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Laibach – Una playlist

Questa playlist arriva a supporto dell’articolo La volontà radicale e libertaria dei Laibach alla volta di Alamut, per conoscere meglio la produzione del gruppo sloveno.
Ti, ki izzivaš 

I Laibach si presentarono nei primi anni della loro formazione con motivi come questo: Ti, ki izzivaš (“Tu, che sfidi”), canzone che è un punto di riferimento per coloro che sono pronti a sfidare le autorità nonché al sacrificio pur di lottare per i valori e le idee in cui credono. La canzone, inizialmente inclusa nel disco “Rekapitulacija 1980-84”, fa parte anche dell’album “Laibach Revisited” del 2020.  

I’ve Got a Feeling 

Dopo gli anni di proibizione nell’ex Jugoslavia (dal 1983 al 1987), i Laibach hanno ricevuto il meritato riconoscimento per la loro caparbietà artistica in Inghilterra, dove hanno firmato con la Mute Records, la casa discografica che ha lanciato i Depeche Mode. Ciò nonostante, la band slovena ha da subito evitato di prendere la via del facile successo commerciale. Perché seguire le orme dei Beatles quando si può reinterpretare in modo non convenzionale un loro intero album? La traccia I’ve Got a Feeling, scritta da John Lennon e Paul McCartney, è diventata nella versione laibachiana un’autocelebrazione potente e convinta. Se i Laibach avessero scelto di suonare negli stadi, questa canzone sarebbe diventata un “must” nella scaletta dei loro concerti.   

Geburter einer Nation 

Un’interpretazione alquanto sui generis della canzone One Vision dei Queen. Manipolando il testo originale e preferendo la lingua tedesca, i Laibach ci ricordano che l’idea di una nazione coesa e valorosa passa necessariamente attraverso il cuore e la mente degli individui che idealmente ne fanno parte, e non può che essere supportata da un percorso educativo appropriato… A ciascuno la scelta se prendere questa filosofia alla lettera o con un po’ di sana ironia.  

War  

Inclusa nell’album NATO, questa è una canzone che rimanda agli anni della guerra nell’ex Jugoslavia. “War! What is it good for? War! What is it good for?” cantano i Laibach, mettendo a nudo il ruolo che possono avere oltre ai capi di stato anche le multinazionali e i media contemporanei nel produrre una retorica favorevole ai conflitti militari. Altri gruppi alternativi e non-mainstream tra cui i Ministry e i Test Department (si pensi al brano New World Order) hanno prodotto negli stessi anni delle canzoni contro la guerra, ma questa dei Laibach rimane tra le più incisive.  

The Cross 

La croce, il simbolo che il gruppo usò per promuovere i propri concerti segreti negli anni quando il nome “Laibach” fu vietato dalle autorità jugoslave… La croce, un simbolo ricorrente nell’opus del gruppo e del collettivo artistico Neue Slowenische Kunst di cui per un certo periodo la band fece parte. The Cross è anche il titolo della canzone inclusa nell’album Jesus Christ Superstars del 1996. La versione originale appartiene però all’eclettico Prince. Questi i suoi versi iniziali, che spingono alla speranza nonostante una situazione di disagio:

Black day, stormy night

No love, no hope in sight

Don’t cry, he is coming

Don’t die without knowing the cross. 

God Is God 

Alcune composizioni musicali dei Laibach lasciano libertà e spazio all’interpretazione nonché a nuove rielaborazioni musicali. La canzone God Is God è stata reinterpretata in chiave elettronica e con suoni decisamente ambient, come testimoniato dalla versione acclusa. Pare opportuno sottolineare il fatto che (non a caso) alcuni dj della scena elettronica e techno sono stati particolarmente ispirati dai Laibach.     

Bruderschaft 

Questo pezzo strizza l’occhio ai Kraftwerk e alla musica elettronica in genere, a riprova del fatto che il gruppo non ha problemi a passare agevolmente da un genere musicale all’altro. È presente sulla compilation “An Introduction to…Laibach / Reproduction Prohibited” del 2012.  

Das Spiel Ist Aus 

Economia senza regole, consumismo sfrenato, una corsa ad una certa idea di benessere che potrebbe portarci verso il precipizio. L’umanità sta giocando sporco, troppo sporco: l’arbitro Laibach fa il segno del fallo intenzionale che, se ripetuto, significherà la via obbligatoria degli spogliatoi e la fine anticipata della partita. Una delle canzoni più decise nel repertorio del gruppo, Das Spiel Ist Aus è presente sull’album “WAT” (2003) ed è anche la metafora di una società che rischia di sbandare definitivamente. Il video della canzone, firmato da Sašo Podgoršek, è un piccolo gioiello assestante.  

The Whistleblowers 

The Whistleblowers va annoverata tra le canzoni più popolari firmate dal collettivo musicale sloveno negli ultimi vent’anni. Il brano è un riferimento più o meno diretto alle storie di attivisti quali Julian Assange, Edward Snowden e Chelsea Manning. Recentemente la band ha detto a proposito di Assange: “egli non differisce molto dalla figura che Gesù Cristo rappresentò all’inizio del cristianesimo”. Si tratta di una dichiarazione che dovrebbe far riflettere chi di dovere. 

Eurovision 

Il remix è dei compagni sloveni “Torul” (gruppo poco noto in Slovenia, ma parecchio apprezzato in Germania), l’originale appartiene però ai Laibach ed è reperibile all’interno dell’album “Spectre” (2014). Con Eurovision i Laibach lanciano un monito riguardo la tenuta dell’Europa che, in mancanza di politiche comunitarie condivise e ben calmierate potrebbe sgretolarsi da un momento all’altro: “Europe is falling apart” è la visione poco rassicurante che ci propongono in questa occasione gli sloveni.  

Resistance is Futile 

Resistere o non resistere? È questo il dubbio amletico che ci pongono i Laibach in una versione totalizzante ed egemonica della canzone Resistance is Futile, che dal vivo è stata interpretata in maniera magistrale col supporto musicale dell’Orchestra Sinfonica della RTV Slovenia…  

Ohne Dich  

A proposito di rifacimenti dei brani di altri artisti, la canzone Ohne Dich, rielaborata dai Laibach e cantata nell’occasione da Mina Špiler, è stata apparentemente molto apprezzata dai tedeschi Rammstein, che detengono i diritti sulla versione originale, inclusa nell’album Reise, Reise. Esempio della profondità che la band di Trbovlje riesce a raggiungere, senza dimenticare che gli stessi Rammstein ne sono stati influenzati artisticamente in maniera sostanziale.   

Vor Sonnen-Untergang 

Si tratta di una delle tracce presenti nell’album “Also Sprach Zarathustra”, ispirato ad un’opera teatrale contemporanea in riferimento all’omonima opera del filosofo tedesco Friedrich Wilhelm Nietzsche. Il disco, che ha ricevuto delle critiche molto positive, è particolarmente filosofico e riflessivo, a tratti anche cupo, ma questa è senza ombra di dubbio una delle canzoni più calme e profonde del repertorio dei Laibach, merito anche della voce celeste e pura della cantante Mina Špiler.  

Mach Dir Nichts Daraus 

La canzone è stata composta dall’ensemble per commemorare debitamente l’insorgenza di Varsavia del 1944 – operazione svolta dall’esercito nazionale polacco dal 1° agosto al 2 ottobre del 1944 per liberare la città dall’occupazione nazista in quel periodo. La si può ascoltare sull’EP “1 VIII 1944. Warszawa”, commissionato e pubblicato nel 2014 dal Centro culturale nazionale polacco (Narodowe Centrum Kultury). 

O, Triglav, moj dom 

Non poteva mancare a conclusione della playlist la canzone O, Triglav, moj dom, pezzo popolare slovena che i Laibach hanno recentemente riproposto, suonandolo anche dal vivo assieme ad alcuni collaboratori ed artisti sloveni tra cui Boris Benko, Severa Gjurin e Tomi Meglič nonché con la partecipazione di un coro misto. Con questa cover la band slovena si piazza di diritto in cima alla musica contemporanea slovena e quella europea di qualità.  


Foto copertina: Flickr/Stephan Olsen

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Mitja Stefancic
Mitja Stefancic

Nato a Trieste, dopo gli studi conseguiti all’Università dell’Essex e all’Università di Cambridge, è stato cultore in Economia politica all’Università di Trieste. È stato co-redattore della rivista online di economia “WEA Commentaries” sino alla sua ultima uscita. Si interessa di economia, sociologia e nel tempo libero ha seguito regolarmente il basket europeo ed in particolare quello dell’ex-Jugoslavia nel corso degli ultimi anni. Ha tradotto per vari enti ed istituzioni atti e testi dallo sloveno all’italiano e dall’italiano allo sloveno.