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Il ritratto negato, l’ultimo film di Wajda

Ultima fatica del celebre regista polacco Andrzej Wajda, Il ritratto negato rappresenta il testamento spirituale del maestro e interroga lo spettatore sul significato dell’arte e l’ambiguo rapporto tra espressione artistica e potere politico, tra individuo e collettività.

Trailer del film in italiano

L’Unismo di Władysław Strzemiński

La pellicola è incentrata sulla biografia del pittore Władysław Strzemiński, intellettuale di spicco nella Polonia nel primo dopoguerra tra i principali esponenti del movimento d’avanguardia pittorica del Costruttivismo. Negli anni Venti, Strzemiński arriva a formulare la propria poetica, definita come “Unismo”, secondo cui l’immagine deve presentarsi al pubblico come al di fuori del tempo, scevra di elementi narrativi. Con la suggestione della visione, infatti, è l’occhio a costruire l’immagine, “filtrando” l’arte atemporale all’interno dell’oggetto materiale.

Il percorso artistico intrapreso da Strzemiński e Katarzyna Kobro, scultrice e moglie del pittore, si intreccia con il desiderio di cercare nuovi linguaggi espressivi anche attraverso la costruzione di uno spazio interamente dedicato all’arte moderna. Nel 1930 Strzemiński e Kobro fondano a Lódz il primo museo d’arte moderna, il Muzeum Sztuki, nel quale viene viene inserita la Stanza Neoplastica, contenente opere costruttiviste.

Con la fine degli anni Quaranta, il Partito comunista polacco inizia ad imporre nuovi canoni estetici, fondati sulla necessità di avvalersi dell’arte come strumento di diffusione del messaggio ideologico del socialismo reale. I parametri dell’arte utile e popolare non potevano che scontrarsi con la spinta verso l’astrazione pittorica sostenuta di Strzemiński e le avanguardie: nel 1949 la Stanza Neoplastica viene chiusa dalle autorità e il pittore perde il proprio incarico di docenza all’Accademia di Belle Arti.

Il testamento spirituale di Wajda

Presentato un mese prima della morte del cineasta, con Il ritratto negato Wajda getta luce sulla figura complessa e poliedrica di uno dei più grandi pittori polacchi. Seguendo il declino dell’artista da eroe di guerra a nemico del popolo, la telecamera si sofferma a lungo sui ritratti di Stalin e le rappresentazioni costruttiviste dell’artista.

Gli oggetti della Stanza Neoplastica diventano quindi al contempo arma e simbolo dell’ostinazione di Strzemiński nel mantenersi fedele alla propria arte, all’intimità del proprio spazio di libertà delle forme. L’attenzione di Wajda alla ricostruzione dell’evoluzione storica e culturale del proprio Paese trova ne Il ritratto negato lo sviluppo finale di uno dei temi più cari al regista: la lotta per mantenere la propria dignità.

Cosa resta dell’immagine?

Il conflitto tra l’individuo e il collettivismo, ad ogni modo, non arriva mai ad assumere il tono eroico dell’epopea. Il ritratto negato segue il decadimento sociale, economico e, in qualche misura, anche l’imbarbarimento di Strzemiński che ne ne deriva. Di fronte al vuoto della Stanza Neoplastica smembrata, lo spettatore è costretto a interrogarsi sulla responsabilità morale dell’artista, sul rapporto tra arte e potere, fino a che punto si sia tenuti a difendere la propria identità artistica e in che misura sia giusto che i propri affetti debbano pagare il prezzo di tanta ostinazione.

Perdita e persistenza tracciano quindi sottili quanto sorprendenti linee di affinità tra l’uomo Strzemiński e la sua arte. Il termine Powidoki, titolo originale della pellicola, indica ciò che resta dell’immagine pura secondo l’Unismo: l’immagine residua, una traccia dell’unità dell’immagine, filtrata dal nostro sguardo, che sopravvive e rimane impigliata nell’occhio del pubblico, diversa per ciascuno dei suoi osservatori.

Per altri spunti, leggere anche: I consigli cinematografici di Meridiano 13

Foto di Wikipedia

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Maria Savigni
Maria Savigni

Laureata in giurisprudenza, nel 2016 ha trascorso un semestre all'Università di Cracovia. Si interessa in particolare di diritti delle minoranze, stato di diritto, cultura ebraica, femminismi e movimenti lgbt+ nell'Europa centro-orientale. Di questi e altri temi ha scritto per East Journal e Diritto Consenso.