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“Blaga’s lessons”, le lezioni bulgare di Stephan Komandarev

Tra gli echi della critica, arrivati ancor prima dell’uscita in patria, c’è chi l’ha paragonato a Breaking bad, chi a Fargo, chi l’ha definito un thriller sociale. Blaga’s lessons (Urocite na Blaga), l’ultimo film del regista bulgaro Stephan Komandarev ha ben presto fatto parlare di sé a livello internazionale. Presentato a luglio 2023 alla 57esima edizione del Festival del cinema di Karlovy Vary, ha subito ottenuto il premio per il miglior film (Křišťálový glóbus) e per la migliore attrice protagonista. A settembre è stato selezionato per essere sottoposto all’attenzione dell’Academy statunitense come possibile candidato all’Oscar per il miglior film internazionale e a gennaio è stato proiettato fuori concorso alla 35esima edizione del Trieste Film Festival.

Con questa co-produzione bulgaro-tedesca Stephan Komandarev chiude la trilogia dedicata alla situazione sociale contemporanea del suo paese, dopo Directions (Posoki, 2017) e Rounds (V krăg, 2019), spostando l’attenzione dalla capitale Sofia alla ben più marginale Šumen, in un altopiano dell’estremo nord-orientale del paese. Un contesto provinciale decisamente non florido, che pullula di edifici abbandonati e mai finiti – tra cui svetta l’incompleto palazzo delle poste – e sul quale dal 1981 veglia il mastodontico monumento ai creatori della nazione bulgara (Pametnik na săzdateli na dăržavata), realizzato in occasione dei 1300 anni dalla fondazione del primo stato bulgaro, per l’appunto nel 781 d.C. A proposito di Blaga’s lessons, il regista afferma:

Pur essendo l’ultimo capitolo di una trilogia, Blaga’s lessons è molto diverso. La storia della nostra protagonista riflette alcuni degli aspetti peggiori della società bulgara di oggi: i pensionati – le nostre madri e i nostri padri – sono abbandonati a un’esistenza umiliante. Dopo aver lavorato tutta la vita, oggi la loro situazione è simile a una vera e propria agonia. Pensioni misere, nessun accesso ai ‘privilegi’ di base del XXI secolo, come cibo decente, medicine e cure mediche adeguate, case riscaldate. I pensionati sono anche il bersaglio principale dell’osceno fenomeno delle truffe telefoniche. I sogni di una vita dignitosa vengono sostituiti dalla lotta per una primitiva sopravvivenza quotidiana. Sono vittime anche della solitudine, perché spesso figli e nipoti vivono lontani… Rappresentare e cercare di comprendere davvero la realtà è il primo requisito per il suo cambiamento, l’unico modo per passare all’azione.

Šumen
Dettaglio del palazzo delle poste nel centro storico di Šumen (Meridiano 13/Gianni Galleri)

Per la stesura del copione, infatti, Komandarev e la sua squadra si sono fatti aiutare da giornalisti d’inchiesta che da anni raccolgono materiali sulle truffe telefoniche, vera e propria piaga sociale nel paese, e hanno incontrato molte persone raggirate attraverso questi metodi. La vittima riceve una telefonata da un presunto agente di polizia, il quale convince il malcapitato di essere nella lista di un potenziale ladro che stanno seguendo e cercando di acciuffare. Il sedicente poliziotto, accertatosi dell’indirizzo in cui risiede l’interlocutore, gli chiede quindi di collaborare mettendo insieme gli averi che ha in casa e gettarli dalla finestra per poter poi prendere il malvivente con le mani nel sacco. Così spiegato sembra uno schema fin troppo banale per funzionare, eppure è ormai prassi consolidata, e il regista bulgaro lo mette in scena magistralmente nel film.

La calorosa accoglienza della pellicola Blaga’s lessons (Urocite na Blaga) arriva dopo non poche fatiche tecniche che il regista e la troupe hanno dovuto affrontare: tra la pandemia da Covid-19 e le problematiche legate alla tormentata applicazione Legge sull’industria cinematografica (che ha tenuto bloccata l’erogazione dei finanziamenti statali per circa tre anni), l’inizio delle riprese è stato rimandato più volte. Fin da subito però, per interpretare la protagonista viene coinvolta Eli Skorcheva, pietra miliare del cinema bulgaro, assente dalle scene dagli anni Novanta. Quando Komandarev la contatta e le sottopone il copione, lei risponde positivamente, dicendo: “Era la sceneggiatura che stavo aspettando”.

Stephan Komandarev, Eli Skorcheva e la troupe. Sullo sfondo il celebre monumento ai creatori della nazione bulgara (24chasa/Svetoslav Stojanov)

Le lezioni di Blaga

Così Skorčeva riappare sul grande schermo dopo oltre trent’anni nei panni di Blaga Naumova, una rigorosa e rispettata insegnante in pensione – davvero misera – a cui è appena morto il marito, ex poliziotto. Il film si apre infatti con l’accattivante descrizione della tomba a due posti che Blaga vorrebbe comprare, per sé e il consorte, al quale ha promesso una degna sepoltura.

Lo spettatore si scontra già qui con le prime grottesche assurdità: il loculo non è nuovo, ma già occupato, il becchino la riceve in un modesto baracchino prefabbricato e le chiede circa 8mila euro. Ma Blaga sa che è così che funziona, e non fa domande. Ha i suoi risparmi appositamente tenuti da parte, e nel frattempo arrotonda dando lezioni private; al momento segue una giovane rifugiata armena dell’Artsakh che sta cercando di ottenere la cittadinanza bulgara e ricominciare daccapo la propria vita.

La situazione precipita quando Blaga, probabilmente proprio per via della sua inflessibile dirittura morale, rimane vittima di una truffa telefonica e perde tutti i suoi risparmi. La voce si sparge, e il caso finisce persino su un dozzinale tabloid scandalistico locale, che aizza sospetti su un possibile principio di demenza senile: la reputazione della docente è ormai compromessa. Il fondo è però ancora lontano dall’essere toccato.

Dopo aver provato in tutti i modi legali a recuperare il denaro necessario per seppellire il marito entro e non oltre i 40 giorni dopo il funerale – periodo nel quale secondo il rito ortodosso l’anima del defunto rimane ancora sulla terra –, a Blaga non resta che passare dai modi illegali. Anzi, pare proprio sia il mondo che la circonda a spingerla con tutte le forze su quella strada.

Komandarev accompagna Blaga con una regia pulita e lucida, senza fronzoli né patetismi. Il ritmo è serrato, le ambientazioni si contano sulle dita di una mano, e l’anziana insegnante è come una pallina nel caotico e incomprensibile flipper della cinica e asfissiante società bulgara di provincia, finché non accetta di stare al gioco. Le decisioni prese dalla protagonista, tra disperazione ovattata e determinazione crudele, sono intervallate da sequenze in cui sale i 1300 scalini che dal centro di Šumen portano sulla collina del mastodontico memoriale brutalista, in una discesa agli inferi al rovescio.

Il caustico umorismo bulgaro fa da tetro e flebile contrappunto ai risvolti di una trama sempre più drammatica, finché anch’esso si arrende all’indifferenza dei comuni cittadini e all’impotenza delle istituzioni, lasciando spazio a un finale spiazzante e senza speranza. Quando la telecamera si allontana da Blaga Naumova e lo schermo si spegne, allo spettatore non resta che una domanda: è vero che il fine giustifica i mezzi?

Vista su Šumen dai gradini che portano al monumento creatori della nazione bulgara
(Meridiano 13/Gianni Galleri)
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Giorgia Spadoni
Giorgia Spadoni

Traduttrice, interprete e scout letterario. S'interessa di storia e cultura est-europea, in particolar modo bulgara. Ha vissuto e studiato in Russia (Arcangelo), Croazia (Zagabria) e soprattutto Bulgaria, specializzandosi all'Università statale di Sofia. Tra le collaborazioni passate e presenti East Journal, Est/ranei, le riviste bulgare Literaturen Vestnik e Toest, e l'Istituto Italiano di Cultura di Sofia. Nel 2023 è stata finalista del premio Peroto per la migliore traduzione dal bulgaro in lingua straniera e nel 2024 vincitrice del premio Polski Kot.