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Arte urbana a Vilnius: capire la capitale attraverso graffiti e murales

La street art non è solo una forma di decorazione urbana, ma un riflesso della storia, della cultura e della società. Così le mura di Vilnius diventano una chiave di lettura imprescindibile per capire la città.

I primi graffiti hanno iniziato a sorgere sui muri della capitale durante i cambiamenti sociopolitici delle ultime decadi della Lituania sovietica fino ad esplodere negli anni Novanta dopo la seconda indipendenza del paese. Nati come un’espressione “clandestina” di risposta alle trasformazioni di quegli anni, si sono poi evoluti in una forma artistica talvolta riconosciuta e incoraggiata con progetti di comunità e creatività.

Negli anni, l’ambiente urbano si è progressivamente arricchito di svariate forme di espressione artistica, tra street art, murales e graffiti (la cui discriminante spesso non è tanto artistica quanto basata sulla legalità o meno dell’opera), fino a diventare parte integrante del tessuto della città, aggiungendo un altro strato di fascino alla già ricca storia di Vilnius e alla sua scena culturale underground.

La capitale lituana, infatti, gode di una comunità artistica molto ridotta ma estremamente prolifica che ha trovato terreno fertile tra gli spazi creatisi nell’ondata di sviluppo urbanistico (e conseguente svuotamento della città vecchia) che ha investito il paese dagli anni Novanta in poi.

Il cuore bohémien della capitale

L’epicentro culturale della città è sicuramente il quartiere Užupis (letteralmente “al di là del fiume”, Vilnelė nello specifico), consolidatasi come punto di riferimento per artisti e poeti, tanto da ospitare il principale incubatore per l’arte dei paesi baltici. In ogni strada e anfratto del quartiere abbondano murales, sculture e installazioni a cielo aperto, ma la particolarità di Užupis va ben oltre il concetto di street art.

arte urbana a Vilnius
Užupis (Bryan Ledgard/Wikimedia)

L’area, abitata storicamente dalla popolazione ebraica di Lituania fino alla Seconda guerra mondiale, ha subito diverse trasformazioni nel XX secolo. Dopo la decimazione dei suoi abitanti durante l’occupazione nazista (non a caso il cimitero ebraico di Vilnius si trova proprio qui), il quartiere si è svuotato per poi cadere in degrado. Questo fino agli anni Settanta, quando ha iniziato ad attirare l’attenzione di artisti e intellettuali che hanno avviato un processo spontaneo di riqualificazione che ha trasformato Užupis nel cuore bohémien di Vilnius. Addirittura nel 1997 Užupis si è ironicamente autoproclamata repubblica indipendente su iniziativa di un gruppo di studenti dell’Accademia delle Arti di Vilnius (non per niente il giorno della repubblica è il primo aprile), cosa che riflette il suo spirito di autonomia culturale. Užupis, infatti, è più di un semplice quartiere artistico: è anche una comunità che ha adottata una costituzione simbolica scritta dal poeta Romas Lileikis e tradotta in diverse lingue, esposta su placche donate dalle ambasciate presenti sul suolo della capitale, che promuove la libertà, la creatività e la tolleranza.

Se ti interessano le storie di stati indipendenti non riconosciuti, leggi anche: Quelle micronazioni lungo il Danubio

Vilnius piena di spazio

Tra gli streetwriter più famosi di Vilnius – e probabilmente dell’intera Lituania – c’è 209 (dušimtaidevyni), la cui identità è tutt’ora sconosciuta. Nella seconda metà degli anni Duemila ha iniziato a lasciare frasi filosofiche sui muri degli edifici dismessi o dei cantieri, privilegiando il cemento e i toni ironici:

Buvo dvidešimt pirmas amžius, turėjom vardų, dažų, laisvių, ir niekas nieko nenorėjo pasakyti.

Era il ventunesimo secolo, avevamo nomi, colori, libertà e nessuno voleva dire niente.

Tik bijok netiketi

Abbi solo paura di non crederci

Jei neišmokote čiaudėti į alkūnės linkį, galite nebesimokyti

Se non avete imparato a starnutire nel gomito, potete anche non impararlo più (apparsa nel 2021)

Manau, kad kito dešimtmečio (…) prabangos ženklas – galėjimas nepirkti

Penso che il marchio di lusso del prossimo decennio (…) sarà la capacità di non comprare

Gerumą išrado bažnyčia. Visos teisės saugomos

La gentilezza è stata inventata dalla chiesa. Tutti i diritti riservati

Il suo graffito più iconico è tanto semplice quanto d’impatto: Vilnius full of space.

Foto Meridiano 13/Giulia Pilia

La scritta è comparsa per la prima volta sugli edifici abbandonati del centro di Vilnius intorno al 2007, quando la città vecchia ha iniziato a risentire dei massicci investimenti commerciali nella parte nord della città oltre il fiume Neris (il quartiere Šnipiškės, chiamato anche “business district”).

L’autore, inizialmente ricercato dalle autorità, è stato poi reso “legale” nel contesto del Vilnius Street Art Festival nel 2013, cosa ben accolta dai cittadini che, col tempo, hanno apprezzato sempre di più la creatività filosofica del writer.

Murales per la riqualificazione urbana

Da poco più di una decina d’anni è infatti in atto un processo di rivalutazione dell’arte di strada, grazie anche al lavoro del già menzionato Street Art Festival che ha contribuito alla nascita di una nuova percezione dell’arte su muro, ma che soprattutto ha messo le basi per un dialogo collaborativo con l’amministrazione locale: infatti, murales e simili vengono spesso usati per la riqualificazione di edifici commerciali o residenziali, come ad esempio quello dell’artista italiano Millo nei pressi di Halės Turgus, o degli artisti brasiliani Osgemeos nei pressi della stazione ferroviaria:

Anche se il festival non viene più organizzato da qualche anno, restano attivi numerosi progetti, come ad esempio la Open Art Gallery, vera e propria galleria a cielo aperto nell’antico cuore industriale della città (nasce infatti nei locali della vecchia fabbrica di apparecchi elettronici Elfa), che ospita decine di opere di street art, principalmente murales ma anche sculture, con un ricambio artistico periodico. 

“L’idea alla base dell’Open Gallery è mostrare come l’arte può aiutare a trasformare interi quartieri industriali, poiché tutto, dai tetti alle pareti, può fungere da piattaforma per i creatori”, afferma una dei fondatori, Živilė Diawara.

La galleria è gestita dal Menų Fabrikas Loftas (fabbrica delle arti Loft) che organizza spesso eventi culturali e concerti, ma anche laboratori e fiere.

L’eterna lotta tra comune e writers

Negli ultimi anni l’arte urbana è stata rivalutata anche dalle amministrazioni locali, tanto che il comune di Vilnius ha messo a disposizione degli spazi dove la street art non solo è legale, ma anche incoraggiata e regolamentata con un decreto comunale. Il soggetto dei graffiti è comunque da concordare con l’amministrazione cittadina e spesso i lavori veicolano messaggi sociali o politici.

L’iniziativa è ovviamente finalizzata anche a limitare e regolamentare il proliferare di tag e disegni. Ad esempio, chi visita le vie di Vilnius non può non notare i numerosissimi tag di Solomon, peraltro arrestato nel 2018 dopo una lunga latitanza. Addirittura era stato creato il gruppo Facebook “Troviamo Solomon” ed era stata messa una taglia di inizialmente 500 litas (circa 145 euro) finanziata da alcuni residenti della città.

Meme del sito demotyvacija.lt: “Se Solomon è un graffito, allora tutta Vilnius è una galleria d’arte”

L’arte urbana a Vilnius è a rischio

Nonostante questa tendenza a rivalutare le opere di strada, murales e graffiti spesso soccombono all’espansione e allo sviluppo urbanistico della città. Già molti edifici – sia di epoca sovietica che ottocentesca – sono stati abbattuti per lasciare spazio al “nuovo”: tra questi il “palazzo del serpente perduto” sulla collina Tauras (“toro”), nato come palazzo dei sindacati in età staliniana e dipinto dall’artista polacco M-City. L’edificio è stato demolito alla fine del 2019 per far spazio a una sala concerti (progetto tutt’ora non realizzato).

Graffiti Vilnius
Foto Meridiano 13/Giulia Pilia

Così anche l’ex cineteatro Lietuva lungo Pylimo gatvė (in copertina), costruito negli anni Sessanta, che è stato per anni uno dei principali centri culturali della capitale. Abbandonato a metà anni Duemila e demolito nel 2017 per far spazio a un museo d’arte moderna, oltre che per il murales raffigurante dei bambini impigliati nel gioco dei fili con le mani era famoso anche per l’accattivante frase “sausas vynas, saldūs žodžiai”, ovvero “vino secco, parole dolci”.

Il futuro delle opere di street art a Vilnius rimane in qualche modo incerto, da una parte salvaguardato da una maggiore attenzione delle istituzioni verso l’arte urbana, dall’altra messo a rischio spesso nell’ottica di una riqualificazione che rischia di cadere nella standardizzazione delle città e di compromettere l’integrità e l’autenticità del tessuto urbano.

Segnaliamo due progetti che hanno mappato i murales e le opere più interessanti di Vilnius: Street Art Cities e Vagabundler.
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Giulia Pilia
Giulia Pilia

Laureata in Scienze Politiche (Studi sull’Est Europa) e in Governance locale all’Università di Bologna, ha studiato e lavorato in Lituania, Slovenia e Ucraina, dove si è occupata di sicurezza e reti energetiche, comunità locali e IDP. Lavora nel campo dell’integrazione europea, sviluppo locale e osservazione elettorale.