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Haris Brkić, il misterioso omicidio del giocatore del Partizan

Da un muro di Belgrado Haris Brkić guarda verso l’alto. Ha lo sguardo buono. Lo scatto riprodotto dalle sapienti mani dei GTR – Grobarski Trash Romantizam lo immortala mentre probabilmente fissa il canestro, ma qua fuori sul lato di un palazzo della capitale serba il suo viso in bianco e nero sembra scrutare il cielo, assumendo quasi una posa mistica (a questo link potete vedere il video della realizzazione dell’opera). È già passato un quarto di secolo da quando il giocatore ci ha lasciati. Nessuno (o quasi) ha ancora capito il perché: come è successo o chi è stato. Ma, prima di tutto, chi era Haris Brkić?

Il ragazzo nasce nel 1974 a Sarajevo, il padre si chiama Ismet ed è un bosgnacco, mentre la madre è Radmila, serba. Una famiglia mista, come era normale nella Jugoslavia del tempo. All’età di dieci anni entra nelle giovanili del più importante club cittadino, il Bosna. Chi lo vede giocare dice che ci sa fare e anche parecchio. Fa tutta la trafila delle giovanili, poi nel 1992, quando la situazione sta per degenerare passa a Belgrado, sponda Partizan che lo vuole con forza. Un trasferimento pesante in quel momento storico, ma che solo un anno prima sarebbe apparso normale. O quasi: vedi la storia di Predrag Saša Danilović.

L’arrivo a Belgrado

Appena arrivato nella capitale però non trova lo spazio sperato. Davanti a lui ha dei mostri sacri, come il già citato Saša o Aleksandar Đorđević. Per questo motivo viene girato al Borac Čačak, squadra della piccola città in Šumadija, con una grandissima tradizione cestistica. I nomi di Dragan Kićanović e Željko Obradović dovrebbero bastare a rendere l’idea.

Quando l’anno dopo lo richiamano a via Humska quasi tutto è cambiato. Il Partizan è diventato leggenda e ha vinto il titolo europeo giocando le partite di casa a Fuenlabrada. Danilović e Đorđević sono andati rispettivamente alla Virtus Bologna e a Milano. L’allenatore Obradović si è accasato in Spagna, alla Joventut di Badalona. Infine, su tutte le squadre serbe incombe la squalifica, pertanto i bianco-neri non possono difendere il titolo e possono competere solo in campionato e in coppa nazionale.

È lo scenario perfetto per emergere. Brkić guadagna minuti e prende fiducia, diventa la guardia titolare del Partizan. Spiega il giornalista Tobias Colangelo: “ha un primo passo esplosivo e un particolare tipo di terzo tempo, l’eurostep: consiste nel superare l’avversario interrompendo il palleggio e alternando prima un passo in una direzione e poi l’altro passo in un’altra direzione. Il movimento verrà perfezionato prima da Manu Ginobili e in tempi più recenti da James Harden”.

Vince tre campionati di fila dal 1995 al 1997, raggiungendo anche la Final Four di Eurolega nel 1997. Gli uomini in più sono lui e Dejan Tomašević. Purtroppo sulla loro strada incontrano in semifinale la Kinder Bologna di Saša Danilović. 

La stagione 1998/99 viene interrotta a causa dei bombardamenti della Nato su Belgrado. Haris Brkić decide di non rinnovare con il Partizan e si trasferisce in Montenegro alla Budućnost di Podgorica.

Al tempo il campionato è ancora unificato e le due squadre si giocano proprio la finale per il titolo. Alla fine ha la meglio la compagine bianco-blu e per Brkić è un nuovo trionfo. È un campionato perfetto: 27 incontri senza una sconfitta. La squadra si qualifica per la prima volta all’Eurolega, dove viene battuta dal Panathinaikos che poi diventerà campione. Nel novembre 2000 il giocatore torna a casa: fa il percorso inverso e firma di nuovo per il Partizan.

La morte di Haris Brkić

Il 5 ottobre dello stesso anno Slobodan Milošević ha abdicato, per quello che resta della Jugoslavia sembra aprirsi una nuova stagione politica e sociale. È un momento di transizione e di grande confusione. Le prestazioni di Brkić non sono le stesse a cui aveva abituato il suo pubblico. Fa fatica. Sembra avere la testa da un’altra parte. Il 12 dicembre 2000 arriva tardi all’allenamento in vista della partita di Eurolega contro l’Efes di Istanbul. Sembra non stare bene e l’allenatore Darko Ruso lo manda a casa. Ha bisogno di lui, che si riprenda.

Mentre sta raggiungendo la sua Golf, una persona lo avvicina ed esplode due colpi di pistola da distanza ravvicinata: uno lo colpisce sotto l’occhio, l’altro allo zigomo. Lo trovano poco dopo riverso in una pozza di sangue. La corsa verso l’ospedale è immediata. I medici lottano per provare a salvarlo, il cuore del giovane atleta prova a tenere, ma dopo tre giorni smette di battere. Haris Brkić aveva 26 anni.

Rimangono due enormi interrogativi sulla vicenda: chi è stato? E perché? Se la prima domanda resterà senza dubbio senza risposta, la seconda non sarà di più facile risoluzione. Si è parlato di uno scambio di persona, di una rapina finita male. Ci sono state anche altre insinuazioni, voci, supposizioni, ma non sono mai state provate e per rispetto del ragazzo e dei suoi genitori non ha senso riportarle qua.

Ogni anno verso la metà di dicembre, quando cade l’anniversario di questo triste giorno, le quattro squadre della vita del cestista si incontrano e giocano in sua memoria il Memorijalni Turnir Haris Brkić. Partecipa naturalmente il Partizan, insieme alla Budućnost, al Borac Čačak e al Bosna Sarajevo. Forse un giorno avrebbe giocato una stagione anche per la squadra che lo aveva lanciato, chissà. Siamo sicuri che, mentre gli atleti si danno battaglia sul terreno di gioco, i Grobari, i tifosi del Partizan, intonano il canto che dice:

Otišao si Harise, ostala je tuga.
Uvek će te voleti, grobari sa juga.

Te ne sei andato Haris, è rimasta la tristezza.
I Grobari della sud ti ameranno sempre.

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Gianni Galleri
Gianni Galleri

Autore dei libri “Questo è il mio posto” e “Curva Est” - di cui anima l’omonima pagina Facebook - (Urbone Publishing), "Predrag difende Sarajevo" (Garrincha edizioni) e "Balkan Football Club" (Bottega Errante Edizioni), e dei podcast “Lokomotiv” e “Conference Call”. Fra le sue collaborazioni passate e presenti SportPeople, L’Ultimo Uomo, QuattroTreTre e Linea Mediana. Da settembre 2019 a dicembre 2021 ha coordinato la redazione sportiva di East Journal.