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L’orso Wojtek e la liberazione di Bologna

Marco Boscolo, autore del podcast Kompas, ci racconta la storia dell’orso Wojtek, un eroe medagliato della Seconda guerra mondiale.

A Sopot si arriva comodamente in treno: pochi minuti e ci si lascia alle spalle il centro di Gdansk per raggiungere una delle storiche mete balneari sul Mar Baltico polacco. Scendendo alla stazione e incamminandosi in direzione della Piazza delle Terme (Skwer Kuracyjny) e la passeggiata sul mare, dopo poche decine di metri si incontra una bizzarra statua a forma di orso.

Si trova un po’ più in alto della strada, ma ben visibile da chi passa di lì. Wojtek, questo il nome dell’orso bruno siriano, è stato ritratto dallo scultore Paweł Sasin e dal 2019 si trova nel cortile della vicina chiesa di San Giorgio. Con una zampa sembra fare un gesto di saluto verso la strada, ma perché è vestito con un’uniforme militare? E perché è seduto su una cassa di munizioni su cui si legge “żołnierzom”, cioè “ai soldati”?

Sono le domande che mi sono fatto io stesso quando l’ho visto durante un viaggio sul Baltico di qualche anno fa. Incuriosito da quell’incontro inaspettato ho cominciato a cercare informazioni su Wojtek e la sua storia. Ben presto ho scoperto che la storia di quest’orso è profondamente legata alla città in cui vivo, Bologna. Ma per arrivarci, bisogna fare un lungo viaggio, che ci porta sulle montagne dell’Iran.

L’orso Wojtek e la Seconda guerra mondiale

Tutto comincia con un evento storico determinante per la Seconda guerra mondiale: l’inizio del tentativo di invasione dell’Unione Sovietica da parte della Germania nazista iniziato il 22 giugno del 1941. L’attacco fa saltare il patto Molotov–Ribbentrop, l’accordo che prevedeva che Mosca sarebbe rimasta fuori dal conflitto, in cambio della libertà di prendere il controllo di una fascia di territori dell’Europa orientale, compresa una parte della Polonia.

Caduto l’accordo, il 14 agosto sempre 1941 viene firmato un accordo tra Urss e Polonia che permette la creazione di un esercito polacco in terra sovietica. Ad alimentarlo sono alcune decine di migliaia di polacchi che nei due anni precedenti sono finiti nei gulag e che ora vengono rilasciati. Si formano così due corpi militari che hanno il desiderio di potersi unire alla Resistenza polacca e, allo stesso tempo, comprensibilmente non vogliono combattere sotto il comando sovietico. I due corpi entrano così a far parte delle forze britanniche in Palestina. Ma prima di potervi arrivare, devono percorrere migliaia di chilometri.

In questo lungo viaggio, nel 1942 il 2 Korpus Polski si trova quindi tra le impervie montagne iraniane. E qui un gruppo di soldati incontra un ragazzino che ha con sé un cucciolo di orso: la madre è appena stata uccisa da un cacciatore. Scatta qualcosa tra l’orsacchiotto e quegli uomini. O forse vogliono solo aiutare il ragazzo iraniano, fatto sta che comprano il cucciolo.

Secondo un’altra versione della storia, emersa però solamente nel 2011, a entrare in possesso dell’orso e ad accudirlo nelle prime fasi sarebbe stata una giovane ragazza polacca, Irena Bokiewicz, anche lei liberata dalla prigionia sovietica e ora di fatto una rifugiata. Sarebbe stata lei a scegliere il nome, Wojtek, diminutivo di Wojciech: “colui a cui piace la guerra” o “guerriero sorridente”. Sia come sia, il cucciolo diventa parte della carovana polacca. Non si tratta però di una semplice mascotte, ma di un vero e proprio soldato. Nel corso della guerra, infatti, Wojtek sarà arruolato ufficialmente come soldato e addirittura scalerà la gerarchia fino a essere congedato con il grado di caporale. Ma andiamo con ordine.

Durante il viaggio, Wojtek si rivela una presenza importante per il morale delle truppe. Era un macilento cucciolo d’orso, per di più rimasto orfano, che aveva trovato decine, se non centinaia di tate disposte ad accudirlo. L’orso cresce e diventa ben presto il beniamino di una parte del corpo, ma c’è anche chi se ne lamenta, perché ogni tanto rompe le casse di birra cercando di farsi una bevutina ristoratrice, una conseguenza del fatto che forse siano stati proprio i soldati polacchi a introdurlo alla birra.

Va ricordato che si tratta di una pratica poco salutare per gli orsi, ma che per secoli è stata utilizzata dagli addestratori dei cosiddetti orsi ballerini. Qualcun altro, invece, non vede di buon occhio che l’orso Wojtek avesse imparato a usare le stesse docce dei soldati… Secondo la leggenda, però, i contrari alla sua permanenza nell’esercito vennero messi a tacere quando mise in fuga una spia nemica che era riuscita a intrufolarsi nell’accampamento. Da quel momento, nessuno mise più in discussione la sua presenza.

Nel 1944 le forze militari polacche sono assegnate al territorio italiano. L’esercito britannico, infatti, sta risalendo la Penisola assieme agli Alleati, combattendo contro le residue forze naziste e, soprattutto, contro la neonata Repubblica Sociale Italiana di Salò. Ma per il trasferimento si preannuncia un problema, perché il regolamento dell’esercito di Sua Maestà, incaricato del trasporto dalla Palestina all’Italia, non permette il trasporto di animali domestici sui propri mezzi. Pragmatici, e fedelissimi alle norme, gli inglesi trovano la soluzione perfetta: l’orso Wojtek viene arruolato ufficialmente nella 22a compagnia di rifornimenti di artiglieria e gli viene addirittura assegnata una tenda!

Risolte le formalità, Wojtek e la sua compagnia arrivano in Italia e partecipano a una delle più importanti battaglie del conflitto, quella che si svolge a Montecassino tra il gennaio e il maggio del 1944. Si tratta di un momento decisivo nella storia della Seconda guerra mondiale.

Le forze tedesche tengono la cittadina, che ha un ruolo strategico fondamentale nella risalita sul fianco tirrenico, perché significa l’accesso al Lazio centrale e a Roma. La battaglia è dura e sfiancante, segnata anche dal discusso bombardamento aereo della cittadina. L’orso Wojtek è coinvolto nelle operazioni: contribuisce ai trasporti di munizioni e altri materiali. In generale, a Montecassino è decisivo il contributo di tutto il comparto polacco. A maggio Montecassino cade nelle mani alleate, con una vittoria netta al punto che le forze tedesche non provano nemmeno a tenere la capitale ma preferiscono riparare dietro la Linea gotica.

L’orso, assieme ai propri commilitoni, viene premiato: si è guadagnato sul campo il grado di caporale. Anche in questo caso, il grado di affidabilità di questa storia è quello che è, ma esisterebbe almeno una testimonianza dell’impegno in azione di Wojtek resa da un soldato britannico.

Lo stemma della 22ª Compagnia di Supporto d’Artiglieria del 2º Corpo d’Armata Polacco che ritrae l’orso Wojtek che trasporta un proiettile di artiglieria pesante (Wikimedia)

La liberazione di Bologna

L’avventura bellica dell’orso Wojtek non si ferma a Montecassino e prosegue assieme a quella dell’esercito alleato fino alla fine della guerra. Partecipa attivamente all’offensiva sul fianco orientale della Linea gotica e assieme ai polacchi aiuta a liberare Imola tra l’11 e il 14 aprile, fino ad arrivare a Bologna (21 aprile).

Nel capoluogo emiliano, l’esercito polacco è il primo a entrare in città, assieme alle forze italiane e alla celebre Brigata partigiana “Maiella”, decorata alla fine della guerra con la medaglia d’oro al valor militare. Il punto d’ingresso in città è dalla via Emilia, in zona porta Mazzini, e infatti il cimitero di guerra polacco è stato costruito in quella zona, al confine con il vicino comune di San Lazzaro di Savena. Con le sue 1432 tombe è il più grande dei quattro cimiteri destinati alla sepoltura dei soldati polacchi caduti durante le operazioni militari in Italia.

Wojtek, però, non è tra i caduti. Anzi è ancora un giovane orso bruno siriano in buona salute, anche se un po’ troppo dedito alla birra. Alla fine della guerra viene congedato dall’esercito, ma dove andare? Molti soldati polacchi non volevano rientrare nel proprio paese, che nel risiko postbellico finisce sotto la sfera sovietica.

Preferiscono la Scozia, dove molti si trasferiscono per tornare a una vita normale. Tra di loro anche Wojtek, che passerà il resto della propria vita allo zoo di Edimburgo. Ma non sarà certo un ospite qualsiasi: fino alla sua morte il 2 dicembre 1963, Wojtek viene spesso visitato da giornalisti di tutto il mondo e diventa anche il protagonista di Blue Peter, un programma per ragazzi della Bbc.

In Italia, Wojtek è ricordato con due monumenti: uno a Cassino e l’altro a Imola. Ma è anche stato immortalato in un fumetto, L’orso Wojtek, uscito qualche anno fa per l’editore Minerva. Il titolo è emblematico: Caporale della Liberazione.

Quello di Sopot che ho visitato qualche anno fa, invece, non è l’unico monumento in territorio polacco. La storia dell’orso-militare è talmente popolare che ce ne sono ben nove! E altri cinque sul suolo britannico. Se volete sapere dove sono, potete consultare la pagina creata dal sito Polacy we Włoszech (polacchi in Italia) in occasione dell’inaugurazione di quello di Sopot, al momento l’ultimo ad aggiungersi alla lista. Ora non mi rimane che andare a visitare tutti gli altri…

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