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“Věra Čáslavská, campionessa dissidente”: biografia di una leggenda olimpica

Perseguitata, bandita dalla vita pubblica, esiliata e successivamente riabilitata: sembrerebbe l’identikit di una dissidente sovietica e non quello di una campionessa olimpica cecoslovacca. Eppure la storia ci ha insegnato che anche gli atleti possono avere un ruolo di primo piano nella vita politica, prendendo apertamente posizione o semplicemente essendo se stessi (come nel caso di Jesse Owens durante le Olimpiadi del ‘36 a Berlino). Nel libro di Armando Fico Věra Čáslavská, campionessa dissidente, pubblicato da Battaglia Edizioni, vengono menzionate diverse storie ma tra tutte spicca il nome dell’atleta che dà il nome all’opera: la ginnasta Věra Čáslavská.

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Ad oggi Věra Čáslavská rimane l’atleta ceca più medagliata di sempre, l’unica donna, insieme alla rivale Larisa Latynina, a vincere l’oro in due olimpiadi consecutive e l’unica atleta in assoluto ad aver vinto una medaglia d’oro olimpica per ogni evento (di cui quattro a Città del Messico e una all’edizione precedente a Tokyo). Così celebre da essere una delle poche donne a cui è dedicata una via nella capitale ceca.

L’autore, soprattutto nella seconda metà del volume, si concentra però molto su quella che si potrebbe definire la coscienza sociale e politica della campionessa, in particolare in occasione delle Olimpiadi tenutesi a Città del Messico nel 1968, anno importantissimo per la storia di quella che fu la Cecoslovacchia e i due stati successori (la Repubblica Ceca e la Slovacchia).

Nella prima parte, l’attenzione è rivolta principalmente allo svilupparsi della carriera della giovane Věra: dalla scuola di danza classica della Aubrechtová alla ginnastica artistica con il coreografo Boris Milec, alla terza bocciatura da parte di Slávka Mátlochova, che in seguito diventerà sua allenatrice e amica. Insieme ai primi successi nello sport, nella ginnasta cresce la consapevolezza del significato politico degli stessi.

Per la giovane atleta cecoslovacca ogni vittoria inizia ad assumere un significato più grande del solo merito sportivo. La squadra avversaria più temibile è infatti quella dell’Unione Sovietica, diretta responsabile della situazione socio-politica della Cecoslovacchia. Ogni vittoria di Věra o delle sue compagne sarà quindi per la giovane atleta una manifestazione di dissenso nei confronti dell’Urss. 

Dalle pagine del libro scaturisce l’immagine di un’atleta impaziente e desiderosa di vincere sin da subito. Le performance non eccellenti nelle prime competizioni ufficiali la portano a dubitare della propria abilità come ginnasta, ma il desiderio di vincere e sconfiggere le avversarie sovietiche la spingono a ritornare sempre ad allenarsi anche quando sembra che il livello degli avversari sia irraggiungibile. Grazie ad allenamenti sempre più complessi per rimanere al passo con la scuola sovietica e quella nipponica, il talento di Čáslavská si mostra al mondo in tutto il suo splendore (anche se con ancora alcune imperfezioni) alle Olimpiadi di Tokyo nel 1964. 

Nonostante il successo e il lustro portato al suo paese, la ormai campionessa olimpica non rimarrà mai fuori dal radar dei funzionari del Partito, che anzi intensificano l’attenzione nei suoi confronti. Tra lezioni di propaganda prima degli allenamenti e allontanamento di collaboratori, il clima intorno a Věra si fa sempre più soffocante. Il mare della Croazia, che le aveva dato una sensazione di libertà e l’aveva fatta sentire pronta a gareggiare senza sentirsi inadeguata, non era mai stato così lontano. 

A Zagabria Věra fuggiva verso il mare ogni volta che le era possibile. Non lo aveva mai visto, e quando si trovò la prima volta di fronte a quella distesa blu fu un’emozione fortissima. […] In quel preciso momento Věra si sentì traboccante di vita, libera sul palco del mondo, desiderosa di mostrarsi e gareggiare senza più alcuna paura di sentirsi inadeguata.

Astachova, Kučinskaja, Latynina, Petris sono solo alcune tra le avversarie temibili che Vera ha sfidato nel corso della sua carriera. Quando una stella sovietica sembra essere tramontata, ne appare una nuova pronta a insidiare la vittoria della campionessa cecoslovacca, proponendo soluzioni innovative. Tuttavia, il talento delle sovietiche è solo in parte la ragione dei loro trionfi: le macchinazioni politiche e pressioni da parte dei sovietici non risparmiano nemmeno lo sport e avranno conseguenze spiacevoli per Čáslavská.

Věra Čáslavská, campionessa dissidente

La campionessa di Praga si sente trascinata da due forze apparentemente inconciliabili. Da una parte i suoi successi rappresentano uno smacco per l’Unione Sovietica e sono fonte di orgoglio per la Cecoslovacchia, dall’altra parte il prestigio di queste vittorie viene sfruttato da un regime che è controllato dagli odiati sovietici. In fondo, non è molto diverso dall’esibirsi sulla trave (la disciplina più odiata dalla campionessa olimpica), destreggiandosi su una sottile asse senza perdere l’equilibrio. 

Ma se l’avversione per la trave non le impedirà di vincere un oro anche in questa disciplina, mantenere l’equilibrio durante gli eventi del 1968 risulta impossibile. La scelta di esprimere il proprio disprezzo nei confronti degli occupanti sovietici alle Olimpiadi di Città del Messico del 1968, durante la cerimonia di premiazione, avrà conseguenze durissime per l’atleta cecoslovacca, nonostante la sua performance strabiliante e il primo posto in quattro discipline su cinque.

Già ricercata per aver sottoscritto il sovversivo Manifesto delle duemila parole, che l’aveva costretta a nascondersi fino al giorno della partenza per Città del Messico, al ritorno divenne persona non grata e venne dimenticata per i successivi vent’anni fino alla Rivoluzione di Velluto, che ne segnerà la riabilitazione politica. 

Alla storia dell’atleta dunque questo libro unisce quella della dissidente. Ciò che potrebbe sembrare disprezzo per le avversarie è invece una dichiarazione politica nei confronti del paese oppressore. Le dure sessioni di allenamento e gli infortuni non sono finalizzati soltanto a raggiungere le vette della ginnastica ma anche a sconfiggere, perlomeno nello sport, il nemico sovietico. Seppur in maniera minore rispetto allo status di dissidente (perlomeno stando alla lettura), l’essere donna diventa un ulteriore ostacolo per la sua carriera. Spaventata dalle prime vittorie alle Olimpiadi di Tokyo, la propaganda sovietica inventa l’esistenza di una relazione adultera tra lei e il suo allenatore, sposato e con figli, al fine di danneggiare l’immagine pubblica di Čáslavská. 

Si tratta di una biografia avvincente che accontenta sia gli amanti dello sport che gli interessati agli eventi storici e politici della Cecoslovacchia comunista, attraverso la vita di una campionessa olimpica diventata un simbolo dell’opposizione al regime e al Partito. 


Vera Čáslavská, campionessa dissidente, Armando Fico, Battaglia Edizioni, 2023.

Credits: Wikimedia

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Luca Zucchetti
Luca Zucchetti

Studente di Russian and Eurasian Studies alla Università Carolina di Praga, ha anche studiato presso la NSPU di Novosibirsk. Si interessa principalmente di ambiente, attivismo politico, società civile e libertà di informazione in Russia. Scrive per Scomodo dal 2020 e ha collaborato con East Journal.