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Sask Elstal, un pezzo di Urss in Germania Est

Più o meno mezzo milione di soldati, dislocati in 777 caserme e che disponevano di più di 270 tra aeroporti e aree di addestramento, la maggior parte delle quali nel Brandenburgo, dove, a Wünsdorf, a sud di Berlino dal 1952 aveva sede anche il Comando Generale. Sono questi i numeri del Gruppe der Sowjetischen Streitkräfte in Deutschland (Gssd), il contingente militare dell’Unione Sovietica nella Repubblica Democratica Tedesca, presente fin dalla conquista di Berlino da parte dell’Armata Rossa e le cui “regole d’ingaggio” furono definite da un accordo del 1957. Un Paese nel Paese, con proprie scuole, ospedali, infrastrutture, dove non mancava lo sport.

Sportivi ma anche militari

Per qualunque cittadino dell’Unione Sovietica il servizio militare era obbligatorio per un minimo di due anni. Si poteva essere dislocati sul territorio dell’Urss o all’estero. Tra il 1946 e la Riunificazione (l’ultimo membro del contingente sovietico ha lasciato la Germania, già riunificata, nel settembre 1994) sono passati per la Germania Est otto milioni e mezzo di soldati. Tra di loro centinaia di sportivi di alto livello, che continuavano ad allenarsi e a gareggiare durante la ferma. Sportivi come Sergej Makarenko, oro nella canoa canadese a due posti a Roma 1960, come la lunghista Galina Čistjakova, primatista del mondo nel 1988, Konstantin Burjakin, sette volte campione d’Europa con il Cska Mosca di pallavolo e sua moglie la cestista Olga Burjakina, bronzo a Seul 1988 e sei ori continentali, senza dimenticare i calciatori come Vjačeslav Viktorovič Čanov, portiere nella rosa dei Mondiali 1982.

Il portiere che ha giocato nel Sask Elstal
Il portiere Vjačeslav Čanov (foto da spartakmoskva.ru)

Una casa “olimpica”

Un contingente di atleti-soldati, che erano raggruppati prima nel Sask Wünsdorf, club dell’omonima località del Brandenburgo, sede del comando generale del Gssd e poi dall’inizio degli anni Settanta nel Sask Elstal. Quest’ultima società, che verrà sciolta solo nel 1992, era di casa ad Elstal, centro del Brandeburgo, a ovest di Berlino, dove per i Giochi del ‘36 era stato costruito il villaggio olimpico. Un club polisportivo, il Sask Elstal, che contava sezioni di calcio, pallavolo, pallamano e basket, oltre a quelle di lotta, boxe, judo e nuoto e che si allenava in strutture di ottimo livello e i cui membri alloggiavano prima nei vecchi edifici del villaggio olimpico e poi a partire dalla seconda metà degli anni Settanta nei Plattenbauten, i prefabbricati tipici dell’edilizia socialista, dotati però di ogni comodità. Gli atleti del Sask Elstal, in totale circa 200, godevano di condizioni di vita nettamente favorevoli rispetto ai loro colleghi di stanza in patria, con salari doppi e possibilità di avere beni di consumo, come gli elettrodomestici, poco accessibili in Unione Sovietica, oltre a poter usufruire di una discreta libertà per quanto riguarda gli obblighi militari.

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Solo amichevoli

I membri del Sask Elstal potevano allenarsi, partecipare alle feste dello sport ma non competere a livello ufficiale. Emblematico è il caso della sezione calcistica, formata esclusivamente da calciatori tesserati con il Cska Mosca. La squadra di Elstal, per il livello della sua rosa, era frequentemente impegnata in amichevoli contro club di Oberliga, come la Dinamo Berlino, l’Union Berlino, il Magdeburgo, ma non partecipava a nessun campionato. Il Sask Elstal poteva però prestare i suoi giocatori alle altre squadre, prima in Ddr-Liga, la seconda divisione e poi dopo il divieto imposto nel 1983 dalla Federazione calcistica della Germania Est, solo in terza serie.

Kwo Berlin, successi in salsa sovietica

Tra i club di terza divisione che cercano di avere tra le sue file i giocatori del Sask Elstal c’è il Kwo Berlin, nato nel 1949 e che dopo la retrocessione del 1983 prova a risalire. Per farlo si affida al poco più che quarantenne Dieter Fietz che a metà degli anni Settanta aveva allenato l’Union Berlin e che successivamente aveva scoperto come bezirkstrainer, un giovanissimo Andreas Thom. Un tecnico che addirittura avrebbe potuto guidare la Nazionale olimpica della Ddr nel 1985, ma la cui nomina era stata bloccata per ragioni extracalcistiche: i suoi genitori, in pensione, avevano richiesto l’Ausreiseantrag, la domanda di espatrio dalla Ddr. Nonostante questa circostanza Fietz, negli anni, ha coltivato floridi e saldi rapporti con la dirigenza del Sask Elstal. Tanto che alla KWO-Sportanlage an der Wuhlheide arrivano fino a quattro giocatori sovietici. Che tra il 1985 e il 1988 portano quattro titoli di campioni di Berlino Est e nel 1988 alla promozione in Ddr-Liga.

Rimanere o andare via?

Con la firma nel settembre 1990 del Zwei-Plus-Vier Vertrag, inizia la smobilitazione del contingente sovietico nella Ddr, che durerà esattamente quattro anni. Nel 1992 sparisce il Sask Elstal e i suoi membri si sparpagliano. Alcuni decidono di rimanere in Germania. Chi per poco tempo come Čanov, tesseratosi con l’Optik Ratenow per poi tornare in Russia e allenare i portieri del Cska Mosca, che nella Champions League 1992-1993 giocò i suoi incontri casalinghi proprio a Berlino o Burjakin, diventato giocatore del SC Charlottenburg, mentre altri decidono di intraprendere nuove attività. Fietz il suo legame con la Russia non l’ha mai reciso. Ha fatto il general manager del Cska Mosca, è stato il team manager della Nazionale a Usa 1994 e da imprenditore è diventato il primo straniero a costruire un hotel a Mosca dai tempi della Rivoluzione d’Ottobre, lui che più di altri ha usato il Sask Elstal, un club che ha rappresentato un’isola sovietica all’interno della Repubblica Democratica Tedesca.

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Roberto Brambilla
Roberto Brambilla

Classe 1984, nato a Sesto San Giovanni quando era ancora la Stalingrado d’Italia. Germanocentrico, ama la Spagna, il Sudamerica e la Mitteleuropa. Collabora con Avvenire e coordina la rivista Cafè Rimet. È autore dei volumi “C’era una volta l’Est. Storie di calcio dalla Germania orientale”, “Rivoluzionari in campo” e coautore di “Non solo Puskas” e “Quattro a tre”.