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La croce di San Nino sul lago ghiacciato a febbraio 2023 (Meridiano 13/ Margherita Gobbat)
Il lago Paravani, sulle montagne della Georgia meridionale, è un mosaico di storie: dai reperti sommersi dell’età del Bronzo ai racconti su Santa Nino, fino alle memorie delle comunità armene che abitano questi villaggi remoti.
Il lago offre esperienze diverse in ogni stagione: l’estate regala silenzi interrotti solo dal vento e dal canto degli uccelli, mentre l’inverno trasforma le acque in una distesa bianca e ghiacciata, dove il paesaggio appare quasi lunare. Un luogo fatto di incontri, memorie e leggende.
Il lago Paravani si trova sull’altopiano georgiano di Javakheti, nella regione del Samtskhe-Javakheti, a circa 2.070–2.073 metri sul livello del mare, nella parte meridionale del paese, vicino al confine con l’Armenia. Il livello dell’acqua varia stagionalmente: più basso in ottobre-novembre e più alto in maggio-giugno. D’inverno, il lago si congela completamente, con uno spessore del ghiaccio che varia da 47 a 73 cm, creando una sorta di “deserto bianco” incantato.
Sulle sponde del lago si trovano villaggi come Poka, Paravani, Vladimirovka, Aspara, Tambovka e Akhali Khulgumo, abitati prevalentemente da comunità armene. La loro presenza contribuisce ad arricchire il patrimonio culturale del Samtskhe-Javakheti, una regione caratterizzata da un intreccio di culture e tradizioni differenti.
Santa Nino e i segreti sommersi del lago
Le tradizioni popolari del lago Paravani intrecciano spiritualità, amore e mistero. La leggenda principale riguarda Santa Nino, la donna che portò il cristianesimo in Georgia.
Secondo la tradizione, nel IV secolo Santa Nino raggiunse le rive del lago Paravani durante il suo pellegrinaggio verso Mtskheta, l’antica capitale della Georgia. Dopo essere sopravvissuta alle persecuzioni di corte, trovò rifugio e ristoro tra la gente del luogo. Si narra che ebbe una visione divina sulle sponde del lago: vide un essere radioso che la incaricava di recare un messaggio sigillato al re di Mtskheta.
Questo episodio è commemorato al monastero di Santa Nino a Poka, situato proprio sulla riva del lago. Secondo la leggenda, qui venne piantata la caratteristica croce di Santa Nino, fatta di tralci di vite legati con capelli, inviata da Maria stessa.
Monastero di Santa Nino (convento femminile) a Poka, Samtskhe-Javakheti, Georgia (Meridiano 13/Margherita Gobbat)
Il lago Paravani nasconde anche segreti antichi: analisi geofisiche e spettroscopiche hanno individuato sotto la superficie una vasta struttura sommersa, probabilmente un sito di sepoltura collettivo di epoca Bronzea, risalente al IV secolo a.C. L’esplorazione è resa complessa dalla scarsa profondità (massima circa 3,3 m) e dalle acque torbide e fangose. Alcuni reperti rinvenuti – utensili quotidiani e oggetti domestici – suggeriscono che in passato l’area fosse abitata e non ancora sommersa.
Un aspetto di devozione ancora vivo è il rito dell’Epifania ortodossa (Natlisgheba), celebrato sul lago ghiacciato ogni 19 gennaio. Una croce viene intagliata nel ghiaccio, riproducendo la croce di Santa Nino, e i fedeli immergono il corpo simbolicamente nell’acqua attraverso quel simbolo sacro.
Le comunità armene e georgiane sulle sponde del lago Paravani
Molti villaggi situati sulle sponde del lago ospitano comunità armene, intrecciate con presenze georgiane.
Tuttavia, molti piccoli villaggi stanno vivendo un progressivo spopolamento. Il villaggio di Aspara, per esempio, è oggi quasi deserto: gli ultimi residenti se ne sono andati nel 2021, scoraggiati dall’isolamento e dalle condizioni climatiche estreme, a oltre 2mila metri di altitudine. Altri centri come Paravani e Vladimirovka resistono con difficoltà, affrontando scuole danneggiate, infrastrutture carenti e assenza di servizi primari, che spingono molti abitanti a emigrare.
Nonostante le sfide, la cultura armena mantiene una presenza vivace. Alcune famiglie, come quella di Samuel Margaryan nel villaggio di Gandzani, testimoniano la tenace radicazione della comunità, discendente dai profughi del XIX secolo.
Durante i tour invernali sul lago, è possibile incontrare abitanti armeni che praticano la pesca sul ghiaccio, mentre le suore del monastero di Poka preparano specialità tradizionali, spesso di origine armena. In effetti, durante la visita al lago è possibile assaggiare il formaggio locale filante, Tenili, il tipico dolce Kada fatto con varietà locali di grano, e piatti a base di patate, specialità della cucina del territorio.
Da Tambovka a Akhali Khulgumo: un villaggio si riscrive con l’impronta armena
Il territorio del Samtskhe-Javakheti è stato attraversato e abitato per millenni da diverse culture, lasciando tracce che si sovrappongono come in un palinsesto. L’area intorno al lago Paravani, nel municipio di Ninotsminda, è un esempio perfetto di questa stratificazione: qui si incontrano memorie di popolazioni antiche, comunità religiose minoritarie e le attuali presenze armene e georgiane.
Quando il Javakheti entrò a far parte dell’Impero russo dopo la guerra russo-turca del 1828-1829, circa 58mila armeni migrarono dai territori ottomani verso la regione. Una seconda ondata arrivò dopo la Prima guerra mondiale e il genocidio armeno del 1915-17, consolidando così una forte presenza armena che dura ancora oggi.
In questo paesaggio mutevole si colloca la storia di Tambovka, un tempo abitato dai Duchobory, una setta spirituale russa di origine cristiana, perseguitata dall’Impero zarista per il suo pacifismo radicale e la fede non gerarchica. Dopo la loro partenza, il villaggio ha assunto un nuovo volto e un nuovo nome: Akhali Khulgumo. Le case costruite dai Duchobory, con i loro dettagli architettonici particolari, sono state abitate e spesso trasformate dalle famiglie armene insediate nel villaggio. Oggi facciate moderne convivono con resti decorativi del passato, testimoniando un dialogo tra continuità e rinnovamento.
La vita quotidiana riflette questa complessità: gli abitanti armeni rimasti affrontano inverni lunghi e rigidi, praticano la pesca sul ghiaccio, curano case e campi, mentre i giovani spesso emigrano verso Tbilisi, Erevan o all’estero. Nonostante le difficoltà, il legame con il territorio rimane vivo, e Akhali Khulgumo diventa un simbolo della resilienza armena e della capacità di reinterpretare un’eredità ereditata, trasformandola senza cancellarla.
Villaggio sulle sponde del lago (Meridiano 13/Margherita Gobbat)
In questo contesto, le elezioni locali del 4 ottobre in Georgia rappresentano anche un momento cruciale per capire come le minoranze e le comunità delle regioni più periferiche, come quelle intorno al Lago Paravani, vedano il proprio posto nel futuro del paese.
Ricercatrice al Center for Social Sciences (CSS) di Tbilisi e dottoranda al Research Center For Eastern European Studies (FSO) all'Università di Brema. Dal 2018 si sposta tra vari paesi dell’est Europa.