basso profilo.

Una carriera casuale

Nel 1957 i due entrano nella SPD. Christel diventa segretaria della sezione dell’Assia sotto Willy Birkelbach, membro del Parlamento tedesco e presidente del gruppo dei Socialisti al Parlamento Europeo. Nel 1963 Günter diventa segretario della SPD del distretto di Francoforte e nel ’68 è membro del consiglio comunale. Georg Leber, un suo compagno di partito, lo nomina responsabile della sua campagna elettorale.

Con l’elezione di Brandt a cancelliere, Guillaume prima diventa referente per la politica sociale ed economia e poi diventa referente personale del politico socialdemocratico. In questa ascesa Guillaume, che lavora quotidianamente al fianco di Brandt accompagnandolo anche nei viaggi, passa senza problemi ogni controllo di sicurezza. Ha passato diversi documenti alla sezione Esteri della Stasi, tra cui una lettera di Richard Nixon a Brandt. 

La scoperta

Un uomo della Stasi ai vertici della Repubblica Federale che fu tradito involontariamente proprio dalla HVA. Tra il 1956 e il 1957 il servizio segreto estero inviò tre messaggi a onde corte di auguri, uno a “G.”, uno a “Chr.”, un terzo per il “zweiter Mann”. A insospettire sono le date. Il 1° febbraio, il 6 ottobre e aprile 1957 sono infatti le date di nascita di Guillaume, della moglie e di Pierre, l’unico figlio della coppia. Quei messaggi vengono decifrati e archiviati dal servizio segreto della Repubblica Federale. Nel 1973 i vertici del BfV – i servizi di informazioni interno della Germania Ovest – lavorano su tre casi di spionaggio in cui riemerge il nome di Guillaume.

Un collega gli parla di quei messaggi di metà anni Cinquanta e viene consigliata l’osservazione attenta del membro della SPD. Guillaume era peraltro già sospettato dal BND di essere un agente nemico, in quanto un membro del servizio segreto della Germania Ovest aveva già attenzionato Guillaume quando lavorava come redattore di Volk und Wissen a Berlino Est e aveva esplicitato il suo compito di viaggiare all’Ovest con lo scopo di infiltrarsi. Nel maggio 1973 il BfV parla per la prima volta a Hans-Dietrich Gentscher dei sospetti di spionaggio. Viene tenuta la massima riservatezza e viene chiesto di mantenere Guillaume nel suo incarico per non destare sospetti. A marzo 1974 si decide di agire nelle successive settimane.

Un terremoto non voluto su Willy Brandt

Il 24 aprile, giorno dell’arresto, Willy Brandt è di ritorno da un viaggio in Egitto e viene informato da Gentscher direttamente all’aeroporto. Una settimana dopo, il primo maggio 1974, riceve da Klaus Kinkel i rapporti degli organi di sicurezza su Guillaume. Contengono particolari sulla vita privata del cancelliere e soprattutto sulle sue debolezze, donne e alcol.

Per la paura che vengano resi pubblici e vengano utilizzati dai suoi avversari nella campagna elettorale del 1976, oltre che per la negligenza di non essere accorto di nulla, Brandt decide pochi giorni dopo di dimettersi. Ai media viene comunicato il 7 maggio. È la fine della carriera politica di alto livello del fautore della Ostpolitik. Le sue dimissioni sono considerate dai vertici della DDR un inconveniente, perché li priva di una fonte d’informazione.

Günter Guillaume, eroe della DDR

Guillaume e la moglie vengono processati ma non parlano. Li condannano a 13 anni, ma nel 1981 a causa della salute di Guillaume le due spie vengono scambiate. Nella Repubblica Democratica sono considerati due eroi, con Guillaume che verrà assunto come addestratore per i futuri agenti. Nel 1988 scriverà le sue memorie, pubblicate dal Ministero per la Sicurezza dello Stato. L’uomo che fece cadere Brandt morì nel 1995, a neanche 70 anni. Al suo fianco non c’è più Christel, con cui si è separato nel 1981, ma Elke Bröhl con cui si è sposato nel 1986, di cui decise di prendere il cognome.

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Roberto Brambilla
Roberto Brambilla

Classe 1984, nato a Sesto San Giovanni quando era ancora la Stalingrado d’Italia. Germanocentrico, ama la Spagna, il Sudamerica e la Mitteleuropa. Collabora con Avvenire e coordina la rivista Cafè Rimet. È autore dei volumi “C’era una volta l’Est. Storie di calcio dalla Germania orientale”, “Rivoluzionari in campo” e coautore di “Non solo Puskas” e “Quattro a tre”.