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Sofia, 16 aprile 1925: l’attentato alla cattedrale di Sveta Nedelja

La cattedrale ortodossa di Sveta Nedelja (‘Santa Domenica’) si staglia nel cuore di Sofia. È uno degli estremi del cosiddetto “quadrato della tolleranza”, l’immaginario poligono simbolo del pluralismo religioso proprio della capitale bulgara, che ha per altri angoli la moschea Banja Baši, la sinagoga monumentale e la concattedrale cattolica di san Giuseppe. Quando il 16 aprile 1925 una cellula del Partito comunista bulgaro (BKP) fa saltare in aria la cupola maggiore di Sveta Nedelja, la cattedrale ortodossa diventa emblema della follia estremista. Georgi Gospodinov cita l’avvenimento in Cronorifugio.

Passammo accanto alla cattedrale di Sveta Nedelja. Venticinque chili di esplosivo sotto la cupola centrale, una bottiglia di acido solforico per soffocare chi non era rimasto ucciso, e alle 3:20 del pomeriggio del 16 aprile 1925 la Bulgaria ottenne il primato mondiale assoluto del più sanguinario attentato fino ad allora commesso in una chiesa: 150 morti tra uomini, donne e bambini.

Tra le menti dell’azione si ritiene abbia un ruolo anche Georgi Dimitrov, che in quel periodo si trova in esilio principalmente tra Vienna e Mosca. Nel giugno 1923 una coalizione di destra prende le redini con un rovesciamento del potere costituito nell’allora Regno di Bulgaria, e nel 1924 mette al bando varie organizzazioni, tra cui il BKP. Le frange estremiste dello stesso cominciano quindi a riorganizzarsi e tramare un grande attentato in cui uccidere il maggior numero dei rappresentanti della classe dirigente, re compreso, e prendere le redini della nazione. Dimitrov ne è al corrente.

Comunisti contro agrari

Il 9 giugno 1923, un colpo di stato militare legittimato da un esitante tsar Boris III destituisce Aleksandăr Stambolijski, capo dell’Unione agraria popolare bulgara (BZNS). Il nuovo primo ministro è Aleksandăr Tsankov, guida dell’Alleanza democratica (DS). Ne consegue una fallimentare e disorganizzata rivolta contadina, stroncata il 14 giugno col brutale assassinio di Stambolijski per mano della VMRO, l’Organizzazione rivoluzionaria interna macedone. Irremovibile è la posizione neutrale del BKP per tutta la durata della vicenda, nonostante le esortazioni del Comintern a collaborare con il BZNS.

Nell’agosto dello stesso anno, i leader dei comunisti Vasil Kolarov e Georgi Dimitrov convincono il partito a organizzare una sommossa in settembre, ben presto soffocata nel sangue da Tsankov. Kolarov e Dimitrov fuggono dal paese, e quest’ultimo fonda a Vienna il Comitato oltrefrontiera del partito, di matrice estremista.

La legge per la protezione dello Stato (Zakon za zaštita na dăržavata) varata nel gennaio 1924 interrompe le attività del BKP, messo definitivamente al bando in aprile dalla Corte suprema di cassazione. Il Comitato oltrefrontiera diventa quindi il punto di riferimento dei militanti rimanenti; nasce l’organizzazione militare del BKP (Voenna Organizatsija, VO). Divisa in piccoli gruppi terroristici detti šestorki, è guidata dall’ufficiale Kosta Jankov e dal maggiore Ivan Minkov, future menti dell’attentato alla cattedrale di Sveta Nedelja.

L’attentato alla cattedrale di Sveta Nedelja

Con il sostegno di Dimitrov, Kolarov e del Comintern, da Vienna ci si adopera per fornire ai compagni in patria fucili, mitragliatrici e munizioni; un carico di armi provenienti da Sebastopoli viene bloccato dalla guardia costiera bulgara in agosto, e le azioni previste per l’autunno slittano alla primavera successiva. Nel frattempo Petăr Abadžiev, capo della šestorka incaricata dell’operazione, recluta Petăr Zadgorski, il sagrestano della cattedrale ortodossa.

Il piano prevede l’uccisione di una figura di spicco, il cui funerale riunisca il maggior numero possibile di personaggi del ceto dirigente bulgaro, per poi eliminarli, permettendo ai comunisti l’ascesa al potere. La vittima inizialmente designata è Vladimir Načev, direttore del corpo di polizia, ma la stretta sorveglianza che lo circonda costringe la VO a cambiare bersaglio.

La sera del 14 aprile 1925, il generale e deputato della DS Konstantin Georgiev viene assassinato davanti alla chiesa degli Sveti Sedmočislenitsi (‘Sette Santi’).

La mattina dello stesso giorno, un gruppo di anarchici assalta il corteo reale ad Arabakonak, il passo montano che collega Sofia a Botevgrad. Boris III rimane illeso, ma due dei suoi accompagnatori vengono uccisi.

Sempre il 14 aprile, Georgi Dimitrov e Vasil Kolarov, su pressione del Comintern, inviano da Mosca esplicite istruzioni volte a sospendere tutte le operazioni armate.

Lo stesso martedì 14 aprile, su sollecito del Comitato esecutivo del Comintern, Dimitrov invia esplicite istruzioni volte a fermare qualunque tipo di atto terroristico. Il contenuto di quella lettera è tuttora oggetto di discussione: secondo gli esecutori materiali conteneva la conferma a procedere, secondo Dimitrov il contrario, e c’è chi sostiene di aver visto distruggere la missiva subito dopo l’attentato.

16 aprile 1925, ore 15:20

Nelle settimane che precedono il 16 aprile, 25 chili di esplosivo vengono collocati sopra una delle colonne che sostiene la cupola principale della cattedrale. L’acido solforico posizionato vicino all’ordigno rilascerà gas tossici dopo l’esplosione; una miccia di 15 metri permetterà agli attentatori di fuggire indisturbati. Le esequie del generale Georgiev è fissato per le ore 15. La bara, e con essa i più alti funzionari statali, è collocata vicino alla colonna dov’è posizionato l’esplosivo. La folla accorsa è però tale da obbligare il metropolita Stefan a spostare il feretro più in avanti; una casualità imprevista che salverà dall’attentato i principali obiettivi.

L’esplosione avviene alle 15:20. La cupola crolla, intrappolando all’interno della chiesa la maggior parte dei presenti; “un cimitero vivente”, affermerà il comandante dei pompieri. Le vittime sono 213, i feriti circa 500. Muoiono una trentina tra colonnelli, tenenti e generali, tre deputati, ma soprattutto civili, donne e bambini. Muore anche il sindaco di Sofia, Paskal Paskalev. Tutti i membri del governo se la cavano con ferite lievi; lo tsar Boris III, impegnato al funerale delle vittime dell’assalto di Arabakonak, arriva a Sveta Nedelja in ritardo, a fatto ormai compiuto.

Qui un filmato d’archivio dell’attentato.

Le conseguenze

Petăr Abadžiev e pochi altri riescono a fuggire in Unione Sovietica. Il sagrestano Petăr Zadgorski si consegna alla polizia il giorno dopo l’attentato; fornisce una confessione completa, rivelando la posizione dei leader della VO. Kosta Jankov viene ucciso mentre cerca di nascondersi da un complice, mentre Ivan Minkov si suicida per sfuggire alla cattura. I militanti restanti vengono arrestati, processati e condannati a morte.

Marko Fridman, l’imputato di grado più alto, confessa che la VO ha ricevuto il sostegno dall’Urss via Vienna. Scarica però l’intera responsabilità del crimine a Jankov e Minkov, i quali passarono all’azione senza attendere l’avallo del Comintern. Non è però mai stato chiarito se le istruzioni di Dimitrov e Kolarov raggiunsero davvero Sofia solo dopo l’attentato. La stessa sera del 16 aprile Aleksandăr Tsankov instaura la legge marziale; durerà fino a ottobre inoltrato. La stroncatura delle attività politiche di sinistra sarà totale.

Oggi, accanto all’ingresso della cattedrale, riprogettata e ricostruita tra il 1927 e il 1933, è apposta una targa commemorativa scritta in bulgaro e in inglese che recita: “Il 16 aprile 1925 questa chiesa è stata fatta saltare in aria da un gruppo di comunisti il cui scopo era uccidere Sua Altezza lo Tsar Boris III. Questo atto terroristico ha tolto la vita a numerose persone innocenti”.

La targa commemorativa davanti alla cattedrale (Wikimedia)
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Giorgia Spadoni
Giorgia Spadoni

Traduttrice e interprete. S’interessa di letteratura, storia e cultura est-europea, in particolar modo bulgara. Ha vissuto e studiato in Russia (Arcangelo), Croazia (Zagabria) e soprattutto Bulgaria, dove si è laureata presso l’Università di Sofia “San Clemente di Ocrida”. Tra le collaborazioni passate e presenti East Journal, Est/ranei, le riviste bulgare Literaturen Vestnik e Toest, e l’Istituto Italiano di Cultura di Sofia. Collabora con varie case editrici e viaggia a est con Kukushka tours. È autrice della guida letteraria “A Sofia con Georgi Gospodinov” (Giulio Perrone Editore).