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Il calcio in Armenia: sognando un goal nel paese delle cicogne

Il 15 ottobre 2013 la nazionale armena maschile bloccava l’Italia sul 2 a 2 a Napoli dopo essere andata due volte in vantaggio (ai goal di Movsisyan e Mkhitaryan risposero Florenzi e Balotelli). Era l’ultima giornata del girone di qualificazione per i Mondiali 2014 e a, causa di quel risultato, gli azzurri non rientrarono tra le teste di serie in vista dei sorteggi dei gironi del torneo brasiliano, complicando fin dall’inizio una spedizione che si sarebbe rivelata fallimentare. Per gli appassionati di calcio in Armenia quella partita rappresenta un momento nostalgico, il canto del cigno di una squadra che, come alle qualificazioni per Euro 2012, aveva combattuto fino alla fine per un posto agli spareggi.

I dolori della nazionale armena

Il quadriennio tra il 2010 e il 2014 costituisce, in effetti, il picco storico delle prestazioni della selezione caucasica. Trascinata da Henrikh Mkhitaryan, Gevorg Ghazaryan e Karlen Mkrtčyan, la Havakakan (“squadra nazionale” in armeno) fu capace di salire fino al trentesimo posto del ranking Fifa nel 2014, salvo poi crollare, stabilizzandosi intorno alla centesima posizione attuale. Un climax arrivato forse troppo presto, subito prima dell’allargamento del campionato europeo a ventiquattro squadre nel 2016 che avrebbe facilitato il percorso di qualificazione per il torneo; fatto evidenziato dal cammino storico della Georgia a Euro 2024.

E proprio al modello dei vicini settentrionali oggi si guarda in Armenia con ammirazione e un po’ di sana invidia per provare a risollevare le prestazioni della nazionale. Arthur Goaryan, autore del canale Telegram В Армении есть футбол (V Armenii est’ futbol, “In Armenia c’è il calcio”) spiega a Meridiano 13 che “la Georgia, per vicinanza, popolazione e situazione economica, è un punto di paragone naturale”.

Un ingeneroso risultato totale di 9 a 1 in favore dei georgiani in un doppio confronto di Nations League la scorsa primavera ha però messo in evidenza in maniera anche eccessiva la distanza attuale tra i due movimenti calcistici. Se la Georgia negli ultimi anni è diventata una fucina di talenti in tutti i reparti, in Armenia non si vedono giovani che possano avvicinarsi alle prestazioni dei due giocatori armeni in attività più forti: il già menzionato Mkhitaryan (qui abbiamo raccontato la sua storia) ed Eduard Spercjan (campione uscente di Russia con il Krasnodar).

Goaryan sottolinea che l’Armenia partecipa, con la Georgia e altri paesi, al programma per lo sviluppo calcistico della Uefa. I soldi dell’organizzazione sono serviti, per esempio, per la costruzione del centro sportivo AVAN che è diventato il quartiere generale della nazionale e dove si allena e gioca il club Ararat Armenia. Ma questo non è sufficiente. 

Secondo il nostro interlocutore, finanziamenti statali sarebbero necessari per lo sviluppo del movimento e spiegano il successo della Georgia, dove è stata costruita un’accademia sul modello di Clairefontaine in Francia per formare i giovani calciatori. “In Armenia, purtroppo, questo non esiste”, dice Goaryan aggiungendo che, in considerazione della difficile posizione internazionale in cui il paese si è trovato da quando è indipendente, non c’è stata la possibilità di investire nello sviluppo dello sport e del calcio. 

“Non ci sono palestre, stadi piste da corsa e piscine. È chiaramente un problema economico di portata generale, dal quale deriva, appunto, la questione delle infrastrutture. Non ci sono infrastrutture, non c’è sviluppo, non c’è scouting, non ci sono specialisti. Quindi, prima di tutto, la questione si riduce al bilancio che porta all’assenza di infrastrutture e, in secondo luogo, alla mancanza di quadri competenti in grado di gestire i soldi”.

Il nostro interlocutore pensa che il futuro offra qualche spiraglio di speranza:

“Adesso, quando sembra che tutto sia diventato un po’ più trasparente e che ci sia meno corruzione nel paese, è stato intrapreso un percorso verso lo sviluppo dello sport, e questa tendenza è visibile nel calcio in Armenia negli ultimi anni. Sono arrivati privati disposti a investire, ma lo stato, purtroppo, non è ancora pronto a farlo, per ragioni comprensibili.

Lo stadio Vazgen Sargsyan di Erevan nel giugno 2023, in occasione della partita di qualificazione agli Europei 2024, Armenia-Lettonia (foto per gentile concessione di Matteo Fornara)

Buone notizie dal calcio per club

L’Armenia è un paese ricco di tradizione calcistica, anche se ciò non è emerge a livello di nazionale, visto che fino all’indipendenza nel 1991 non esisteva una selezione armena.

In epoca sovietica il ruolo della nazionale era rimpiazzato nel cuore dei tifosi dai club, uno in particolare: l’Ararat Erevan. Questa squadra leggendaria ha partecipato a moltissime edizioni della Vysšaja Liga, il campionato di massima serie sovietico. Nel 1973 riuscì addirittura a vincere la competizione parallelamente alla Coppa sovietica (successo ripetuto anche nel 1975).

Avendo battuto internamente avversari di altissimo livello quali le compagini moscovite, la Dinamo Kyiv e la Dinamo Tbilisi, nella stagione 1974-1975, l’Ararat Erevan fece la voce grossa anche in Europa, arrivando ai quarti di Coppa Campioni, dove mise in difficoltà il Bayern Monaco. Dopo una sconfitta per 2 a 0 in Baviera, gli armeni passarono in vantaggio al ritorno davanti ai circa 80mila spettatori dello stadio Hrazdan, costringendo Beckenbauer e compagni sulla difensiva. Da sottolineare che quella fu l’unica sconfitta per i tedeschi in una competizione che avrebbero vinto.

Gianni Galleri racconta la storia di quella partita e dell’Ararat Erevan in questo articolo

Il monumento dedicato all’Ararat Erevan del 1973 nei pressi dello stadio Hrazdan (Meridiano 13/Gianni Galleri)

Vittorie, campagne europee e stadi pieni. Tutto ciò appartiene purtroppo al passato, un passato spazzato via dai terribili anni Novanta, un periodo per l’Armenia fatto di guerre e una gravissima crisi economica che costrinse centinaia di migliaia di persone a emigrare all’estero (per avere un’idea: la popolazione del paese passò dai 3,6 milioni del 1991 a 2,9 nel 2001). In simili circostante il pallone era chiaramente l’ultimo dei pensieri.

Ciò nonostante, gli armeni non hanno perso la passione per il calcio, ma i più non seguono il campionato locale che si gioca per in stadi quasi vuoti e a cui partecipano club spesso di nuova formazione e con poca identità. Normalmente si tifano squadre europee (in primis, quelle in cui milita il beniamino Mkhitaryan) e, ovviamente, la nazionale.

Il Bardsragujn chumb  – ufficialmente Fastex Premier League – è il campionato maschile armeno di massima serie. Il torneo prevede la partecipazione di dieci squadre (quasi tutte di Erevan e dintorni), che si affrontano in un girone all’italiana con doppia andata e doppio ritorno. Le partite sono visibili in diretta su YouTube.

Le cose stanno, però, in parte cambiando. Con la creazione della Conference League nella stagione 2021-2022 si sono aperte le porte dell’Europa anche per club che non rientrano nell’élite calcistica continentale. E le compagini armene hanno saputo cogliere appieno l’opportunità fin dall’inizio.

L’edizione inaugurale della nuova competizione ha visto la partecipazione dell’Alashkert ai gironi. Alla squadra di Erevan ha fatto seguito tre anni più tardi il Noah che ha concluso la fase campionato della Conference League 2024-2025 con 4 punti al 31esimo posto. Come spiega Davide Zennaro sulla pagina Facebook Calcio da dietro, la presenza di investimenti solidi per questo club (che ha vinto l’ultimo campionato armeno) fa sperare di poterlo rivedere in Europa con più costanza. 

Goaryan evidenzia due aspetti di questi exploit europei. Il primo è che essi sono il frutto soprattutto della presenza di giocatori stranieri e, per esempio, il Noah fino a poco tempo fa non aveva neanche un’accademia giovanile. Il secondo è che vedere le squadre armene competere in Europa ha avuto l’effetto di attirare la gente allo stadio. Inoltre, sottolinea il nostro interlocutore, ci sono quattro club – Noah, Ararat Armenia, Urartu e Pyunik – che si sono attivati per creare un rapporto con i tifosi, attraverso i loro canali social e anche creando una qualche forma di intrattenimento nel corso del match day.

Qualcosa si muove anche sul fronte calcio femminile. Esiste un campionato e sono state create le squadre femminili di alcuni dei club principali. Il movimento è ancora molto limitato, ma considerando che è stato creato quasi da zero in un paese con una società generalmente descrivibile come conservatrice è sicuramente un passo in avanti.

Insomma, il calcio in Armenia è fonte di speranza. Forse una squadra di Erevan non batterá a breve il Bayern Monaco e ci sarà da aspettare a lungo per un nuovo Mkhitaryan, ma il pallone corre alle pendici dell’Ararat.

Abbiamo chiesto al nostro interlocutore quali giovani armeni vedrebbe bene nel nostro campionato. Arthur ha optato per due difensori: Georgiy Harutyunyan (classe 2004 nelle file del Puskas Akademia) e Step’an Mkrtčyan (2003, Osijek). E voi cosa ne pensate? Fatecelo sapere nei commenti su Facebook e Telegram!


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Aleksej Tilman
Aleksej Tilman

Nato a Milano, attualmente abita a Vienna, dopo aver vissuto ad Astana, Bruxelles e Tbilisi, lavorando per l’Osce e il Parlamento Europeo. Ha risieduto due anni nella capitale della Georgia, specializzandosi sulle dinamiche politiche e sociali dell’area caucasica all’Università Ivane Javakhishvili. Oltre che per Meridiano 13, scrive e ha scritto della regione per Valigia Blu, New Eastern Europe, East Journal e altre testate.