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Il nome ufficiale è Stadio “Alberto José Armando”, ma la maggior parte degli appassionati lo conosce con il soprannome di “La Bombonera”. È la casa di una delle squadre più iconiche del calcio mondiale, il Boca Juniors, anima giallo-blu di Buenos Aires. Eppure un sottile filo collega il maestoso impianto al nostro confine orientale. Siamo in provincia di Trieste, per la precisione a Križ/Santa Croce: è nato qui, infatti, Viktor Sulčič, uno degli architetti che firmò il progetto dello stadio argentino.
È un nome che è rimasto spesso nell’ombra. Alla domanda su chi ha realizzato “La Bombonera”, la risposta più immediata è sempre stata: José Luis Delpini. Sulčič era come sprofondato nelle nebbie della storia. Dopo tutto stiamo comunque parlando di un progetto degli anni Trenta. Altri tempi, altre informazioni. Qualcosa andò perso: fino al 2010, quando, in seguito a una mostra retrospettiva tenutasi all’Ambasciata slovena in Argentina, iniziò a circolare nuovamente il nome di Viktor Sulčič, l’architetto dimenticato, l’altro grande artefice de “La Bombonera”.
Chi era Viktor Sulčič
Viktor Sulčič nacque nel 1895, nell’allora impero austroungarico, in una famiglia slovena. Rimase precocemente orfano e venne cresciuto da una zia. Partecipò alla Prima guerra mondiale in trincea, dopodiché studiò prima scultura e poi architettura a Trieste, Bologna e Firenze. Dopo un primo periodo di lavoro a Riva del Garda si trasferisce a Zagabria dove lavora alla sistemazione dell’atelier dello scultore Ivan Meštrović, di cui diviene amico, poi a 29 anni, nel 1924, probabilmente per sfuggire alle pressioni fasciste, lasciò l’Italia, che nel frattempo era diventato il suo paese.
Non sapeva che cosa lo attendeva dall’altra parte dell’Oceano, ma il primo impatto con l’Argentina dopo essere sceso dal piroscafo Atlanta fu senza dubbio forte: la sua laurea non venne riconosciuta. Non poteva dunque mettersi in proprio, ma forse questa fu la sua più grande fortuna: “si rivolse a Delpini, con il quale formò un sodalizio senza pari a partire dalla fine degli anni Venti. ‘La formazione classica e la sensibilità formale di Sulčič si unirono al brillante contributo di Delpini nella progettazione di strutture in cemento armato’”, riporta la storica dell’arte Irene Mislej.
Sulčič era sposato con Anna Kiselicki, un’insegnante di pianoforte, originaria di Vranjevo presso Novi Bečej, in Serbia. La coppia ebbe due figli: Héctor Igor e Fedor, che a sua volta, dopo il matrimonio con Carmen Teresa Guaycochea ebbe Maria Victoria e Nicolás.
Il progetto de “La Bombonera”
A Viktor Sulčič non importava niente del calcio. Per lui quello de “La Bombonera” fu un progetto come un altro. Lo sloveno, insieme a Delpini e al geometra Raúl Bes, presentarono diversi progetti come quello per la Banca Nazionale delle Ipoteche o per il Mercado de Abasto.
Il trio era così organizzato: Bes si occupava della parte commerciale dell’azienda; Delpini delle soluzioni tecniche, distinguendosi per la sua competenza nei calcoli nell’uso del cemento armato e nell’estetica; mentre Sulčič rappresentava l’anima artistica dello studio. “Architetto formatosi nello stile Beaux Arts, raggiunse, basandosi su di esso, una simbiosi altamente originale con il Modernismo”.
Il progetto dello stadio del Boca Juniors era ambizioso: avrebbe dovuto ospitare 50mila spettatori, scontrandosi con uno spazio troppo piccolo per l’impianto desiderato. L’intuizione vincente fu l’idea di sfruttare al meglio il limitato spazio disponibile. La pendenza delle tribune e la loro sovrapposizione avrebbero reso possibile l’impossibile.
Il nipote Nicolás racconta alcuni aneddoti. “Mio nonno scriveva poesie, dipingeva. Lo presero per le orecchie, lo rinchiusero e non lo lasciarono uscire finché non ebbe terminato i disegni”. E ancora. “L’idea dei vassoi impilati è nata da una scatola di cioccolatini che un’amica di mia nonna portò a casa. La scatola aveva diversi strati, con i cioccolatini all’interno, e questo ha ispirato il design. Il merito va al pasticcere”, aggiunge il nipote, spiegando in parte il nome “La Bombonera”, anche se questa non è l’unica versione a riguardo.
Talvolta cambia chi portò i cioccolatini, o altri piccoli particolari. Fatto sta che già al momento dell’inaugurazione il soprannome era ampiamente condiviso e accettato dai tre artefici del progetto e dall’entourage del club.
Il concorso fu annunciato nel 1932, l’anno dopo la vittoria del Boca Juniors nel primo campionato di calcio professionistico argentino. I lavori di costruzione iniziarono nel 1938, quando fu completato lo stadio del River Plate (progetto Aslan ed Ezcurra, i cui progetti risalivano al 1935) e si conclusero due anni dopo. Teoricamente nel progetto iniziale era prevista un’ulteriore fase che avrebbe permesso la costruzione della quarta tribuna che avrebbe racchiuso completamente lo stadio. Oggi nel 2025 quella parte non è ancora stata costruita.
Sulčič dopo “La Bombonera”
La carriera di Sulčič vide altri importanti traguardi, come la progettazione del portico d’ingresso al Cimitero di Luján o il progetto per case smontabili, antisismiche e antincendio alla provincia di San Juan, colpita duramente da un terremoto del 1944.
Nel 1953 un grave lutto colpì la famiglia Sulčič. Il figlio Igor morì a dieci anni, lasciando un segno indelebile sul padre Viktor che si ritirò a vita privata, dipingendo e scrivendo poesie. “Mio zio Igor andò a giocare a casa di un amico, presero una pistola da uno scaffale e iniziarono a giocare, e l’altro gli sparò al cuore”, racconta Nicolás.
Carmen, vedova di Fedor, aggiunge: “La morte di Igor lo uccise in vita. Dopo di che, fece ben poco come architetto e scrisse un libro di poesie che non avevo mai avuto modo di leggere. Quando lo lessi, piansi. E poi, su insistenza di mio marito Fedor, ricominciò a dipingere con gli acquerelli”. Il libro di poesie, scritto in spagnolo, si intitola Luces y sombres (“Luci e ombre”). Morì a Buenos Aires nel 1973.
Austriaco? Sì, per nascita e formazione scolastica. Sloveno? Sì, per madrelingua e tradizioni. Italiano? Sì, per formazione universitaria. Argentino? Sì, per la realizzazione professionale.
Il 4 giugno 2021 a Križ (13 chilometri da Trieste) è stato inaugurato un nuovo campo sportivo, con il manto sintetico, che ospiterà le partite casalinghe del Vesna (Primavera), la squadra locale. Un piccolo ma importante riconoscimento per l’architetto che ha regalato al mondo uno dei templi del calcio.
Autore dei libri “Questo è il mio posto” e “Curva Est” - di cui anima l’omonima pagina Facebook - (Urbone Publishing), "Predrag difende Sarajevo" (Garrincha edizioni) e "Balkan Football Club" (Bottega Errante Edizioni), e dei podcast “Lokomotiv” e “Conference Call”. Fra le sue collaborazioni passate e presenti SportPeople, L’Ultimo Uomo, QuattroTreTre e Linea Mediana. Da settembre 2019 a dicembre 2021 ha coordinato la redazione sportiva di East Journal.