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Paștele Blajinilor: cos’è la Pasqua per i Morti in Moldova

Celebrata il lunedì successivo alla domenica di San Tommaso, otto giorni dopo la Pasqua ortodossa, paștele blajinilor (letteralmente “Pasqua dei Beati”) è la versione rumena, moldava e ucraina del nostro ‘giorno dei morti’. In rumeno, paștele significa “Pasqua”, mentre il termine blajinilor ha origini slave e significa “anima gentile o pia”. Celebrando paștele blajinilor, le persone delle regioni di Banato, Transilvania, Bucovina, Bessarabia e Maramureș, sparse tra Moldova, Romania e Ucraina, festeggiano la Pasqua con i loro mitici antenati.

Secondo una credenza, i parenti inviterebbero i propri antenati a celebrare la festività lasciando galleggiare lungo il fiume gusci d’uovo di colore rosso. Un’altra credenza vorrebbe che un modo alternativo per chiamare gli antenati sia mettere un orecchio a terra, ma le voci dei blajini sono talmente forti da poter causare sordità. Infine, se la Pasqua dei Beati non è celebrata i campi non daranno frutto, le pecore si ammaleranno e mani e piedi doleranno.

“Un pasto con gli antenati” (foto dell’autore)

Le origini

Mentre in rumeno i riferimenti agli antenati sono vaghi, in ucraino la celebrazione ha un’etimologia protostorica. Paștele blajinilor è chiamato rahmans’kyj velykden’ il grande giorno dei Rahman. Si ritiene che gli antenati delle persone di queste regioni, i blajini, fossero i Rahman, una mitica nazione di ‘cristiani giusti’. Altre interpretazioni descrivono i blajini come i discendenti di Seth, il terzo figlio di Adamo ed Eva, che vivono sul confine tra il “visibile” e “l’invisibile”.

Secondo i ricercatori, il nome Rahman deriva dalla lingua tracia ed è il soprannome di Zeind-Roymenos (luce santa), una divinità presente nel folklore dobrogeano, oltenico e transilvano. In una sezione dell’epopea medievale Alessandria, Alessandro Magno incontrò i Blajini ai confini del paradiso, dove il loro re Evant gli regalò l’acqua della vita eterna. Ciò dimostra quanto la Pasqua dei Beati sia una celebrazione pagana reinterpretata dai cristiani di queste regioni. Analoga a paștele blajinilor, i russi della regione di Smolensk celebrano la radonica e in Bielorussia la stessa festa è chiamata radaunica.

Paștele blajinilor si svolge nella “settimana oscura” (săptămâna neagră), che segue la “settimana illuminata” (săptămâna luminată), durante la quale i credenti dovrebbero astenersi dal lavoro domestico o agricolo a rischio di diventare ciechi. In verità, molte di queste credenze sono andate perse nella pratica moderna. Durante il periodo sovietico, paștele blajinilor veniva celebrato la domenica invece del lunedì, poiché le autorità sovietiche non riconoscevano la festa.

Paștele blajinilor in Moldova

Dopo lo scioglimento dell’Unione Sovietica e l’indipendenza della Moldova, la celebrazione è diventata una festa nazionale. A Chișinău, durante paștele blajinilor gli autobus sostano in lunghe code su via Albișoara per portare gratuitamente passeggeri al cimitero di San Lazzaro. È di norma vietato recarsi con la propria auto al cimitero perché il parcheggio è troppo piccolo per accogliere tutti i visitatori.

Le preparazioni per paștele blajinilor sono simili a quelle della Pasqua ortodossa. Si crede che i fantasmi degli antenati vaghino per i cimiteri e consumino i pasti preparati dai loro parenti, e per questo gli avanzi non vengono mai portati a casa. A volte il vino viene versato sulle lapidi: secondo un’interpretazione, la bevanda farà ubriacare il diavolo e risparmierà le anime dei parenti, secondo un’altra permetterà al defunto di festeggiare. Le tombe moldave contengono spesso un tavolino e sedie incorporati in modo che vivi e morti possano condividere il pasto. Una candela viene quindi accesa vicino alla tomba, vengono strappate le erbacce e deposti fiori freschi. Alle donne anziane si richiede di pulire le tombe lasciate senza cura.

“Tavoli e sedie nelle tombe” (foto dell’autore)

Pomeni

Elemento chiave per lo svolgersi della Pasqua dei Beati sono i pomeni, pacchi contenenti un uovo sodo dipinto, colaci (trecce rotonde di pane), caramelle, un piccolo asciugamano di cotone, una candela e fiammiferi, avvolti in un sacchetto di plastica. In Moldova e Romania, il fagotto viene regalato ai visitatori del cimitero durante il giorno del ricordo dei morti. Quando si regalano i pomeni, le persone diranno: “Per l’anima di” (pentru sufletul) seguito dal nome del parente che desiderano ricordare. A questo il destinatario generalmente risponde “bodaproste”, abbreviazione del russo di “bogda prostit” (che Dio perdoni).

Mentre le generazioni più giovani tendono a non prendere parte alla pratica, quelle più anziane continuano a preparare i pomeni con cura. In alcune aree moldave come Soroca, nel nord del paese, i pomeni sono diventati una stravagante dimostrazione di ricchezza: TV al plasma e laptop hanno sostituito uova e pane; chi partecipa alla celebrazione sembra prepararsi per una serata fuori, in particolare donne con i tacchi alti e abiti scollati fanno spesso infuriare sacerdoti che le accusano di violare il suolo sacro del cimitero; i visitatori scattano selfie davanti alle tombe o documentano la loro celebrazione sui social media.

La cittadina, già nota per la sua architettura kitsch, possiede un cimitero con lapidi che raggiungono dimensioni impressionanti e recano immagini scolpite a grandezza naturale del defunto, spesso vestito con tute da ginnastica o seduto su un trono. In un reciproco scaricamento di responsabilità, sui giornali locali i rumeni attribuiscono la degenerazione della pratica ai moldavi. I moldavi, dal canto loro, danno la colpa ai rom, la cui presenza è particolarmente alta nel distretto di Soroca.

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Gian Marco Moisè
Gian Marco Moisè

Ricercatore e divulgatore scientifico, esperto in relazioni internazionali, scienze politiche e dell'area dello spazio post-sovietico con un dottorato conseguito alla Dublin City University. Oltre all’italiano parla inglese, francese, russo, e da qualche mese studia romeno.