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Domenica 28 settembre 2025, i cittadini moldavi sono chiamati alle urne per eleggere il nuovo parlamento con un nuovo codice elettorale approvato nel 2022. Questo voto sarà cruciale non solo per definire la composizione del governo, ma anche per determinare la direzione geopolitica della Moldova.
Le elezioni parlamentari stabiliranno se la maggioranza riuscirà a consolidare il percorso di integrazione europea avviato da Sandu e dal Partito di Azione e Solidarietà (PAS), oppure se prevarranno le spinte filo-russe, radicate nel paese. In un contesto segnato da divisioni politiche interne, pressioni esterne e problemi socio-economici, l’esito del voto deciderà il futuro politico e strategico della Moldova per gli anni a venire.
Le elezioni si preannunciano come un confronto cruciale tra il PAS, forza filo-europea chiamata a difendere i risultati del 2021, e il Blocco Patriottico filorusso, in un contesto segnato da programmi elettorali deboli e populisti, da crescenti incertezze sulla formazione di una maggioranza stabile e dall’influenza destabilizzante della propaganda e dei finanziamenti russi.
Inoltre, uno dei principali problemi di queste elezioni è che i partiti politici e le élite del paese, anche a causa delle ingerenze di attori esterni come la Russia, hanno concentrato il dibattito quasi esclusivamente sulla polarizzazione tra scelta pro-UE e pro-Russia, estremizzandolo. Di conseguenza, le proposte concrete di politiche locali sono passate in secondo piano. D’altronde, in un contesto di emergenza caratterizzato da forti pressioni esterne, è difficile che la competizione elettorale non risulti polarizzata.
Le elezioni decisive dell’ottobre 2024: la vittoria per un soffio di Sandu e del referendum pro-UE
Il 20 ottobre 2024 si è svolto un referendum costituzionale per inserire nel testo fondamentale del Paese il percorso verso l’integrazione con l’Unione Europea. Il risultato, a sorpresa, è stato di misura: il “Sì” ha ottenuto il 50,35% dei voti, con uno scarto di appena 10.564 preferenze rispetto al “No”. Gli esperti e i sondaggisti attendevano una vittoria più netta per PAS e per il referendum. Due settimane dopo, il 3 novembre, Maia Sandu è stata riconfermata presidente con il 54,29% dei voti.
Il principale rivale di Sandu nelle presidenziali è stato il gagauzo Alexandru Stoianoglo, ex procuratore generale e candidato sostenuto dal Partito Socialista (PSRM), che alla prima tornata ha raccolto il 25,9% dei voti. Stoianoglo ha ottenuto un forte sostegno proprio dalle aree più filo-russe e conservatrici, mettendo in luce quanto siano vive nel paese visioni diverse da quella di Sandu. Molti osservatori sono rimasti sorpresi dalla forza elettorale di Stoianoglo, specie perché nel settembre 2023 Sandu lo aveva rimosso da Procuratore Generale, decisione che aveva suscitato un forte dibattito.
Al terzo posto si è collocato Renato Usatîi, figura controversa ma popolare nel Nord, dove risiede una comunità ucraina fortemente russificata durante l’epoca sovietica. Il suo seguito si basa su messaggi populisti, sulla richiesta di maggiore attenzione ai problemi locali e su elementi che richiamano legami con la Russia.
Non sono mancate le polemiche: sia il referendum sia le presidenziali sono stati accompagnati da accuse di parzialità dei media, ingerenze esterne e squilibri nei finanziamenti elettorali. Organizzazioni non governative come Promo-LEX hanno criticato il programma governativo “Europe for You”, ritenendo che promuovesse in modo troppo esplicito posizioni filo-europee, compromettendo così l’imparzialità che un referendum dovrebbe garantire. Inoltre, come vedremo in seguito, la campagna elettorale è stata segnata dalla diffusione di propaganda russa volta a influenzare l’opinione pubblica contro Sandu e il referendum.
Un ruolo cruciale lo ha giocato la diaspora, in Europa e in Nord America, che ha fatto la differenza sia al referendum sia nella rielezione della presidente. Sandu ha ottenuto un forte sostegno: l’83% dei voti provenienti dall’estero è andato a suo favore. Tuttavia, l’accessibilità dei seggi varia (vale anche per le elezioni di domenica) notevolmente a seconda del paese: a Mosca erano disponibili solo due seggi, mentre in paesi con grandi comunità moldave e di orientamento pro-UE, come Italia, Stati Uniti e Canada, il numero era molto più alto.
Queste dinamiche delle precedenti elezioni offrono uno spunto utile per comprendere le divisioni politiche e regionali del paese, costituendo un importante punto di riferimento per analizzare il contesto in vista del voto di quest’anno.
In primis, un elemento essenziale per comprendere il voto del 2024 è la frattura tra le regioni: Chișinău e il centro del Paese si sono schierati nettamente con Sandu e con il “Sì” al referendum, mentre zone come il Nord, la Gagauzia e la Transnistria hanno mostrato una forte preferenza per i socialisti e contro l’integrazione europea. Questa polarizzazione riflette differenze storiche, culturali ed economiche tra le regioni e costituisce un fattore da considerare anche per le elezioni del 2025, poiché le preferenze locali influenzeranno l’esito complessivo e la formazione della nuova maggioranza parlamentare.
Un altro fattore da considerare, ma difficile da prevedere nella sua effettiva portata, è la probabile sottostima delle percentuali di voto a favore delle forze più vicine a Mosca. Come l’anno scorso, episodi di corruzione, l’immissione di denaro russo nella politica locale e sussidi volti all’acquisto di voti stanno influenzando il voto di migliaia di cittadini moldavi.
Inoltre, è probabile che la crisi energetica dello scorso inverno, con l’impennata dei prezzi del gas e delle bollette energetiche, sebbene in gran parte sovvenzionate dall’Ue, abbia lasciato un segno nella memoria della popolazione. Il conseguente aumento dei prezzi dei generi di prima necessità potrebbe spingere parte degli elettori a orientare il voto contro il governo PAS.
La crescente pressione socio-economica sullo sfondo politico
La dipendenza dalle rimesse esterne e dalle esportazioni rende l’economia moldava particolarmente vulnerabile a shock esterni, come le fluttuazioni dei prezzi energetici e le crisi geopolitiche.
Dall’elezione del PAS nel 2021, il governo ha dovuto affrontare diverse crisi: emergenze energetiche, alta inflazione e un forte aumento del costo della vita, emigrazione, la crisi dei rifugiati ucraini, carenza di lavoratori qualificati e difficoltà nei rapporti commerciali con l’Ucraina. Nel novembre 2023, alle elezioni locali, PAS ha registrato una flessione: 32,8% nei 32 distretti, un risultato peggiore rispetto alle sue performance nelle politiche del 2021 e alle presidenziali del 2020. Il partito ha perso terreno nelle città importanti, compresa la capitale Chișinău, che è passata sotto controllo dell’ex socialista Ion Ceban.
I numeri parlano chiaro: secondo il World Food Programme, circa il 33% della popolazione vive oggi al di sotto della soglia di povertà, mentre prima della guerra in Ucraina il dato era intorno al 25%. In aggiunta, la povertà estrema è salita dal 9,5% al 13,8%.
L’inflazione elevata, che ha raggiunto il picco del 35% nell’ottobre 2022, ha eroso significativamente il potere d’acquisto delle famiglie. Nonostante un calo dell’inflazione al 4,7% nel 2024, la situazione rimane critica: salari troppo bassi, costi crescenti per affitti, generi alimentari e servizi – soprattutto nella capitale – spingono sempre più moldavi a emigrare, mentre pochi rientrano stabilmente.
Di fatto, le rimesse degli emigrati rappresentano circa il 16% del pil, ma la perdita di forza lavoro qualificata limita le prospettive di crescita economica sostenibile. La carenza di competenze tecniche e professionali ostacola gli investimenti e l’innovazione, mentre il settore pubblico fatica a rispondere alle esigenze della popolazione. In particolare, nei villaggi mancano insegnanti e medici, aggravando le disuguaglianze territoriali e la qualità dei servizi essenziali.
Nonostante la loro centralità nella vita quotidiana dei cittadini, queste difficoltà trovano spazio nei programmi elettorali solo attraverso promesse generiche e soluzioni poco realistiche. Pertanto, sorge spontanea la domanda: i partiti moldavi riusciranno a elaborare azioni concrete per migliorare realmente le condizioni di vita della popolazione, o si limiteranno a dichiarazioni elettorali?
I due principali poli politici alle elezioni in Moldova 2025: PAS e il blocco “Patriottico”
Il PAS, guidato da Igor Grosu e sostenuto da Maia Sandu e dal primo ministro Dorin Recean, si presenta da solo con l’obiettivo difficile di confermare il successo del 2021 mentre la coalizione “Patriottica” pro-russa, composta da figure legate a Dodon (ex presidente socialista e sotto processo per corruzione), rappresenta il principale avversario. Seguono il Partito Nostro di Renato Usatîi e la coalizione “Alternativa”, entrambe di facciata pro-europee, ma con legami con i socialisti.
Il PAS è un partito di centro-destra, riformista e orientato all’integrazione nell’Unione Europea. Tra i suoi punti di forza ci sono l’esperienza di governo, il sostegno di paesi come Germania, Polonia e Francia, il supporto della diaspora e le riforme già avviate, anche se non concluse, in settori chiave come la giustizia e la lotta alla corruzione. Tuttavia, il partito deve ancora affrontare sfide significative per esempio, la gestione delle crisi interne non sempre soddisfacente – dall’inflazione all’energia, passando per la continua emigrazione – e la percezione, diffusa tra una parte della popolazione, di inefficienza nell’attuazione dei programmi con fondi esteri nella gestione dei fondi pubblici.
Dall’altra parte, il Blocco Patriottico punta su un orientamento filo-russo, criticando l’integrazione europea e proponendo politiche nazionaliste e di protezione degli interessi della popolazione che sta soffrendo maggiormente dell’erosione dei salari e delle pensioni. La sua forza risiede nel radicamento nelle regioni del Nord, in Gagauzia e in Transnistria, e in particolare nella popolazione russofona, dove riesce a mobilitare l’elettorato attorno al malcontento sociale. Questo blocco sta beneficiando di ingenti finanziamenti provenienti da canali russi e, qualora arrivasse al governo, sarebbe difficile prevederne le mosse e capire come si presenterà agli occhi di Bruxelles.
Un manifesto elettorale del Blocco Patriottico a Chisinau (Meridiano 13)
Nel frattempo, l’ex governatrice della Gagauzia, Irina Vlah, e il suo partito “Cuore della Moldova” sono stati esclusi dalle elezioni dopo che la Corte d’Appello di Chișinău ne ha sospeso l’attività per dodici mesi a causa di sospetti di finanziamenti illeciti, una decisione che rischia di scuotere gli equilibri del Blocco Patriottico a pochi giorni dal voto.
Programmi elettorali poco realistici: populismo e incoerenze
Un’analisi condotta dal think tank Expert-Grup rivela che i programmi elettorali delle principali forze politiche presentano diverse criticità principali: qualità complessiva bassa, populismo e scarsa fattibilità delle proposte, e contraddizioni interne tra le promesse, che nel complesso li rendono poco realistici e rischiano di indebolire la fiducia degli elettori nella politica nazionale.
In primo luogo, la qualità complessiva delle proposte lascia spesso a desiderare: i programmi restano superficiali e formali, e sono stati pubblicati con ritardo. Inoltre, contengono contenuti ambigui o contraddittori, privi di analisi d’impatto e di dettagli sulle fonti di finanziamento o indicatori per monitorare la realizzazione delle promesse.
In secondo luogo, emerge una limitata fattibilità delle proposte. Molte promesse non considerano i vincoli di bilancio e le risorse effettivamente disponibili; per esempio, alcune misure hanno un impatto negativo sul bilancio.
Infine, le contraddizioni interne tra le promesse accentuano il carattere populista dei programmi. Spesso, candidati e partiti combinano politiche fiscali espansive, come investimenti pubblici o sostegno a giovani e imprese, con misure che riducono le entrate dello Stato, creando incoerenze evidenti.
Nel complesso, questi fattori rendono i programmi elettorali poco realistici e rischiano di indebolire la fiducia degli elettori nella politica nazionale, aumentando l’incertezza sulle reali capacità dei partiti di affrontare le sfide interne ed esterne.
Ci sarà una maggioranza? L’esito rimane incerto
Il confronto elettorale sembra dubbio: il PAS, in calo nelle ultime settimane, potrebbe sfidare il Blocco Patriottico in un testa a testa che apre a diversi scenari possibili. Il PAS potrebbe prevalere, garantendo la continuità del percorso di riforme pro-UE, ma senza una maggioranza sarebbe costretto a negoziazioni lunghe e complesse per formare un governo, con il rischio di uno stallo politico. A favore del PAS gioca il rientro dell’oligarca fuggitivo Platonihiuc, avvenuto pochi giorni prima delle elezioni, noto per il suo controllo sulla Moldova tra il 2016 e il 2018.
Non si esclude nemmeno una vittoria del fronte filorusso, eventualmente sostenuto da partiti solo di facciata pro-europei, scenario che metterebbe in discussione l’agenda europea e probabilmente democratica del paese. All’interno del Blocco Patriottico, inoltre, sono possibili tensioni tra i vari leader. A ciò si aggiunge che la competizione tra Dodon e Usatîi potrebbe complicare ulteriormente la formazione di alleanze stabili.
Pertanto, il voto resta altamente incerto e condizionato dall’influenza della propaganda e della corruzione elettorale di matrice russa. Secondo le accuse, la Russia avrebbe investito centinaia di milioni di euro per orientare il risultato elettorale, circostanza respinta dal Cremlino. Solo pochi giorni fa, le autorità moldave hanno fermato 74 persone nell’ambito di una vasta operazione contro un presunto piano finanziato da Mosca volto a destabilizzare il paese.
A titolo esemplificativo, un rapporto del Digital Forensic Research Lab segnala che la Moldova è esposta a minacce ibride di matrice russa, dalla disinformazione al finanziamento illecito, dagli attacchi informatici alla mobilitazione di attori locali, con l’obiettivo di indebolire il governo filo-europeo e rafforzare le forze vicine a Mosca, rischiano così fortemente di compromettere l’integrità del processo elettorale. Tra i tanti contenuti disinformativi, su piattaforme come TikTok circolano video di propaganda russa che sostengono, in modo falso, che se vincesse il partito di Sansu verrebbero vietate le celebrazioni religiose ortodosse.
Concludendo, le prossime settimane rappresentano un vero banco di prova per le istituzioni democratiche della Moldova: si potrà valutare fino a che punto il progetto europeo resta credibile e attraente per i cittadini e come evolverà la strategia di destabilizzazione russa, sempre più sofisticata, sulla scia di esperienze regionali come quella della Georgia.
Ricercatrice al Center for Social Sciences (CSS) di Tbilisi e dottoranda al Research Center For Eastern European Studies (FSO) all'Università di Brema. Dal 2018 si sposta tra vari paesi dell’est Europa.