Come potrai immaginare, questo progetto ha dei costi, quindi puoi sostenerci economicamente con un bonifico alle coordinate che trovi qui di seguito. Ti garantiamo che i tuoi soldi verranno spesi solo per la crescita del progetto, per i costi tecnici e per la realizzazione di approfondimenti sempre più interessanti:
IBAN IT73P0548412500CC0561000940
Banca Civibank
Intestato a Meridiano 13
Puoi anche destinare il tuo 5x1000 a Meridiano 13 APS, inserendo il nostro codice fiscale nella tua dichiarazione dei redditi: 91102180931.
Le dimissioni del ministro della Giustizia ceco Pavel Blažek, avvenute il 30 maggio in seguito allo scandalo legato a una ingente donazione di Bitcoin da parte di un individuo legato al traffico di stupefacenti e armi, ha suscitato l’interesse dell’FBI e ha catapultato la politica interna ceca sulle pagine dei quotidiani internazionali.
Questo cryptoscandalo, di per sé piuttosto significativo, diventa ancora più importante nel contesto delle imminenti elezioni politiche, che si terranno il 3 e 4 ottobre 2025, per rinnovare la camera bassa del parlamento e, contestualmente, il governo dopo 4 anni di governo Fiala.
Secondo alcuni esperti la situazione potrebbe essere talmente esplosiva da far cadere il governo ancora prima della sua fine naturale, il che porterebbe a elezioni anticipate e probabilmente ridurrebbe il consenso dei partiti di governo. Inoltre, aprirebbe la strada a un terzo governo Babiš, il quale, come vedremo, potrebbe avere seri problemi nel formare un governo nonostante i sondaggi mostrino un netto vantaggio sulla seconda coalizione. Tuttavia, per il momento il governo sembra aver trovato consenso interno, confermato dal recente voto di fiducia, che gli permetterebbe di arrivare a fine legislatura.
Bitcoin di origine (in)controllata
Il ministro Blažek è sempre stato soggetto a critiche prima ancora che la sua nomina a ministro della Giustizia fosse confermata. In particolare, Transparency International aveva criticato la scelta in quanto l’ex ministro era coinvolto in un processo legato alle case popolari di Brno, la seconda città della Repubblica Ceca e luogo di nascita dell’ex ministro e dell’attuale primo ministro Petr Fiala, a cui Blažek è così vicino da essere considerato uno dei suoi alleati più stretti dentro all’ODS (Partito Democratico Civico), il partito di cui fanno entrambi parte.
Nel 2023 inoltre aveva causato uno scandalo, incontrando in un ristorante l’ex consigliere dell’ex presidente Miloš Zeman, Martin Nejedlý, conosciuto per le sue simpatie verso l’attuale amministrazione russa. La coalizione di governo infatti si distingue tra le altre cose per il suo ferreo supporto all’Ucraina sin dall’inizio dell’invasione russa su larga scala del 2022. La Repubblica Ceca ha infatti organizzato e promosso la “Iniziativa Ceca per le munizioni” che ha raccolto quasi 1 miliardo di euro, di cui 35 milioni provenienti dal bilancio statale come risulta dalle fonti del ministero della Difesa.
Il nuovo scandalo tuttavia è stato fatale per il ministro, che a inizio anno in qualità di ministro della Giustizia ha accettato una donazione in Bitcoin, immediatamente rivenduti per un totale di 1 miliardo di corone ceche, ovvero 40 milioni di euro. La decisione di mantenere il fatto segreto ha fatto scattare l’indagine dell’equivalente del ROS. Uno dei problemi principali è l’origine della donazione: Tomáš Jiřikovský, condannato per aver gestito un sito dove venivano rivendute armi illegali e stupefacenti.
Nonostante i numerosi tentativi del ministro di negare la propria responsabilità, la pressione mediatica e politica ha velocemente portato alle dimissioni di Blažek che dovrà presto anche decidere se nonostante tutto si candiderà alle elezioni politiche in autunno. Lo scandalo non si è fermato al ministero della Giustizia e si è allargato al ministero dell’Economia e Finanze che, nonostante fosse al corrente degli eventi, ha mantenuto il silenzio.
La scena politica in Repubblica Ceca
I sondaggi pubblicati nelle settimane successive al cryptoscandalo sembravano punire i partiti di governo, in particolare la coalizione Spolu, il cui gradimento è leggermente calato. Dai nuovi dati, tuttavia, non è ancora chiaro se lo scandalo rappresenti una ricaduta minima o una battuta di arresto per la coalizione Spolu che da mesi cerca di recuperare i circa 10 punti percentuali che li separano da ANO, il partito populista e sovranista dell’ex primo ministro e miliardario Andrej Babiš, due volte primo ministro tra il 2017 e il 2021.
Per comprendere come potrebbe cambiare lo scenario politico ceco a settembre, in seguito alle elezioni, conviene brevemente illustrare la scena politica ceca, a volte alquanto incomprensibile a causa di alcune differenze coi sistemi partitici dell’Europa occidentale, nonostante le recenti tendenze sovraniste, anti-immigrazione ed euroscettiche abbiano certamente contribuito a uniformare la scena politica europea.
La sfiga è sempre di sinistra
Negli ultimi anni gli equilibri politici in Repubblica Ceca sono cambiati significativamente: il partito socialdemocratico (SOCDEM, originariamente conosciuto come ČSSD) ha perso tutta la sua rilevanza politica, finendo sotto la soglia del 5%.
Uno dei punti chiave del partito è il supporto ai pensionati e la campagna elettorale punta promette l’introduzione della tredicesima e il rifiuto di alzare l’età pensionabile. Sul tema dei diritti sociali SOCDEM ha posizioni molto simili a quelle del Partito Comunista della Boemia e della Moravia, KSČM, il quale si presenta alle elezione alla guida della coalizione Stačilo! nel tentativo di ritornare in parlamento dopo il deludente risultato delle elezioni nel 2021.
Entrambi i partiti hanno una caratteristica sorprendente nel panorama politico ceco, ovvero sono critici nei confronti dell’invasione della striscia di Gaza da parte di Isreale. Tuttavia, allo stesso tempo, hanno posizioni ambigue (SOCDEM) o chiaramente filoputiniane (Comunisti) sull’invasione russa dell’Ucraina. Per quanto riguarda i diritti civili invece le posizioni di questi due partiti sono, come vedremo, in linea con la maggior parte dei partiti, ovvero fortemente conservatori.
Negli ultimi giorni è inoltre emersa una notiza abbastanza sorprendente riguardo la possibilità di un’alleanza tra SOCDEM e Stačilo! che vedrebbe alcuni membri di SOCDEM candidati nelle liste di Stačilo! nella Boemia Centrale e nella Moravia-Silesia. La decisione della segretaria, Jana Maláčová, di tornare a negoziare con Stačilo! è malvista da una gran parte del partito, tanto che alcuni membri di spicco tra cui il presidente della regione di Pardubice, Martin Netolický, hanno deciso di abbandonare il partito.
La decisione della dirigenza sembra dettata dal desiderio di “salvare il partito”, ottenendo almeno due seggi in parlamento ovvero quelli della segretaria Maláčová e del vice-presidente Zaorálek, ex ministro degli Esteri e politico di lungo corso. Tuttavia, esperti e giornalisti fanno notare che tale alleanza sarebbe una violazione della decisione presa dal partito nel 1993, nota come risoluzione di Bohumin, di non collaborare con partiti estremisti, tra cui il KSČM. Quali saranno le conseguenze di questa decisione dipenderà dai risultati delle elezioni ma la morte definitiva del più antico partito ceco non sembra più così improbabile.
Il cesso è sempre in fondo a destra
La galassia dell’estrema destra ha trovato negli ultimi anni il suo riferimento nella figura di Tomio Okamura (SPD), cittadino ceco con origini giapponesi, con posizioni estreme sul tema della migrazione e sostenitore della necessità di un referendum sull’uscita della Repubblica Ceca dall’Unione Europea. In occasione delle elezioni in autunno è riuscito a raccogliere intorno a sé piccoli partiti di estrema destra come PRO, Svobodní e Trikolora in modo da assicurarsi un confortevole 10% che potrebbe essere decisivo per la formazione di un nuovo governo. Le posizioni di Okamura sono molto simili a quelle di Matteo Salvini e degli altri partiti sovranisti, populisti e anti-immigrazione che pullulano in tutta Europa.
Già nel 2019 il ministero degli Interni ceco, al tempo guidato dalla ČSSD, accusò il partito di Okamura, SPD, di diffondere odio e pregiudizi verso minoranze etniche e migranti. A inizio anno la polizia ceca ha invece richiesto di privare Okamura dell’immunità parlamentare perché possa essere indagato a causa di una campagna elettorale esplicitamente razzista. La richiesta è stata approvata dal parlamento (una notizia alquanto sorprendente per un lettore italiano) e le indagini sono attualmente in corso.
Rimanendo nella galassia della destra populista è necessario menzionare altri due partiti: Motoristé Sobě (Automobilisti per se stessi) e Přísaha (Giuramento). Il primo, dal nome indicativo, si oppone alla diffusione delle auto elettriche e in generale al Green Deal, chiedendo che i motori a scoppio non vengano proibiti dal 2035, nonostante il Parlamento Europeo abbia già legiferato sul tema.
Přísaha, invece, è un partito guidato da un ex poliziotto e si definisce un partito di centro; tuttavia, le posizioni del partito sono molto più simili a quelle della destra populista. In seguito allo scandalo dei Bitcoin il segretario del partito ha chiesto non solo le dimissioni del governo ma anche lo scioglimento del principale partito di governo (ODS) in quanto organizzazione criminale. Mentre alle elezioni europee dello scorso anno, Motoristé e Přísaha si sono alleati e hanno ottenuto un sorprendente 10%, l’incapacità di raggiungere un accordo per le politiche di quest’anno potrebbe impedire a entrambi di entrare in parlamento.
“Le dimissioni del governo sono il minimo, bisogna sciogliere l’ODS” Robert Šlachta, segretario di Přísaha
Il pensiero liberale di destra ora è buono anche per la sinistra
Spostandoci più al centro(-sinistra) troviamo due partiti: Starostové a Nezávislí (Sindaci e Indipendenti), meglio conosciuti come STAN, e Piráti, ovvero il partito pirata ceco. Alle elezioni del 2021 questi due partiti hanno corso insieme, raccogliendo circa il 15% dei voti. Tuttavia, lo scorso anno, il primo ministro Petr Fiala ha sfiduciato Ivan Bartoš (Piráti), ministro per lo Sviluppo Regionale e segretario dei Pirati, causando una frattura all’interno della coalizione, terminata con l’uscita del partito pirata dal governo e il voltafaccia del ministro degli Esteri Jan Lipavský, che ha deciso di rimanere al suo posto e cambiare affiliazione partitica, passando dai Piráti all’ODS.
Entrambi i partiti sono abbastanza vicini alle posizioni dell’ala più moderata del Partito Democratico: mentre i Pirati hanno posizioni di più di sinistra e hanno scelto come uno dei focus della campagna elettorale 2025 il diritto alla casa (che specialmente nella capitale ceca è molto sentito), STAN è invece un partito di centro che presta particolare attenzione alla politica locale. Il successo inaspettato durante le elezioni del 2021, che ha consegnato a STAN 33 dei 37 mandati ottenuti dalla coalizione tra STAN e Pirati grazie al voto di preferenza, ha permesso a STAN di diventare un attore di primo piano nella politica nazionale.
I politologi fanno notare che sarà difficile per STAN ripetere il risultato delle scorse elezioni, nonostante l’ottima posizione nei sondaggi, stabilmente tra il terzo e il quarto posto con circa il 10-12% dei voti e l’obiettivo di raggiungere il 20% dei consensi. Infatti, come menzionato in precedenza, l’alto numero di seggi è una conseguenza del voto di preferenza e della legge elettorale che annulla le preferenze dei partiti sotto il 5% ridistribuendole tra chi è riuscito ad ottenere una percentuale maggiore.
Vít Rakušan, leader del partito, già da mesi combina la sua posizione di ministro dell’Interno con una campagna elettorale attivissima fatta di dibattiti in piccoli e medi centri aperti al pubblico e il tentativo di condurre una campagna elettorale “positiva”, contrapponendosi ai due principali partiti/coalizioni ovvero Spolu e ANO (che tratteremo qui sotto) che puntano invece molto sulla paura degli elettori su temi riguardanti il clima, la sicurezza, il posizionamento geopolitico (ODS) e la migrazione (ANO). Nonostante il lodevole tentativo di cambiare approccio e linguaggio, la strategia di STAN ha anche ricevuto critiche.
La piscina bella azzurra e trasparente è evidente che sia un po’ di destra
In precedenza abbiamo più volte menzionato la coalizione Spolu (che in ceco significa “insieme”) che unisce tre partiti (ODS, TOP 09, e KDU-CSL) di destra e centrodestra. Si tratta della coalizione che ha vinto le elezioni nel 2021 e che esprime la maggior parte dei ministri del governo Fiala e che alle prossime elezioni si ricandiderà ancora unita.
Il partito con più consensi è ODS (Partito Civico Democratico), attore centrale della scena politica ceca dalla Rivoluzione di Velluto. Inizialmente noto come Forum Civico e guidato dal celebre ex presidente e scrittore Václav Havel, diventò nel 1991 ODS sotto la guida di Václav Klaus, secondo presidente ceco. Tutti i segretari dell’ODS sono diventati primi ministri (Klaus, Topolánek, Nečas, e ora Fiala che guida il partito dal 2014), ma la popolarità del partito è calata significativamente tanto da aver bisogno di una coalizione per poter aspirare a governare.
Si tratta di un partito apprezzato dalla classe imprenditoriale a causa delle posizioni in materia economica e finanza pubblica. Sul piano dei diritti civili invece è un partito piuttosto conservatore, e il voto dei suoi parlamentari ha impedito l’approvazione del matrimonio egualitario nel 2024.
Vale la pena menzionare il fatto che a livello europeo è uno dei partiti fondatori di ECR di cui fanno parte Fratelli d’Italia e i polacchi di PiS (Diritto e Giustizia), responsabili della deriva autoritaria in Polonia, ma allo stesso tempo incarna posizioni meno euroscettiche degli altri partiti.
I compagni di coalizione TOP 09 e KDU CSL sono invece partiti con consensi ormai sotto alla soglia di sbarramento del 5% ma che hanno una storia significativa e sono fondamentali per l’esistenza della coalizione.
TOP 09, fondato nel 2009, è un partito di destra che propone un’alternativa più marcatamente pro-europeista dell’ODS rimanendo legato a valori di destra e conservatori. KDU-CSL (Unione Cristiano-Democratica) è un partito di centrodestra molto simile a TOP 09 tanto che alcuni senatori nel 2009 lasciarono il partito per passare a TOP 09, impedendo alla KDU di formare un gruppo parlamentare (con tutti i vantaggi che ne derivano), causando una frattura tra i due partiti ricucitasi solo nel 2017.
Fondato nel 1919, KDU-CSL è un partito antico, radicato nelle località rurali con valori che ricordano il popolarismo di Luigi Sturzo. Sul piano dei diritti civili ha due correnti: una conservatrice basata perlopiù in Moravia e una più liberale in Boemia.
Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra…
Parlare del principale partito politico ceco, ANO, è invece più complicato, in quanto abbastanza mutaforme e difficile da qualificare in base ai tradizionali schemi politici.
Nato come partito anti-sistema nel 2011 (e allo stesso tempo guidato dall’uomo più ricco del paese, Andrej Babiš), ANO è diventato la prima forza politica del panorama politico ceco nel 2017. In quell’anno, dopo un fallito tentativo di formare un governo monocolore, ANO ottiene il supporto dei socialdemocratici e l’appoggio esterno dei comunisti che, per la prima volta dopo la rivoluzione del 1989, entrano a far parte della maggioranza, seppure non esprimendo cariche ministeriali. Babiš riesce a portare il governo a fine legislatura nonostante le numerose proteste contro il primo ministro stesso, a causa dei conflitti di interessi legati al suo impero miliardario e le accuse di corruzione.
Alcuni esperti definiscono ANO come partito pigliatutto centrista che punta ad attirare i consensi degli elettori delusi dai partiti tradizionali di destra (ODS in particolare) come di sinistra (ČSSD). A livello europeo e internazionale appare sicuramente più come un politico di destra in quanto dopo le elezioni del 2024 ANO è stato uno dei fondatori del partito europeo Patrioti di cui fanno parte la Lega, il Rassemblement National e altri partiti della galassia sovranista.
A un elettore italiano ANO potrebbe ricordare un incrocio tra il M5S, nella sua componente più social conservatrice, e Forza Italia all’apice del Berlusconismo. Berlusconi e Babiš infatti condividono lo stile di comunicazione e la capacità di attrarre il voto dei pensionati attraverso politiche economiche apparentemente vantaggiose per le fasce d’età più anziane.
Chi governerà in Repubblica Ceca dopo questo cryptoscandalo?
A quattro mesi dal voto, è piuttosto difficile fare previsioni su quale governo uscirà delle elezioni: non tanto a causa di potenziali ribaltamenti (che tuttavia sono possibili) quanto per l’assenza di chiare maggioranze.
In base ai dati attuali, il presidente Pavel dovrebbe incaricare ANO di formare il governo, cosa impossibile senza il supporto di almeno un altro partito sopra alla soglia del 10%. Secondo i sondaggi, ANO otterrebbe all’incirca 77 seggi dei 101 necessari per avere una maggioranza in parlamento Tuttavia, Babiš ha più volte rigettato l’idea di formare un governo con il partito di estrema destra SPD che al momento sembra l’unico potenziale candidato.
Il partner ideale per ANO sarebbe il partito Motoristé che tuttavia da settimane sembra solidamente sotto la soglia del 5% mentre i comunisti di Stačilo sono piuttosto sgraditi e comunque non raccoglierebbero abbastanza consensi per consentire la formazione di un governo, a meno che la recente alleanza con Socdem non porti risultati eccezionali. Dunque, le uniche possibili coalizioni al momento sembrano essere ANO + SPD o ANO + SPD + Comunisti; insomma un mix letale.
Un ulteriore rischio che potrebbe impedire la formazione del prossimo governo è la rottura della coalizione SPD in seguito alle elezioni. Infatti, allo scopo di migliorare i propri risultati dopo l’eclatante fallimento alle elezioni europee, l’SPD di Okamura ha deciso di correre insieme a tre altri piccoli partiti, aumentando significativamente le preferenze ma prendendosi il rischio di divisioni interne dopo le elezioni.
Infine, la decisione della Corte d’Appello praghese di annullare l’assoluzione dell’ex primo ministro e leader di ANO in un caso di corruzione legato a fondi europei e la scelta di rimandare il processo al tribunale ordinario, potrebbe influenzare la scelte degli elettori che votano ANO in quanto alternativa ai partiti tradizionali che sono spesso associati a corruzione e pratiche non trasparenti. Il voto di protesta non si trasferirebbe necessariamente ai partiti di governo ma potrebbe aumentare l’astensione e diminuire il bacino elettorale di ANO.
SPOLU invece si trova a fronteggiare una situazione alquanto disperata. Nel 2021 la attuale coalizione di governo ebbe la fortuna che i Comunisti non riuscirono a raggiungere la soglia del 5%, facendo in modo che questi voti “andassero persi” e fossero trasferiti ai partiti che invece la soglia la avevano superata. Tuttavia, quest’anno sembra che ciò non sia destinato a ripetersi e che il numero di partiti in parlamento sarà maggior rispetto al 2021, creando maggiore frammentazione in parlamento.
I prossimi mesi di campagna elettorale possono ovviamente riservare sorprese e portare a inaspettati ribaltamenti, come nel caso delle recenti elezioni canadesi. Tuttavia, si può dire con un buon livello di certezza che il prossimo governo ceco sarà espressione di una delle varie famiglie conservatrici europee (ECR, Patrioti, Europa delle Nazioni Sovrane).
Laureato in Russian and Eurasian Studies alla Università Carolina di Praga e in Lingue e Letterature Straniere all'Università Cattolica, brevemente studente alla NSPU di Novosibirsk. Si interessa principalmente di ambiente, attivismo politico, diritti umani, società civile e libertà di informazione in Russia e Asia Centrale. Precedentemente ha collaborato con Scomodo e East Journal.