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Settant’anni. Tanti ne festeggerà il 2 luglio il Berliner Tierpark, uno degli zoo di Berlino, la capitale tedesca, l’unico situato ai tempi della divisione della città, nella Repubblica Democratica Tedesca. Una storia lunga, piena di aneddoti e di politica.
Uno zoo socialista
Nel 1949, alla nascita della DDR, l’unico grande giardino zoologico della città, lo Zoologischer Garten, fondato nel 1844 e meta da decenni di turisti e cittadini, si trovava a Charlottenburg, nel settore occidentale della capitale. Una mancanza che il governo della Repubblica Democratica decide di colmare nel 1954.
È passato poco più di un anno dalla rivolta di Berlino e nelle idee dei vertici della DDR c’è quella di offrire qualche forma di intrattenimento ai cittadini, già scontenti della vita quotidiana nella neonata Repubblica.
È il 27 agosto e il consiglio comunale di Ostberlin approva la costruzione di uno zoo. Come riporta Neues Deutschland, l’organo della SED, partito di governo della Germania Est, la zona scelta è quella del parco del castello di Friedrichsfelde e l’amministrazione di Berlino chiede aiuto per la costruzione ai cittadini.
Un’inaugurazione politica
Pochi mesi dopo, il 30 novembre 1954 viene posata simbolicamente la prima pietra e nella primavera del 1955 iniziano i lavori. Ad occuparsene è il Nationale Aufbauwerk (NAW) con il sostegno della popolazione. Come altre opere pubbliche, costruite grazie all’arruolamento dei cittadini “volontari”, viene dipinta come un successo della “costruzione del socialismo”.
Il giorno del taglio del nastro il 2 luglio 1955 a presenziare ci sono i massimi vertici dello “Stato degli Operai e dei Contadini”, a partire dal presidente della Repubblica Wilhelm Pieck e al sindaco della città Friedrich Ebert Jr, a testimoniare l’importanza dell’evento.
Un parco in espansione
Nel momento dell’inaugurazione lo zoo, che è diretto da Heinrich Dathe, già responsabile del Bioparco di Lipsia, si estende per una superficie di 60 ettari (come quello omologo di Berlino Ovest), con 400 animali di 120 specie. Un’importante dotazione, frutto di una serie di donazioni di privati, istituzioni e ministeri, perché come molte strutture nella DDR ha problemi finanziari.
Ad esempio Strausberg, un comune del Brandeburgo aveva donato degli struzzi, un’azienda collettiva di Berlino degli orsi, il ministero per l’industria pesante un elefante, il Ministero per la Sicurezza dello Stato due orsi andini. Il battaglione “Felix Dzeržinski”, il braccio militare della Stasi, nel 1957 ha anche fatto una cospicua donazione, più di settemila marchi dell’epoca.
Negli anni lo zoo si amplierà sia per estensione, fino a diventare il più grande bioparco d’Europa con 160 ettari, sia per la dotazione di animali (l’Unione Sovietica tra le altre regalerà una tigre e da Monaco arriverà un bisonte, nel 1961 nascerà il primo pellicano rosa), sia per strutture. Nel 1963 viene aperta la Alfred-Brehm-Raubtierhaus, il più esteso spazio per animali di grandi dimensioni, nel 1976 la direzione costruisce una nuova entrata e nel 1981 è aperto al pubblico il castello di Friedrichsfelde, completamente ristrutturato.
Dathe, competenza e marketing
L’ampliamento della struttura e la sua crescente popolarità è dovuta al suo direttore. Dopo la sua esperienza a Lipsia, quando è stato scelto come responsabile della costituzione del parco Dathe ha un compito durissimo. I soldi sono pochi, i collaboratori da contattare scarsi, tanto che inizialmente è lui a formarli direttamente. L’allora 45enne si arma di pazienza, competenza e di un’immensa passione. Capisce ad esempio l’importanza della comunicazione, inventando insieme a Karin Rohn un programma radiofonico Im Tierpark belauscht, trasmesso ogni domenica sulla “Berliner Rundfunk”.
Ci saranno quasi 1800 puntate e Dathe diventa una star con i suoi racconti sugli animali, trasmessi poi anche in un programma della TV di Stato. In più il direttore promuove il contatto e le attività per i più giovani. Dathe riesce a creare questo gioiello, facendo da equilibrista, in mezzo agli interessi politici. Perché Dathe, nonostante sia un professore universitario, una personalità scientifica apprezzata e riconosciuta con i relativi benefici (villa, auto e autista), non è membro della SED e durante il Terzo Reich è stato anche membro del partito nazionalsocialista.
Nel mirino della Stasi
Un esempio di successo socialista che non può non destare l’interesse del ministero per la Sicurezza dello Stato che aveva anche partecipato alla sua costruzione ed allestimento. La Stasi infiltra il personale del parco con GI, poi diventati IM, Inofizielle Mitarbeiter, i suoi collaboratori informali. Sono dipendenti, guardiani, personale che si occupa della cura degli animali. Il loro obiettivo è registrare le attività sospette e anche controllare quello che accade in particolare durante le conferenze che si tengono all’interno del perimetro dello zoo dove ci sono spesso ospiti occidentali. Sul finire degli anni Cinquanta la Stasi interviene anche per indagare su alcune morti sospette di animali.
Visto gli alti costi dei capi e l’importanza ideologica e propagandistica dello zoo berlinese eventuali danni al suo patrimonio sono da considerare “crimini contro lo Stato” e “sabotaggio”. Dopo alcune indagini viene arrestato un responsabile della cura degli animali. Nella sua casa viene trovata una bottiglia con un liquido sospetto e si raccolgono prove per un presunto traffico di animali.
Seguiranno altri arresti e l’inserviente viene assoldato come “collaboratore non ufficiale”. Nel 1962 viene scagionato dalle accuse, ma continua a collaborare con la Stasi fino al 1982, quando si ammala gravemente. Proprio in quegli anni il ministero per la Sicurezza dello Stato impedisce anche alla direzione del parco di costruire una nuova struttura perché dalla costruzione si potrebbero osservare dettagli del loro comando locale.
Lo zoo di Berlino oggi
Con la caduta del Muro di Berlino Heinrich Dathe viene pensionato perché in base al Trattato di Riunificazione non si possono mantenere in servizio dipendenti pubblici con più di sessant’anni. Nascono dibattiti sull’utilità per Berlino di avere due zoo, ma la risposta è una collaborazione sempre più stretta con il giardino zoologico, tanto che dal 2007 Bernhard Blaszkiewitz è direttore di entrambe le strutture.
Il progetto già in atto è la trasformazione del parco in un “Geozoo”, con la divisione in miniparchi tematici, entro il 2035, per festeggiare l’ottantesimo anniversario del parco, nato come risposta socialista a un parco di Berlino Ovest.
Classe 1984, nato a Sesto San Giovanni quando era ancora la Stalingrado d’Italia. Germanocentrico, ama la Spagna, il Sudamerica e la Mitteleuropa. Collabora con Avvenire e coordina la rivista Cafè Rimet. È autore dei volumi “C’era una volta l’Est. Storie di calcio dalla Germania orientale”, “Rivoluzionari in campo” e coautore di “Non solo Puskas” e “Quattro a tre”.