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“A cosa servono i russi”. Un podcast di Paolo Nori

Una recensione del podcast A cosa servono i russi, scritto e raccontato da Paolo Nori per Chora Media e uscito a marzo 2025. Parla di letteratura russa, di scrittori e personaggi e di come questi possano legarsi profondamente e indissolubilmente alle proprie esperienze di vita.

L’autore

Paolo Nori ha bisogno di presentazioni? Per chi si interessa di letteratura russa, probabilmente no. Diremo giusto due parole per introdurlo e presentare alcuni suoi progetti. Nori è uno scrittore e traduttore parmigiano, classe 1963. Ha scritto diversi romanzi, curato antologie e collane. Si è occupato della traduzione di un buon numero di riedizioni recenti di opere di Gogol’, Bulgakov, Turgenev, Tolstoj, Dostoevskij, Čechov e altri, quindi è altamente probabile che sia presente anche sugli scaffali di casa vostra.

A cosa servono i russi non è il primo podcast di Paolo Nori, nel 2020 è uscito Paolo Nori legge per Il Post e nel 2023 Due volte che sono morto di Chora Media per Rai Play Sound. 

E chissà, se non avessi tutte queste voci nella mia testa, da che parte sarei.

Paolo Nori, nel podcast “A cosa servono i russi”
Copertina podcast a cosa servono i russi Chora media

Il podcast 

Si compone di sei episodi di circa venti minuti, più un intervento bonus di durata inferiore. Il settimo episodio è un omaggio che ospita un discorso che Paolo Nori ha letto a Mosca, nella sede Biblioteca della letteratura straniera, il 6 settembre 2024, durante l’ottavo congresso internazionale dei traduttori di prosa letteraria dal russo. Non possiamo aggiungere troppi dettagli, ma è un punto cardine del podcast, un cammeo che impreziosisce ulteriormente la serie. Ad ogni puntata Nori raccoglie la testimonianza audio di lettori o amici che raccontano e condividono che cosa abbia rappresentato nella loro vita il contatto con la letteratura russa. 

Poco, mi serve
Una crosta di pane
Un ditale di latte
E questo cielo
E queste nuvole.

Velimir Chlebnikov da “47 poesie facili e una difficile”, Quodlibet, 2009

Nori dà vita a legami e connessioni apparentemente improbabili tra episodi della sua vita e le storie dei romanzi o degli scrittori russi che cita, creando un senso di vicinanza e dialogo costante tra la vita quotidiana di ognuno, con casi e coincidenze, e le avventure di personaggi vissuti (nella realtà o nei romanzi) più di un secolo fa, a migliaia di chilometri di distanza. 

Ascolta qui il primo episodio della serie!

Un esempio è l’abilità di intrecciare un gravissimo incidente, che ha costretto Nori in un letto di ospedale per molto tempo (di cui parla tra l’altro nel podcast che abbiamo citato prima, Due volte che sono morto) con un verso di Pasternak, che conclude la prima poesia che si trova nelle pagine finali de Il dottor Živago. Non scriveremo qui il verso… accenniamo solo che tra gli altri episodi e persone della sua vita, che in qualche misura diventano dei fili che fanno parte della stessa trama, troverete anche nonna Carmela, la città di Parma, la pandemia di Covid, un pagamento online con PagoPA, Napoleone e una ferita che sanguina ancora…

Nel corso delle puntate, Nori fa emergere anche la sua curiosità per la lingua, non solo quella russa ma anche per l’italiano, per le varianti e i dialetti, in particolare quello parmigiano. Esplora nei meandri delle parole diversi modi per esprimere l’amore e altri sentimenti, e anche tutte le sfumature per descrivere una sbornia e tutto quello che ne consegue, in russo.

I luoghi della letteratura russa

Anzi, il luogo. Il fulcro della letteratura russa è senza dubbio San Pietroburgo, che come è noto nei secoli ha avuto diversi nomi, Pietrogrado, Leningrado o semplicemente Питер (Piter) per chi ci vive. Ma la sua anima è sempre la stessa. 

Nel podcast sentirete dire che sia la città degli intellettuali russi perché a Pietroburgo d’inverno si possono fare solo due cose, bere o studiare. E non mancano i riferimenti di Nori alla città delle notti bianche, dal cuore di ghiaccio, ma anche caldo e avvolgente, profondo come le anime dei personaggi che la popolano, e degli scrittori che vi bazzicano. I circoli letterari, gli scambi di lettere. Uno sfondo articolato, fatto di “prospettive”, le strade larghe e rettilinee tipiche di questa città, insieme a palazzi neoclassici e barocchi carichi di storie.

Una città nata dai lavori forzati di migliaia di operai e contadini sradicati dai loro luoghi di nascita per costruire la maestosa città sul Baltico, in cui Pietro il Grande ha creato il suo paradiso, diverso da tutto il resto della Russia. Da “finestra sull’occidente” al momento della fondazione ad inizio Settecento, a capitale del crimine nei primi anni 2000.

Non c’è un altro luogo in Russia dove i pensieri si stacchino così facilmente e così volentieri dalla realtà: proprio con l’avvento di San Pietroburgo cominciò a esistere la letteratura russa.

Iosif Brodskij, Guida a una città che ha cambiato nome, in Fuga da Bisanzio, Milano, Adelphi 2008 (8), p. 52

E Paolo Nori conosce bene questa città. Perché in Russia, forse più che altrove, i luoghi dei romanzi sono al pari dei personaggi, parlano e si raccontano tra le pagine. La casa di Raskol’nikov, la statua del cavaliere di bronzo, la casa di Anna Achmatova e di Daniil Charms…

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Gli scrittori della letteratura russa

Nei sei episodi vengono citati numerosi scrittori russi, da Anna Achmatova a Iosif Brodskij, naturalmente Tolstoj e Dostoevskij, Pasternak, Čechov, Puškin e ancora Gončarov, Mandel’štam, Gogol’ e Turgenev. Ne abbiamo scelto uno da approfondire e presentarvi, forse meno conosciuto rispetto ad altri grandi nomi.

C’era un uomo con i capelli rossi, che non aveva né occhi né orecchie. Non aveva neppure i capelli, per cui dicevano che aveva i capelli rossi tanto per dire. Non poteva parlare, perché non aveva la bocca. Non aveva neanche il naso. Non aveva addirittura né braccia né gambe. Non aveva neanche la pancia, non aveva la schiena, non aveva la spina dorsale, non aveva le interiora. Non aveva niente! Per cui non si capisce di chi si stia parlando. Meglio allora non parlarne più.

Daniill Charms, brano senza titolo del 1937, Da Quaderno Azzurro, n. 10, in Casi, a cura di Rosanna Giacquinta, Adelphi, 2014.

Daniil Charms è tra i primi autori che Nori ha tradotto. Scrive racconti, brevi o brevissimi, con scene bizzarre e paradossali, del tutto anticonformiste, che gli sono infatti costate due arresti e una condanna ai lavori forzati. È curioso pensare che, nonostante questo e nonostante una sua avversione dichiarata per i bambini, egli è stato principalmente autore di poesie e racconti per l’infanzia, e dopo la sua morte nel 1942 e la sua riabilitazione, le nuove generazioni sono cresciute leggendo le sue opere, di cui finalmente era stato riconosciuto il valore. 

È un autore relativamente poco noto, rispetto ad altri importanti nomi del suo tempo, e oggi considerato oggi uno dei maestri della letteratura dell’assurdo. Ha la straordinaria caratteristica di deostruire la realtà, smontarla pezzo per pezzo, e riproporne una incredibilmente ironica e folle ma così convincente che, per il lettore, non sembra possibile un altro scenario. 

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Ma allora, a cosa servono i russi?

Pensare oggi alla Russia può produrre sensazioni controverse, scomode. Molte persone parlano male, un po’ a prescindere, della Russia e dei russi. Lo racconta Paolo Nori in diverse puntate. Ma la Russia è grande (lo stato più vasto del mondo), e i russi sono tanti (circa 146 milioni). E la storia di un paese, la sua cultura e le tradizioni che lo caratterizzano, possono davvero sfumare, diluirsi, annacquarsi nel discorso collettivo?

E tutti i russi vissuti prima di oggi, figure di rilievo, intellettuali e artisti. Lavati via. Milioni di pagine di romanzi e poesie, cenere della memoria. Dipinti, sculture, film. Chiusi in uno scantinato e dimenticati.  

Paolo Nori ci fa posare lo sguardo sulle persone, attraverso la letteratura, sì perché i russi sono stati e sono persone. Una banalità, ma non proprio. Ci spiega a cosa servono i russi, le loro parole, le loro storie e la loro fantasia. E questo può essere esteso a tutte le letterature, a ogni espressione di profonda umanità e vicinanza che è un romanzo, o una poesia, o un racconto.

Seguendo i passaggi di Paolo Nori, una cosa che si potrebbe provare a fare, anche in modo modesto, con letture di varia origine e natura, è quello di vivere a pieno la trama di un romanzo. Durante la lettura, per qualche giorno o un mese, potrebbe arrivare spontaneamente un istinto, un’inclinazione a guardare il mondo come farebbe il protagonista, a muoversi nella quotidianità con occhi non propri, con sensazioni che apparentemente non ci appartengono, ma senza mandarle via. Lasciare che si esprimano, che agiscano e decantino.

E spesso, con un buon libro e con dei buoni personaggi, si potrebbe scoprire che queste impressioni si fermano delicatamente sulle sponde del nostro essere, e lì trovano una collocazione ideale, e mentre il fiume di chi siamo continua a scorrere restano lì, a mandare qualche segnale. Prospettive nuove, riflessioni e immagini che affiorano, di tanto in tanto. Potrebbe succedere, ad esempio, con Delitto e castigo di Dostoevskij. 

Se c’è al mondo un paese, che è per gli altri paesi distanti o confinanti con esso, più sconosciuto e inesplorato, più incompreso e incomprensibile di tutti gli altri, questo paese è indiscutibilmente la Russia per i suoi vicini occidentali.

Fëdor Dostoevskij, Russia, Torino, Aragno 2024, p. 3

Non ascoltatelo tutto d’un fiato, questo podcast, rimarrebbe troppo poco così, certo vi farà sorridere, riflettere ma poi potrebbe scivolare via velocemente. Assaporatelo, con un pausa tra una puntata e l’altra, per farvi permeare dalla magia creata da Paolo Nori. Non sono lezioni di letteratura: nascita, vita, opere e morte dello scrittore. Tutt’altro, sono appunti di vita, intrecci e connessioni che ognuno di noi può scoprire anche nella propria, raccontati con ironia e con una fine capacità di coinvolgere e di rapire.

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Serena Prenassi
Serena Prenassi

Appassionata di Est Europa e in particolare di ex Jugoslavia. Studia mediazione culturale presso l’Università degli Studi di Udine, approfondendo la conoscenza del serbo-croato e del russo. Ha partecipato (e lo farà ancora) a diversi progetti europei nei Balcani.